Gazzetta di Reggio

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Omicidio di San Martino in Rio

«Marco Eletti iniettò nei bignè i farmaci letali»

Tiziano Soresina
«Marco Eletti iniettò nei bignè i farmaci letali»

Solo la madre mangiò la pasta avvelenata ed entrò in coma. Il padre non cadde nella trappola e allora lo uccise a martellate

04 febbraio 2023
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San Martino in Rio Stanno pian emergendo in Assise particolari inediti su quella giornata terribile dell’aprile di due anni fa in cui il 34enne Marco Eletti – come già sinteticamente confessato in udienza – ha non solo tentato di uccidere la mamma Sabrina Guidetti (54 anni) ma ha anche assassinato a martellate il padre Paolo Eletti (58 anni) nell’abitazione di via Magnanini.

La rivelazione arriva dal maresciallo maggiore Maurizio Inangeri (in forza al Racis di Roma dei carabinieri) che dopo aver illustrato l’organizzazione meticolosa di quello che doveva essere un duplice delitto, punta dritto a come il figlio voleva concretamente far fuori i genitori, cioè iniettando benzodiazepine e un’altra proteina (un mix letale, individuato dopo varie ricerche su Internet) nel ripieno dei bignè portati ai genitori e in pratica sottratti alla fidanzata che li aveva preparati, ma ignara del progetto terribile di Marco.

Siamo nel 2021. «Il 17 aprile la fidanzata prepara dei bignè – entra nel merito il teste – e lui le chiede di portarli al pranzo in programma dai genitori il 24 ma la fidanzata si oppone. Il 23 aprile riformula la stessa richiesta “posso portare due bignè?” Risposta: “No, mi sono venuti male”. Il 24 aprile Eletti li prende di nascosto dal frigorigero, esce di casa alle 11 ed arriva a casa dei genitori a mezzogiorno”. Come mai ci vuole un’ora di macchina per andare da casa sua, a quella di famiglia a San Martino in Rio?

«Di solito sarebbero 20 minuti di macchina – sottolinea il maresciallo maggiore – ma Eletti si ferma in pasticceria a prendere altri dolci. Ha bisogno di averne di “puliti” per poterli mangiare anche lui».

Ma nel piano qualcosa va storto. Infatti il bignè avvelenato lo mangia solo la madre, Sabrina, ma non il padre Paolo. «Infatti, intorno alle 13.45 vi è il video, filmato col telefonino del padre, in cui viene ritratta la madre che dorme profondamente. Probabilmente è già in coma. Il padre, che non ha mangiato il suo bignè letale, si sta riposando sul divano in salotto. Si sente che russa. Marco Eletti si trova, quindi, di fronte a un imprevisto».

Deve pianificare qualcosa d’altro e secondo i carabinieri inizia una frenetica ricerca sul web – su un browser “Tor” – su come uccidere qualcuno a martellate, per non parlare del frenetico andirivieni tra la casa e la macchina parcheggiata nel vialetto di casa.

«È una fase concitata in cui Eletti si sta organizzando per affrontare il padre. Lo colpisce con cinque martellate (le prime, secondo le ricostruzioni del Ris di Parma, quelle tridimensionali della scena del crimine oltre ad altri test eseguiti sul posto, spiegate ieri in Assise, mentre Paolo Eletti è in piedi, le ultime quando è già esanime a terra) e poi con un coltello gli taglia il polso destro e mette una fascetta a quello sinistro. Stessa cosa farà alla madre. L’idea è quella, appunto, di inscenare un omicidio suicidio».

Il taglio al polso del padre, per essere sicuro che muoia, è un accertamento investigativo rimasto sinora solo negli atti d’indagine.

Nella messinscena rientra anche l’aver indossato le ciabatte della madre ed aaver fatto alcuni passi per macchiarle del sangue di Paolo, sempre nell’ottica di far pensare ad un omicidio-suicidio dei genitori.

Da una chiara premeditazione con imprevisto, si passa all’analisi di quelli che possono essere stati i cinque moventi di tanto orrore.

Non vi è certezza su nessuna di queste motivazioni che vengono descritte in aula, ma possono essere tutti validi motivi «ed aver agito sulla psiche dell’imputato, creando un astio sfociato in tragedia. Una crisi profonda, con l’unica via d’uscita mortale ». Si parte dall’insistenza del Paolo nei confronti di Marco affinché tornasse a vivere nella casa di famiglia, essendosi liberata quella porzione di edificio in cui risiedevano i nonni paterni che erano defunti. Una pressione che il figlio non avrebbe gradito, voleva stare altrove con la fidanzata. Da qui infinite discussioni.

Poi c’è la doppia vita del padre, che si travestiva da donna e una volta alla settimana frequentava locali di un certi tipo ed era arrivato a creare un sito con foto in cui indossa abiti femminili ma non è del tutto riconoscibile. Il figlio era al corrente di questa scelta transessuale, l’aveva scoperta su Internet? Non si sa.

Poi c’è il fatto che Paolo Eletti non fosse il suo padre biologico, perché la madre aveva avuto una relazione con un altro uomo sposato. Rimasta incinta, si arrivò ad un “matrimonio riparatore” (così definito in aula da un teste) per i due ventenni, nozze fortemente voluto dai genitori. In paese questo concepimento era più che chiacchierato, quindi Marco potrebbe aver saputo di non essere figlio di Paolo e che la madre conduceva pure lei una vita sentimentale parallela.

Infine il far fuori entrambi i genitori e rimanere unico erede, poteva essere per Marco la tragica via intrapresa per divenire unico proprietario dell’intero immobile di San Martino in Rio.