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Il padre di Saman all’avvocato: «È viva e l’hanno traviata»

Jacopo Della Porta
Il padre di Saman all’avvocato: «È viva e l’hanno traviata»

Il legale Akhtar Mahmood: «Uccisa? Shabbar dice che è una fake news. E’ stata portata con la forza in un centro per farle frequentare la scuola»

02 febbraio 2023
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Novellara «Oggi il governo italiano ha inviato alcuni documenti che dimostrerebbero che qualcuno ha ucciso Saman Abbas. Questa è una notizia totalmente falsa e non possiamo credere a queste notizie false. Crediamo che Saman sia viva e sotto la custodia del governo italiano».

L’avvocato Akhtar Mahmood, che esercita a Islamabad, è il difensore in Pakistan di Shabbar Abbas (in Italia il legale d’ufficio è Simone Servillo).

Abbiamo chiesto al difensore che cosa gli abbia riferito il suo cliente sul caso della ragazza. «Il signor Shabbar Abbas mi ha parlato della vita di sua figlia in Italia e mi ha anche fornito i dettagli sull’interferenza del governo italiano nella vita della famiglia Abbas e specialmente di Saman. Mi ha detto che il governo italiano ha portato la figlia con la forza in una comunità per farle frequentare la scuola dell’obbligo».

Il padre ha riferito al suo avvocato che «il governo italiano non permette ai suoi genitori di incontrarla».

Il genitore ha descritto il centro d’accoglienza come un luogo di perdizione, dove «i ragazzi e le ragazze sono stati istigati a risiedere nel centro comunitario per diventare fidanzati l’uno con l’altro». Un luogo dove è stato impedito alla ragazza di vivere secondo i principi della sua tradizione. In questo centro, ha sostenuto, «non consentono ai musulmani di seguire la loro vita secondo i riti dell’Islam. Non consentono di eseguire preghiere e recitare il Corano».

Il padre racconta che la ragazza sarebbe voluta tornare a casa. «Saman Abbas molte volte è fuggita dal centro e si è unita ai suoi genitori, ma poi è arrivata la polizia italiana e l’ha riportata di nuovo nel Centro. Lei non vuole risiedere nel centro comunitario perché non le piace la vita e la cultura di quel posto».

Poi l’uomo ha fornito una ricostruzione che probabilmente si riferisce all’aprile del 2021, quando Saman lasciò Bologna e, dopo un periodo a Roma dal fidanzato, fece ritorno a Novellara. «Saman è fuggita ed è venuta di nascosto a incontrare i genitori per alcuni giorni. Voleva tornare in Pakistan con loro. La comunità le aveva però imposto restrizioni sull’incontro con i genitori e sull’uscita dal paese».

Come noto, la mamma Nazia Shaheen è latitante, ma l’avvocato di questo non sa nulla. «Mi sto occupando soltanto del caso di Shabbar Abbas. Lui non mi ha parlato di sua moglie e nemmeno io gli ho chiesto qualcosa».

L’avvocato, come scritto nei giorni scorsi, ha chiesto la libertà su cauzione per il suo assistito e martedì – a tre giorni dall’inizio del processo in Corte d’Assise a Reggio Emilia – discuterà l’ istanza in aula a Islamabad.

La versione del padre, dunque, è che la figlia è viva e si trova da qualche parte sotto la custodia delle autorità italiane. Abbiamo, ovviamente, riferito al difensore che il corpo è stato trovato e identificato grazie a un’anomalia dei denti, anche se si è in attesa della prova del Dna.

Le parole di Shabbar contengono indizi rivelatori della sua mentalità e sarebbe riduttivo liquidarle come semplici ricostruzioni fantasiose. Per lui e la moglie l’intervento dei Servizi sociali è stata una interferenza inaccettabile e l’affidamento alla comunità «un rapimento» (in questo non esprimono un concetto diverso da altre famiglie alle quali sono state tolti i figli).

Per Shabbar le istituzioni italiane hanno fatto «il lavaggio del cervello alla figlia» e questo lo ha detto anche nelle conversazioni intercettate con il figlio: infatti voleva che scappasse e tornasse in Pakistan proprio per evitare di subirlo.

L’uomo ha detto che la figlia è stata affidata al centro di Bologna per ottemperare all’obbligo dell’istruzione obbligatoria, mentre la ragione risiede nel fatto che la minorenne aveva denunciato un matrimonio forzato.

Comunque, non va ignorato l’effetto che le parole di Shabbar potrebbero avere nel suo Paese. L’uomo, per evitare l’estradizione, tocca tasti che probabilmente ritiene sensibili per alcuni suoi connazionali. 

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