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Medico finisce agli arresti domiciliari, l’accusa è di violenza sessuale

Ambra Prati
Medico finisce agli arresti domiciliari, l’accusa è di violenza sessuale

Un 25enne ha raccontato di aver subìto atti sessuali durante una visita ambulatoriale La misura cautelare è scattata dopo l’incidente probatorio sulle tracce di Dna

08 febbraio 2023
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Reggio Emilia La visita specialistica ambulatoriale si sarebbe conclusa con un abuso sessuale messo in atto dal dottore sul giovane paziente. È quanto ha raccontato un 25enne ai genitori, che hanno denunciato uno stimato medico reggiano di 60 anni, ora ristretto agli arresti domiciliari per l’ipotesi di reato di violenza sessuale.

La vicenda risale all’estate scorsa, quando un giovane, avendo necessità di una visita specialistica, si è rivolto al medico 60enne, che conosceva. L’appuntamento è stato fissato in un ambulatorio pubblico, dove il dottore esercita. Terminata la visita, al genitore che lo attendeva in anticamera il 25enne è parso turbato e sconvolto; quando gli è stato chiesto il motivo il giovane si è confidato, riferendo dello strano comportamento del camice bianco che lo avrebbe costretto a subire atti sessuali. Un racconto incredibile quanto circostanziato, che i genitori hanno vissuto come un tradimento del rapporto fiduciario: perciò i genitori hanno sporto denuncia, consegnando nell’immediatezza agli inquirenti un campione biologico. Dopo i dovuti accertamenti il pubblico ministero titolare del fascicolo, Valentina Salvi, ha ottenuto l’esito dell’incidente probatorio sull’analisi del Dna: l’esame genetico ha evidenziato che le tracce biologiche sul ragazzo sarebbero riconducibili al dottore e al presunto abuso consumato. Perciò in ottobre il pm Salvi ha chiesto e ottenuto la misura restrittiva dei domiciliari per il professionista, che – occorre sottolinearlo – è un incensurato per il quale non è stato chiesto finora il rinvio a giudizio. Siamo in una fase preliminare di una vicenda delicatissima, che dovrà essere chiarita.

A metà gennaio il pm Salvi ha proseguito con un ulteriore passaggio tecnico: una perizia psicodiagnostica sul 25enne, che attesterebbe la capacità di rendere una testimonianza consapevole da parte del giovane, nonostante sia affetto da un lieve ritardo mentale. Per tutelare il 25enne la famiglia si è rivolta a un legale di fiducia.

Da parte sua il 60enne nega con forza gli addebiti. «Il mio assistito è un incensurato, un professionista con 35 anni di onorata carriera alle spalle senza aver mai avuto un problema: in questa storia troppi aspetti non tornano – sottolineano gli avvocati difensori Enrico Della Capanna e Gianni Franzoni – Il nostro perito che ha dato una lettura alquanto differente dell’incidente probatorio: le tracce di Dna sono scarse e compatibili con la tipologia di visita».