i Elisa Pederzoli Novellara Sono quattro anni che il piccolo Leonardo manca dall’Italia e da Novellara e vive lontano dalla mamma, Ilaria Sassone, dopo che il padre lo ha rapito e portato in Turchia. La battaglia legale lunga e spossante non &egrave; ancora riuscita a riportarlo a casa, lui cittadino italiano arrivato all’estero in modo illegale con un genitore che qui ne ha perso la potest&agrave; genitoriale. A dicembre anche nonno Nicola &egrave; stato con Ilaria da lui in Turchia, approfittando di quei momenti in cui il giudice dice che possono stare insieme: l’uomo non lo vedeva dal 2020. Dopo aver scritto alle autorit&agrave; di ogni livello, ora rivolge una lettera alla premier Giorgia Meloni, al Ministro degli Esteri Antonio Tajani a quella della Famiglia, Eugenia Roccella. &laquo;Forse non risolver&ograve; nulla, esattamente come per le altre lettere scritte ai suoi predecessori, ma non posso non fare anche questo tentativo – si legge nella missiva –. Oramai sono quasi tre anni che scrivo sia al governo che alla presidenza della Repubblica e dopo tutto questo tempo di attesa e di fiducia nelle istituzioni nulla &egrave; cambiato. L’argomento di questa lettera &egrave; sempre il medesimo: il rimpatrio di mio figlio Leonardo, portato illecitamente dal padre in Turchia a febbraio 2020&raquo;. &laquo;Inutile sottolineare come questo mio problema sia stato causato dal mio stesso Paese, che oltre a disporre l’affido congiunto del figlio ad un uomo violento, non ha neppure vigilato sulla sua condotta e, ahim&egrave;, le nostre frontiere marittime non eseguono adeguati controlli sull’espatrio dei minori. Ma, nonostante avermi causato il problema, l’Italia non mi sta nemmeno aiutando a sufficienza per ottenere giustizia. Non chiedeteci di fare figli se poi non Vi preoccupate di tutelarli – aggiunge –. Mi sento profondamente offesa quando Vi scrivo chiedendovi aiuto e mi viene risposta solidariet&agrave;: quello che voglio dalla mia nazione &egrave; un aiuto concreto&raquo;. &laquo;Il 10 marzo 2023 avr&ograve; per la terza volta l’udienza di primo grado presso il Tribunale turco di Urla: eppure la Convenzione dell’Aja parla di un’unica udienza, immediatamente esecutiva, entro 6 settimane dalla richiesta di rimpatrio; la mia &egrave; stata presentata a marzo 2020. Qualche settimana fa &egrave; anche arrivato il report psicologico richiesto dalla Corte di Appello di Izmir: “Non esistono problematiche al rimpatrio di Leonardo”. Ebbene, dopo tre anni, molteplici udienze, la decadenza definitiva della potest&agrave; genitoriale paterna ed infine il test psicologico, credo che ora sia il momento che l’Italia richieda il rimpatrio del suo concittadino piccolo e indifeso. O devo aspettare che mio figlio compia la maggiore et&agrave;?&raquo;. &laquo;A marzo nulla cambierebbe per me, perch&eacute; anche se il giudice dovesse disporre il rientro di Leonardo in Italia questo non sarebbe immediatamente esecutivo e dovrei attendere altri due gradi di giudizio sperando che nel frattempo un giudice non decreti l’ambientamento di mio figlio in Turchia impedendone definitivamente il rimpatrio. Cosa dovrei fare dopo? Protestare o incatenarmi di fronte a Palazzo Chigi o alla Farnesina? Non potete chiedermi di stare ad aspettare una condanna che non potr&ograve; mai accettare. Non chiedo solidariet&agrave;; chiedo che la mia nazione contratti il rientro in patria di un suo cittadino, illegalmente allontanato da casa sua e dalla sua famiglia, e vi chiedo di farlo in vista della prossima udienza&raquo;.l

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