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Gli ucraini ringraziano i reggiani «ma serve ancora il vostro aiuto»

Roberto Fontanili
Gli ucraini ringraziano i reggiani «ma serve ancora il vostro aiuto»

Arrivate nella nostra provincia quasi tremila persone in fuga dalla guerra In un anno inviati nelle zone del conflitto 7.947 scatoloni pieni di materiale

25 febbraio 2023
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Reggio Emilia «Siamo stati là come in Paradiso». Questa la frase che un bambino ucraino ha detto alla mamma, ricordando il suo soggiorno e l’accoglienza avuta a Reggio, dopo il suo ritorno in patria.

Potrebbe chiamarsi Havryil o Luka, ma è uno solo dei tanti bambini che sono stati ospitati nella nostra provincia e che pensano di ritornare dopo aver trovato le loro case distrutte e le città bombardate dai russi.

Una guerra che ha portato in Italia dall’inizio del conflitto, oltre 170mila ucraini, tremila dei quali solo nella nostra provincia, in gran parte madri con bambini, tutte vittime inermi e incolpevoli.

A un anno dall’inizio del conflitto ieri mattina il sindaco di Reggio Luca Vecchi, il presidente della Provincia Giorgio Zanni, hanno incontrato in municipio a Reggio Kseniya Makar e Diana Bota, i rappresentanti di Abyi (Associazione dei volontari ucraini di Reggio) che per prima si è mobilitata e poi ha collaborato con le istituzioni reggiane per l’invio degli aiuti al popolo ucraino e che per domani alle ore 15 in piazza della Vittoria ha indetto una manifestazione per la pace aperta a tutti.

L’incontro è stato l’occasione per i rappresentanti dell’associazione di ringraziare Reggio e tutti gli altri Comuni reggiani per l’accoglienza e l’ospitalità ricevuta in questa drammatica emergenza umanitaria e per gli aiuti inviati in Ucraina.

Una solidarietà concreta che ha visto, subito dopo lo scoppio del conflitto, partire da Reggio alla volta dell’Ucraina dieci tir carichi di prodotti alimentari, per l’igiene personale e prodotti di uso quotidiano.

In totale, dai magazzini comunali di via Mazzacurati sono stati inviati 7.947 scatoloni (244 pallet di materiale) di cui sei pallet di medicinali inviati con la collaborazione con Fcr.

Le operazioni di trasporto sono state organizzate dal Comune di Reggio e dal consolato della Repubblica ucraina, grazie alla Protezione civile e ai volontari.

Oltre ai dieci tir carichi di aiuti, è partita per l’Ucraina anche un’ambulanza piena di medicinali.

In città, in collaborazione con la cooperativa Dimora d’Abramo, è stato attivato uno sportello informativo per la regolarizzazione dei profughi ucraini, al quale si sono rivolte 75 persone, mentre 650 sono state le telefonate e le richieste di aiuto giunte ai Servizi sociali e socio-sanitari che si sono fatti carico di aiutare 52 persone.

«L’emergenza non è ancora finita, purtroppo», hanno ricordato i rappresentanti dell’associazione e della numerosa comunità ucraina presente nel Reggiano. Ad oggi sono quasi tremila i cittadini in fuga dal conflitto arrivati nella nostra provincia.

Di questi, 750 donne e 432 minori nel solo capoluogo. Una parte di loro si è appoggiata a reti familiari già residenti nel Reggiano, mentre 696 sono entrati nel sistema di accoglienza gestito da prefettura, Comuni e Protezione civile.

Infine da marzo a giugno 2022 sono stati circa 370 i ragazzi inseriti nelle scuole reggiane: 45 (scuole d’infanzia), 208 (primaria), 69 (secondarie di primo grado) e 47 (istituti superiori).

Un’accoglienza a cui va aggiunta quella portata avanti dal volontariato, che ha saputo inserire nei campi estivi e nelle società sportive tanti ragazzi. «I reggiani – hanno sottolineato il sindaco Luca Vecchi e il presidente Giorgio Zanni – hanno reagito con consapevolezza e con un’ampia mobilitazione che si è manifestata anche nell’accoglienza, che è stata molto forte nella prima fase di guerra e continua ancora oggi».

«Grazie per gli aiuti che abbiamo ricevuto sia da cittadini di origine italiana, sia da persone di origini straniere – hanno detto Diana Bota e Kseniya Makar – e oggi molti ucraini, vista l’accoglienza ricevuta, vorrebbero restare a vivere a Reggio o in Italia. Se la guerra è terribile, il dopoguerra può essere ancor più difficile e, per questo motivo, ci serve ancora il vostro aiuto».