Gazzetta di Reggio

Reggio

Novellara

«Shabbar videocollegato? Nessuno ci ha detto nulla»

Jacopo Della Porta
«Shabbar videocollegato? Nessuno ci ha detto nulla»

Parla l’avvocato del padre di Saman dal Pakistan: «Una e-mail con i documenti in italiano, non li comprendo»

15 febbraio 2023
3 MINUTI DI LETTURA





Novellara «Riguardo alla richiesta di videocollegamento per il signor Shabbar Abbas non sono stato contattato di persona da nessuno. Ho ricevuto via email dei documenti, che però sono scritti in italiano, che non comprendo, e dunque non sono in grado di sapere cosa sia avvenuto nel corso dell’udienza che si è svolta in tribunale in Italia». A dirlo alla Gazzetta di Reggio è l’avvocato Akhatar Mahmood, che assiste il padre di Saman nella procedura d’estradizione in corso a Islamabad in Pakistan (in Italia il legale d’ufficio è invece Simone Servillo).

Incognite

Venerdì scorso, nella prima udienza del processo davanti alla Corte d’Assise, il procuratore capo Calogero Gaetano Paci, che rappresenta l’accusa insieme al sostituto Laura Galli, ha chiesto che Shabbar Abbas possa seguire il dibattimento in videocollegamento tramite un interprete.

Una mossa che ha lo scopo di evitare che l’uomo si sottragga al procedimento in virtù del fatto che è effettivamente impedito a parteciparvi.

La Corte, presieduta dal giudice Cristina Beretti, nella prossima udienza che si svolgerà venerdì, depositerà un’ordinanza con la quale formalizza questa richiesta.

Shabbar potrà decidere se accettare o meno di seguire il dibattimento in videocollegamento.

Nel caso rifiutasse sarà considerato contumace, come la moglie Nazia Shaheen e il processo a suo carico andrà avanti.

Queste ipotesi, però, devono fare i conti con un’altra variabile. Il processo in videocollegamento si potrà fare se Islamabad è d’accordo. Se il Pakistan ritenesse, per qualsiasi motivo, che non vi sono le condizioni per effettuare il videocollegamento, la posizione del padre resterebbe stralciata e non potrebbe confluire nuovamente nel procedimento già in corso per gli altri quattro imputati.

Estradizione a rilento

Ieri intanto c’è stato l’ennesimo rinvio per l’udienza in programma alla Suprema corte di Islamabad, in Pakistan, per Shabbar Abbas, per discutere della sua estradizione in Italia.

In aula mancava il rappresentante dell’accusa e pertanto l’udienza è stata aggiornata a martedì prossimo. Resta pendente una richiesta di libertà su cauzione presentata dall’avvocato difensore Mahmood.

Dal 15 novembre, quando l’uomo è stato catturato nei pressi del suo villaggio, si sono svolte undici udienze, che non hanno prodotto fino ad ora risultati rilevanti.

Italia e Pakistan non hanno un trattato bilaterale e dunque la consegna dell’imputato sarebbe un atto discrezionale e politico di Islamabad.

Rinvii all’infinito

L’avvocato Riziero Angeletti, che con Ucoii è parte civile nel processo per la morte di Saman, ieri ha commentato l’ennesimo rinvio con grande scetticismo.

«Non esiste un termine entro il quale la Corte di Islamabad deve pronunciarsi, queste udienze per decidere dell’estradizione di Shabbar Abbas potrebbero andare avanti all'infinito, come è già successo altre volte. Il Pakistan potrebbe anche decidere di trattenere Shabbar Abbas e giudicarlo là – sottolinea l’avvocato – Dopotutto è un tipo di reato riconosciuto anche in Pakistan, nonostante le pene siano diverse. In Italia c’è l’ergastolo, là una pena di molto inferiore, tre o quattro anni al massimo».

La mamma latitante

La moglie di Shabbar, invece, è latitante e di lei si sono perse le tracce dal primo maggio 2021, quando è stata vista imbarcarsi a Malpensa prima di fuggire in Pakistan con il marito.

Da allora è stata soltanto udita la sua voce, nelle telefonate intercettate al figlio che risiede in una comunità in Italia.

La donna è nascosta dai parenti e molti ritengono non solo che non sarà mai consegnata ma anche che non sia mai stata cercata attivamente.  

© RIPRODUZIONE RISERVATA