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Corruzione, bufera su Aipo

Jacopo Della Porta
Corruzione, bufera su Aipo

La Guardia di Finanza indaga il direttore Berselli e un funzionario oltre a un imprenditore e due impiegate residenti nel Reggiano

04 febbraio 2023
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Boretto Denaro in cambio di appalti pubblici. Una inchiesta della Guardia di finanza e della procura di Parma sta facendo luce su presunti casi di corruzione che vedrebbero coinvolti l’Agenzia Interregionale del Fiume Po (che la sede principale nella città ducale e altre dislocate in varie località, tra cui Boretto) e un imprenditore edile che vive nella Bassa Reggiana.

Gli indagati sono cinque. Il direttore di Aipo Meuccio Berselli, un funzionario dell’agenzia con incarichi di responsabilità (cosiddetta posizione organizzativa), l’imprenditore, titolare di una ditta che si trova tra Parma e Colorno, e due impiegate della stessa, anche loro residenti nel Reggiano.

Nel corso delle indagini i militari hanno accertato uno scambio di denaro di tremila euro e poi hanno sequestrato 23mila a casa del funzionario.

Indagine sull’auto

L’inchiesta è nata non per fare luce su fenomeni di corruzione, ma per tutt’altro motivo.

Nei mesi scorsi le fiamme gialle hanno iniziato a svolgere accertamenti su Berselli, quando era segretario generale dell’Autorità distrettuale del Fiume Po, carica che ha ricoperto per cinque mesi. Si voleva accertare un presunto utilizzo indebito di un’auto di proprietà dell’agenzia. Molto probabilmente qualcuno aveva fatto una segnalazione in proposito.

A luglio il segretario è diventato direttore dell’Aipo, ma la Finanza ha continuato a svolgere questi accertamenti. A gennaio gli investigatori hanno osservato il direttore mentre si incontrava con un imprenditore titolare di una ditta con sede alla periferia di Parma, verso Colorno. I militari hanno osservato lo scambio di una busta e a quel punto sono intervenuti, constatando che all’interno vi erano tremila euro in contanti. Il denaro, in quella circostanza, non è stato sequestrato.

L’impresa parmigiana, hanno poi verificato gli inquirenti, aveva svolto lavori per conto di Aipo. La ditta si occupa di pulizia e consolidamento degli argini, anche nel tratto reggiano del Po. Da qui l’ipotesi, che al momento è solo tale, di corruzione.

In un altro momento le fiamme gialle hanno visto lo stesso imprenditore e due dipendenti, mentre si incontrava con il funzionario Aipo.

Le perquisizioni

Mercoledì la Guardia di finanza, su delega della procura di Parma, ha fatto scattare le perquisizioni, che hanno coinvolto anche le tre abitazioni in provincia di Reggio dove abitano l’imprenditore e le due dipendenti.

All’esito delle perquisizioni, presso l’abitazione del direttore di Aipo è stato rinvenuto all’interno di un borsone, avvolto in un elastico, denaro contante pari a tremila euro, che è stato sottoposto a sequestro in relazione all’ipotesi di reato di corruzione.

Nell’abitazione del funzionario sono state individuate diverse buste contenenti denaro contante per oltre 23.000 euro. Anche tale somma è stata sequestrata. Inoltre, presso l’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po è stata acquisita la documentazione d’interesse investigativo sull’impiego dell’autovettura da parte dell’allora segretario generale.

Appalti sul Po

Il fiume Po è al centro di grandi lavori pubblici soprattutto nell’ambito del Pnrr. Anche per questo l’attenzione degli inquirenti su questa infrastruttura è molto alta. In una nota diramata dal procuratore Alfonso D’Avino si sottolineano gli aspetti che rendono rilevante l’indagine, che occorre ribadire è in fase preliminare. «In primo luogo, il ruolo d’interesse collettivo svolto dall’Agenzia interregionale per il fiume Po, che quale ente strumentale delle Regioni Emilia-Romagna, Piemonte, Lombardia e Veneto cura la gestione del maggiore bacino idrografico italiano, occupandosi di sicurezza idraulica, demanio idrico e navigazione fluviale ed è destinataria, tra l’altro, di ingenti somme nell’ambito del Pnrr. In secondo luogo, la gravità di eventuali fenomeni corruttivi riconducibili a pubblici dipendenti chiamati a gestire opere strategiche e ingenti risorse economiche dello Stato e dell’Unione Europea; in terzo luogo, la necessità di garantire una leale concorrenza tra gli operatori economici nella partecipazione ad affidamenti e gare d’appalto ad evidenza pubblica».

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