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Aperte le porte a 87 ucraini e donati oltre 225mila euro

Alice Benatti
Aperte le porte a 87 ucraini e donati oltre 225mila euro

Il bilancio della Caritas di Reggio Emilia e Guastalla

24 febbraio 2023
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Reggio Emilia Un anno di guerra ai confini dell'Europa, un anno di mobilitazione per la popolazione in fuga dal conflitto. Nel giorno dell’anniversario della guerra, la Caritas di Reggio Emilia e Guastalla traccia un bilancio delle ripercussioni sul territorio per l'accoglienza dei profughi ucraini. Che ha significato, da marzo scorso, aprire le porte a 87 persone, con 34 minori e quattro disabili, grazie alla disponibilità di alloggi delle famiglie legate alle rispettive parrocchie e in alcune canoniche. Circa un terzo di queste accoglienze ha avuto breve durata, un paio di mesi circa, o per il ritorno in patria o per spostamento in altro alloggio.

Il sommerso

«È però necessario tenere conto di tutto quell'universo di ospitalità “sommersa” e informale che ha coinvolto diverse parrocchie, in particolare quella di San Pellegrino e di Vezzano sul Crostolo, dove sono ancora presenti diverse famiglie sostenute anche dalla comunità parrocchiale», dice la Caritas.

Migrazione bis

Altro elemento di novità è la migrazione di ritorno: in queste settimane si sta registrando una nuova serie di arrivi di persone spesso già conosciute o già accolte nei primi mesi dell'emergenza. «Un fenomeno ridotto e ben più gestibile della prima grande ondata – precisa la Caritas – ma che rende l'idea di come il conflitto coinvolga ancora buona parte del territorio ucraino».

Accoglienza

Attualmente, sparse per i centri della provincia, sono 37 le persone accolte, tra canoniche e appartamenti, grazie al progetto di accoglienza coordinato dalla Protezione Civile e in gestione a Caritas con la collaborazione della cooperativa San Giovanni Bosco. Parallelamente il sistema delle mense e magazzino Caritas ha dovuto attrezzarsi per rispondere ad un aumento della domanda: nei primi mesi dell'emergenza si è registrato un aumento del 20% dei pacchi alimentari forniti alle famiglie bisognose del territorio, creando anche la possibilità di una relazione tra gli operatori e i profughi arrivati in provincia non inseriti nell'accoglienza “ufficiale” ma ospitati da parenti già residenti.

Generosità e unità

Per il direttore della Caritas reggiana Andrea Gollini, ci sono due aspetti importanti da sottolineare. «Il primo è la grande generosità delle persone e delle comunità della nostra diocesi, che si sono immediatamente e generosamente rese disponibili all'accoglienza, con molte famiglie che hanno aperto le loro case alle persone in difficoltà, e sono convinto che questa esperienza di incontro con l'altro porterà molti frutti in futuro». Un secondo aspetto, non scontato, «è stata la relazione di coordinamento e cooperazione che si è creata fin da subito con le istituzioni pubbliche, in particolare con la prefettura e i Comuni, che ci ha permesso di portare il nostro contributo armonizzandolo con gli altri interventi».

Donazioni

La Caritas diocesana ha anche attivato un canale di donazione per il supporto delle popolazioni ancora in territorio di guerra e dei profughi già arrivati in Italia: nel giro di pochi mesi sono stati donati dai reggiani oltre 225.000 euro. Di questi, 150.000 son stati inviati alla Caritas Italiana per gli interventi in aiuto dei civili nelle zone coinvolte dal conflitto, mentre poco più di 57.000 euro sono stati utilizzati per le misure emergenziali di accoglienza dei profughi. «Dopo un anno di guerra si rafforza la consapevolezza che di fronte alla guerra è necessaria soprattutto una conversione dei cuori. Per questo invitiamo a moltiplicare le occasioni di preghiera comune».

Le celebrazioni liturgiche

Domani sera sarà celebrata ad Assisi, nella basilica di Santa Maria degli Angeli, una liturgia di riconciliazione. «Sarebbe bello unirsi, in spirito di comunione, a questa preghiera corale», dice la Caritas reggiana che ha invitato tutte le parrocchie della diocesi a ricordare l'anniversario nella preghiera nelle celebrazioni liturgiche di domenica per continuare ad invocare il dono della pace, oltre che per sensibilizzare e tenere viva l'attenzione particolare sulla realtà dell'Ucraina.