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La protesta dei residenti in via Paradisi: «Perché dobbiamo lasciare casa nostra?»

Serena Arbizzi
La protesta dei residenti in via Paradisi: «Perché dobbiamo lasciare casa nostra?»

17 febbraio 2023
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Reggio Emilia «Perché devo abbandonare la mia casa, dopo averla comprata con un rogito? Perché il Comune mi fa lasciare il mio alloggio, dove ho migliaia di libri, suppellettili e altri oggetti a cui sono legata da una vita dal punto di vista affettivo?».

Grande partecipazione dei cittadini ai due appuntamenti organizzati dal Comune per la presentazione ai residenti del piano urbanistico Pru 60, ovvero la grande trasformazione edilizia a ridosso della stazione, che coinvolgerà 328 residenti.

Il piano prevede 148 abitazioni di edilizia residenziale sociale e pubblica (Ers ed Erp) e i servizi, oltre ad aree pedonali e ciclabili. Le vie interessate saranno, oltre a via Paradisi, via del Partigiano, via Turri e via Sani. In via Paradisi i palazzi che verranno demoliti sono quelli ai civici 6, 8, 10, 12, 14 e 16.

L’amministrazione - di questo le va dato atto - per ben due volte, ieri, ci ha messo la faccia, rispondendo ai cittadini. Al primo incontro ha partecipato l’assessore alla casa Lanfranco De Franco, insieme all’architetto Vittorio Gimignano, coordinatore del programma e il presidente di Acer, Marco Corradi.

Durante il confronto è emerso anche il pesante degrado che ruota intorno alla stazione e che danneggia i proprietari, “prigionieri a casa nostra”. «Comprano le bottiglie di vetro, le buttano e le rompono – afferma una cittadina –. Io non so neanche qual sia la mia cantina. C’è chi affitta ai clandestini e quella è zona franca. Allora quest’amministrazione deve tenere presente che la riqualificazione è un’altra cosa. Se le persone le mandi via e poi ritornano non conta nulla. Sputano, sporcano, fanno qualsiasi cosa. Io sono stata costretta a investire la mia liquidazione in un’altra regione perché qui non ce la faccio più. Perché una persona è costretta ad andarsene quando non è morosa, né pregiudicata?».

«Il problema enorme di via Turri è proprio la qualità di persone – aggiunge un altro residente –. Ce li troviamo pure nelle cantine. Se fai case nuove, questi te le distruggono».

«Io dalla mia casa non mi muovo, né oggi, né domani, né dopodomani. Il Comune ha ignorato anche il problema della sicurezza: tanti inquilini usano le bombole a gas. Voi dormireste tranquilli? Io no», sottolinea un’altra signora.

Lorenza Franzoni, che ha seguito da vicino la battaglia dell’Enocianina Fornaciari spiega che «questa gente si vede arrivare delle lettere per ricevere due lire per progetto di centrificazione. Nel quartiere verranno a vivere persone che andranno a lavorare al Tecnopolo».

L’assessore Lanfranco De Franco ha respinto al mittente le accuse di speculazione emerse durante la serata: «L’intervento si rivolge alla classe media, lavoratori, famiglie. Non c’è speculazione. E vogliamo utilizzare la vendita convenzionata proprio per garantire il valore immobiliare. È stata descritta una situazione che conferma la nostra idea. Una quota minoritaria di residenti è vittima di difficoltà nella gestione condominiale. Bombole, distacchi delle utenze, cantine occupate e murate... La soluzione proposta è fatta da tutti i servizi di quartiere per cercare di salvaguardare il sociale, la presenza di presidi, i servizi per i più piccoli, attività culturali e sportive. Certo, l’aspetto emotivo e psicologico è impagabile. L’esito finale del piano è liberare le vittime di questa situazione. Anche il Comune è proprietario di alcuni alloggi e sappiamo che i debiti condominiali rendono insostenibile la situazione».

Il presidente di Acer, Marco Corradi ricorda che l’azienda ha «anche un ufficio che si occupa di progettazione sociale, proprio per accompagnare e dare una mano all’amministrazione in questo percorso, che sarà sicuramente lungo. Prenderemo in carico chi vuole rimanere in affitto. Il nostro obiettivo è che nessuno rimanga senza casa».