Gazzetta di Reggio

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Processo Saman, stralciata la posizione del padre. La prima battaglia è sulla costituzione delle parti civili


	Col giubbotto rosso lo zio Danish Hasnain, accanto l'avvocato Liborio Cataliotti
Col giubbotto rosso lo zio Danish Hasnain, accanto l'avvocato Liborio Cataliotti

I legali si oppongono, la Corte si è riservata la decisione alla prossima udienza

10 febbraio 2023
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Novellara Questa mattina, venerdì 10 febbraio, alle 9.35, è iniziato in Corte d’Assiste il processo per l’omicidio di Saman Abbas, la 18enne pakistana uccisa il 1 maggio 2021 perché aveva rifiutato il matrimonio forzato deciso dalla famiglia.

Alla sbarra lo zio Danish Hasnain – presente in aula che ha acconsentito anche a essere ripreso dai media, difeso dall’avvocato Liborio Cataliotti – e i cugini Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq. Solo Ijaz ha detto di no alle telecamere.

Il primo atto, disposto dal presidente del tribunale Cristina Beretti, è lo stralcio della posizione del padre, Shabbar Abbas, imputato come la madre. Per lui, in arresto in Pakistan dopo uno stillicidio di rinvii delle udienze per l’estradizione che ancora non sono arrivate all’epilogo, vale il legittimo impedimento. Vuol dire che il processo a suo carico procederà separato da quello degli altri imputati. L’udienza è rinviata al 17 febbraio.

Oltre alle 5 costituzioni di parte civile già presenti e decise in udienza preliminare, oggi ne sono arrivate altre 18: si parla di Comuni, associazioni e persone, come il fidanzato di Saman, Saqib. Le difese hanno chiesto il rinvio, per poterle valutare. La Corte  ha accordato la sospensione e l’udienza è ripresa alle 15. 

Sulle richieste di costituzione di parte civile si è registrato il primo braccio di ferro del processo. Per gli avvocati difensori dello zio e dei due cugini di Saman- imputati per l'omicidio e la soppressione del cadavere della giovane insieme al padre della 18enne Shabbar Abbas (arrestato in Pakistan e in attesa di estradizione) e alla madre Nazia Shaeen (latitante)- quasi nessuno di coloro che ha chiesto di costituirsi parte civile avrebbe i requisiti per farlo.

Viene infatti richiamata la giurisprudenza che prevede in questi casi criteri alquanto stringenti, tra cui il legame con il territorio in cui i reati sono stati commessi, obiettivi statutari attinenti agli stessi e attività continuative in difesa degli interessi che si ritengono lesi. Ad uscire indenni da questa “tagliola” sarebbero in definitiva per le difese solo tre soggetti: l'associazione “Trama di terre” che si occupa del tema dei matrimoni forzati e gestisce il centro antiviolenza di Imola, l'associazione reggiana “Non da Sola” che nella “Casa delle donne” in città dà rifugio alle vittime di soprusi tra le mura domestiche e Saqib Ayub, il ragazzo con cui Saman voleva vivere rifiutando le nozze imposte dalla famiglia. 

La presidente della Corte d’Assise Cristina Beretti si è riservata la decisione sulle parti civili, che sarà comunicata nella prossima udienza.