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Minacce alla redazione della Gazzetta di Reggio, condannato Alfonso Mendicino

Minacce alla redazione della Gazzetta di Reggio, condannato Alfonso Mendicino

Imputato in Aemilia, telefonò in redazione per far rimuovere un articolo dal sito. Il giudice Semprini applica una pena maggiore rispetto a quanto richiesto dalla pubblica accusa

10 febbraio 2023
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i Tiziano Soresina

Reggio Emilia Nei giorni del maxi processo Aemilia, giunse in Gazzetta una telefonata minacciosa da parte di uno degli imputati di quel procedimento contro la ’ndrangheta. Al telefono – il 20 gennaio 2017 – c’era l’artigiano edile calabrese Alfonso Mendicino, ora 47enne che riferendosi ad un articolo su un suo arresto prese di mira non solo chi rispose a quella chiamata (il giornalista Evaristo Sparvieri), ma l’intera redazione. L’articolo, pubblicato sul nostro sito, era intitolato Guida con la patente del cugino: sorvegliato speciale arrestato a Correggio. Nell’articolo si riferiva che Mendicino era stato arrestato perché – benchè sottoposto alla sorveglianza speciale – era stato sorpreso alla guida con la patente del cugino, alla quale aveva messo una sua foto. Un articolo non gradito dal 47enne calabrese, che decise di telefonare alla Gazzetta per farlo rimuovere: «Se non arrivo con le buone – rimarcò – arrivo con le mani». Minaccia a cui il nostro giornale reagì con fermezza.

L’articolo non venne rimosso, la telefonata venne registrata e l’ex direttore della Gazzetta, Stefano Scansani, decise di denunciare Mendicino a nome della redazione per minacce gravi. Del resto, su Mendicino si erano concentrate fior di polemiche già l’anno prima, quando aveva pubblicato video in rete in cui si scagliava senza troppi giri di parole contro i reggiani, per poi chiedere una preghiera per i cutresi in carcere, molti dei quali arrestati sulla scia di Aemilia, inchiesta per la quale sta scontando in cella una condanna definitiva a 6 anni e 8 mesi per il concorso in un’estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Pian piano è arrivato a sentenza anche il processo per le minacce al nostro quotidiano. Nelle udienze precedenti sono sfilati come testimoni il cronista Sparvieri, l’ex direttore Stefano Scansani, il maresciallo dei carabinieri Cristian Gandolfi, il giornalista Davide Bianchini (direttore di Reggionline) che aveva ricevuto da Mendicino una telefonata dello stesso tenore, finita agli atti del procedimento.

Chiusa l’istruttoria, la Procura – l’indagine dell’Arma è stata coordinata dalla pm Valentina Salvi – ha chiesto la condanna a 6 mesi di reclusione, mentre il difensore Mattia Fontanesi ha puntato sull’assoluzione ed esclusione dell’aggravante. Ieri il giudice Silvia Semprini ha emesso una pena superiore rispetto a quanto chiesto dall’accusa (sei mesi e 20 giorni di reclusione), con mano ferma sui risarcimenti: provvisionali per Sparvieri (5mila euro) e Scansani (6.500 euro), i rimanenti danni da liquidarsi in sede civile e il pagamento delle spese processuali sostenute dalla Gazzetta costituitasi parte civile tramite l’avvocatessa Orietta Baldovin del gruppo Gedi, all’epoca editori del nostro quotidiano. Dopo la sentenza, l’avvocato Fontanesi non va al di là di un «faremo appello».

Più esplicita Baldovin: «Questo tipo di comportamento è stato ritenuto un fatto grave dal giudice. Posso ipotizzare che uno degli elementi della sentenza stia nella difesa della libertà di stampa». Le fa eco Scansani: «Soddisfatto no, perché i giornali stanno nel mezzo di campi minati da avvertimenti e intimidazioni. Combattivo invece sì, perché il lavoro giornalistico insegna che le redazioni sono le prime linee delle notizie, della tenuta civile, della resistenza alle minacce. Per la cara Gazzetta, la tenace Reggio e qualsiasi altro cantone del nostro Paese».

Ecco il contenuto della telefonata che Alfonso Mendicino fece alla Gazzetta alle 15.55 del 20 gennaio 2017.

Sparvieri (S): Pronto...

Mendicino (M): Ah chiudi il telefono?...

S: Pronto?...

M: Eh sono quello di Mendicino sono...

S: Eh!...

M: Eh! M’ha messo che io sono in galera, ma io sono libero, sono in giro con la macchina e mia moglie come fanno a dire che sono in galera...

S: Mah!...

M: Ma come si permette questa qua di dire che sono in galera...

S: Non so di cosa stia parlando (con in sottofondo la voce di Mendicino)...

M: Come...Poco fa ho parlato con te...

S: No non ero io, era un’altra persona...

M: sono Me...incomprensibile... su di me sui giornali... incomprensibile... che se poi non arrivo con le denunce arrivo con le mani ... perché mi sono rotto le palle... incomprensibile... devi mettere le notizie giuste non le notizie false sul giornale...

S: Sì ma...

M: Devi mettere le notizie giuste... incomprensibile... quelle giuste non false... sono una persona, non sono un animale... hai capito, io non sto minacciando nessuno...

S: Beh, ha detto che viene qui con le mani , scusi...

M: Ho detto che se non arrivo con le buone arrivo con le mani sì...

S: Eh...

M: Lo ripeto, se non arrivo con le buone arrivo con le mani... qual è il problema non è una minaccia... capito non è una minaccia...

S: Scusi eh...

M: Eh!...

S: Io non vedo scritto da nessuna parte che lei è in carcere...

M: E vai a sulla Gazzetta di Reggio, Mendicino Alfonso, vai a leggere... Gazzetta di Reggio che esce domani...

S:

M: Che mi hanno arrestato che sono un sorvegliato speciale quello e quell’altro...

S: Ebbè non è vero?...

M: Non è vero se lei sta parlando con me al telefono non è vero...

S: Ma guardi può essere arrestato anche senza essere in carcere...

M: No, non sono arrestato non sono neanche denunciato non sono niente...

S: Va bene vedremo grazie...

M: Senti... si interrompe la comunicazione ...  

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