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Sanità, il nuovo primario dell’Urgenza è Lattuada: «Mi terrò stretta i giovani»

Ambra Prati
Sanità, il nuovo primario dell’Urgenza è Lattuada: «Mi terrò stretta i giovani»

Il nuovo primario è Ivana Maria Lattuada, cinque figli e tre nipoti: «Siamo in 28 medici anziché 40. A breve novità riorganizzative»

14 febbraio 2023
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Reggio Emilia Di lei si dice che, nonostante abbia cinque figli, non sia mai arrivata in ritardo nemmeno un giorno. «Come si fa? Basta essere organizzati. Adesso i figli sono adulti e hanno a loro volta famiglia (ho tre nipoti), ma all’inizio è stata dura: sono originaria di Saronno, università a Milano, i miei genitori erano lontani. Però ho avuto una grosso aiuto dai suoceri, da mio marito e dalle baby sitter». Ivana Maria Lattuada, 61 anni, è il nuovo direttore della struttura complessa Pronto Soccorso e Medicina d’Urgenza.

Dopo un breve periodo di reggenza la dottoressa ha assunto l’incarico ufficialmente il 10 febbraio scorso, raccogliendo il testimone da Anna Maria Ferrari; Lattuada ha vinto un concorso e ha sbaragliato i concorrenti, tra i quali un primario di Roma. Salgono le quota rosa tra i primari: nell’Ausl di Reggio si contano 62 uomini primari e 26 donne.

Il Pronto Soccorso, dunque, resta in mano a una donna. Per di più di comprovata esperienza visto che Lattuada, che dietro al bancone del triage si è fatta le ossa, è in servizio al Santa Maria Nuova da 27 anni e dal 2008, da quando è stato istituito, ha diretto l’Obi (l’osservazione breve e intensiva).

«Diciamo che, per esperienza personale e lavorativa, sono multitasking: so come incastrare le cose – ironizza Lattuada – A parte gli scherzi, conosco bene la realtà della medicina d’urgenza ed eredito una bella squadra».

La dottoressa non nasconde che il frangente storico, per i Pronto Soccorso, è di quelli particolarmente “caldi”. «Attualmente il Pronto Soccorso del Santa Maria Nuova, che svolge il ruolo di hub rispetto alle altre strutture gemelle degli ospedali provinciali, conta 30 medici, una settantina di infermieri, vari operatori sociosanitari più il personale del 118 – afferma Lattuada – Siamo in 30 su un organico completo tarato su 40 camici bianchi. Anzi in realtà siamo 28 per l’uscita di due colleghi, che hanno deciso di andare a fare il medico di base».

Questo a fronte di accessi che, complice una medicina territoriale a sua volta sempre più un affanno, «dal maggio 2021 non hanno fatto che crescere. Viaggiamo su una media giornaliera di 240 accessi; domenica scorsa 233, tanti per un festivo». Vano lanciare appelli alla cittadinanza affinché si rechi al pronto soccorso solo quando è indispensabile. «Purtroppo è una conseguenza di una medicina di base sguarnita. Finché questa ultima non sarà rafforzata e ricompattata, è ovvio che il cittadino che non trova risposta arriva da noi». Contro la carenza di vocazioni «tutti i correttivi possibili sono stati messi in campo». Un esempio: di recente è stato indetto un bando per tre dottori di Pronto Soccorso. «Si è presentato uno solo, uno specializzando degli ultimi anni che già faceva parte della nostra graduatoria. Un bando inutile. Purtroppo dovremo tenere duro per altri 3-4 anni, finché non avranno terminato il percorso gli attuali studenti».

In questo quadro i medici in prima linea reggiani si limitano alla sopravvivenza. «C’è poco spazio di manovra per fare progetti. Però vorrei dare un messaggio di speranza. Il Pronto Soccorso è pieno di giovani, stimolanti e con tante idee. A breve si dovrà ricalibrare le forze in campo e tenteremo delle novità organizzative, anche per tenerci stretti questi giovani professionisti».