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Imbrattatori No Vax traditi dal pc «Valutiamo altre ipotesi di reato»

Ambra Prati
Imbrattatori No Vax traditi dal pc «Valutiamo altre ipotesi di reato»

Il procuratore Paci «Un grazie alla Digos e al questore. Avremo sviluppi»

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Reggio Emilia Agli imbrattatori No Vax della sigla ViVi potrebbero essere contestati altri reati, dalla diffamazione all’istigazione a delinquere. «Stiamo valutando questa e altre ipotesi», afferma il procuratore di Reggio Emilia Gaetano Calogero Paci.

Gli elementi acquisiti, prosegue Paci, «sono numerosi e tutto ciò che è stato rinvenuto potrà consentire di ricostruire la rete organizzativa del movimento». Una pista che porta fuori provincia, come indicherebbe un computer sottoposto a perquisizione informatica (è il mezzo di ricerca della prova). Gli estremisti diffidavano dei vaccini, ma non hanno diffidato abbastanza della tecnologia che li ha traditi. Il 24 gennaio scorso, a conclusione di una complessa indagine durata un anno, la Digos della questura ha eseguito quattro perquisizioni personali e domiciliari, denunciando cinque persone per il reato di danneggiamento aggravato: sarebbero loro – tre donne e due uomini, quattro di Reggio e uno della provincia di Como, di età compresa tra i 45 e i 56 anni – gli autori della lunga serie di scritte, vergate con lo spray rosso e in caratteri cubitali, spuntate tra marzo e ottobre del 2022 in dodici sedi istituzionali (molti ricorderanno, per dimensioni, quelle apparse all’Ispettorato del Lavoro e all’Agenzia delle Entrate in via Borsellino). Scovare i responsabili è stata un’impresa certosina, visto che gli estremismi no vax sono trasversali agli strati sociali. Difatti gli autori sono tutti incensurati e insospettabili: dalla casalinga all’insegnante fino al dipendente comunale, avevano ben poco in comune e nessuno avrebbe potuto immaginare che di notte, previo accurato sopralluogo per evitare le telecamere, indossassero parrucche e guanti per dare dei «nazisti» alle autorità pro vaccino.

«Colgo l’occasione per ringraziare la polizia postale, il dirigente della Digos Luigi Di Cicco e il questore Giuseppe Ferrari che ha potenziato l’organico apposta per seguire questa indagine: c’è stato un notevole dispendio di risorse per monitorare tutti i fatti della nostra provincia, che è stata tra le più colpite – ha dichiarato il procuratore – È stato necessario analizzare ogni singolo episodio raffrontando le caratteristiche comuni, estetiche e operative. Avremo sviluppi».