Gazzetta di Reggio

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Il Giorno della Memoria

«A mio padre Aldo la medaglia d’oro»

Alice Benatti
«A mio padre Aldo la medaglia d’oro»

Lidia Ceccarelli è commossa: «Ha portato dentro una grande sofferenza, glielo dovevo»

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Reggio Emilia Ieri in prefettura, alla cerimonia di consegna delle medaglie d’onore ai famigliari di sette reggiani deportati nei lager nazisti, tra il pubblico era seduta anche Lidia, pronta a ricevere il riconoscimento di cui è stato insignito suo padre. È una delle tre figlie che Aldo Ceccarelli, classe 1933, di Carpineti, ebbe dalla moglie Dina una volta liberato dal “Campo della morte” dagli americani il 4 aprile del ’45, «riuscendo a guardare oltre il filo spinato».

A leggere la ricostruzione della vita dell’amato genitore, è stata una studentessa del Chierici, Greta Beneventi. Quando arriva il suo turno, per questa figlia, oggi nonna di otto nipoti, l’emozione è tantissima. A moltiplicarla, il fatto che suo figlio, Tiziano Bianchi, è il trombettista che per tutta la mattinata ha allietato con la sua musica la cerimonia, a cominciare con l’inno italiano. A consegnarle tra le mani la medaglia del padre Aldo, insieme alla prefetta Iolanda Rolli, è stato il sindaco di Castelnovo Monti Enrico Bini. «Non riesco neanche ad esprimere a parole quello che ho provato oggi con le letture, i canti, la tromba di mio figlio – confessa Lidia a margine della cerimonia – è stata non solo una giornata piena di gioia ma il coronamento di un cerchio perché questa era una cosa che io dovevo a mio padre. Lui ha sempre parlato con pudore di quello che aveva vissuto ma io lo capivo che dentro aveva una grossa sofferenza che non riusciva ad esprimere. Dopo che insieme a mia figlia siamo riuscite a recuperare i certificati che attestavano i campi di concentramento in cui è stato, ho sentito il dovere di spendermi affinché fosse insignito di questa importante medaglia». «L’ho fatto soprattutto per i miei nipoti – sottolinea – perché è giusto che i più giovani conoscano e vivano emotivamente quello che hanno passato i loro nonni e bisnonni. È un dovere che come mamma e nonna sentivo e sento vivo oggi più che mai».