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Il provvedimento

Bloccano il treno Reggio-Ciano: studenti nei guai

Ambra Prati
Bloccano il treno Reggio-Ciano: studenti nei guai

Alla stazione di Santo Stefano 4 ragazzi (dai 14 ai 17 anni) entrano nella sala comandi provocando in automatico il blocco del convoglio Reggio-Ciano. Ieri l’interrogatorio

27 febbraio 2023
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Reggio Emilia Appena saliti sul treno che li doveva riportare a casa da scuola, quattro ragazzini reggiani – di età compresa tra i 14 e i 17 anni – sono entrati nella cabina di coda del treno Reggio-Ciano, provocando il blocco del convoglio per mezz’ora. La bravata potrebbe costare cara agli studenti: denunciati per il reato di interruzione di pubblico servizio, ieri sono stati sottoposti all’interrogatorio di garanzia su delega del Tribunale per i Minorenni di Bologna.

L’episodio risale al 16 dicembre scorso, ma è emerso solo ora. Teatro dell’accaduto la stazione di Santo Stefano in via Trento e Trieste, dove gli studenti, dopo aver seguito le lezioni in un istituto superiore della città, sono saliti sul treno della linea Reggio-Ciano. Il gruppo di ragazzi con lo zaino in spalla si trovava sull’ultima carrozza quando qualcuno di loro ha avuto la bella pensata di entrare nella cabina di controllo di coda, vuota perché il macchinista era in quella di testa, nonostante i cartelli recitassero che è vietato – per ovvi motivi di sicurezza – l’ingresso nel locale ai non addetti ai lavori. Secondo l’accusa i quattro «azionavano la porta chiusa della sala comandi e cagionavano automaticamente l’arresto» del convoglio, che ha frenato all’improvviso. Il macchinista è sceso per andare a verificare il motivo della spia di allarme e ha scoperto i ragazzi all’interno della cabina, allertando subito il 113.

Sul posto è arrivata una pattuglia della polizia di Stato che, ricostruito l’accaduto, ha identificato gli studenti, portati in questura e riconsegnati ai furibondi genitori. Dopo l’indagine della Squadra Mobile, il gesto ha comportato una denuncia per interruzione di pubblico servizio. L’articolo 331 del Codice Penale recita: «Chi, esercitando imprese di servizi pubblici o di pubblica necessità, interrompe il servizio, ovvero sospende il lavoro in modo da turbare la regolarità del servizio, è punito con la reclusione da sei mesi a un anno e con la multa non inferiore a 516 euro».

Come richiesto dal magistrato del Tribunale per i Minorenni di Bologna in vista della chiusura delle indagini preliminari, ieri gli incensurati, accompagnati dai rispettivi avvocati, sono stati sottoposti all’interrogatorio di garanzia. Ognuno ha ripercorso l’accaduto, rimpallandosi a vicenda le responsabilità: tutti però, resisi conto di averla fatta grossa, si sono detti pentiti, hanno ammesso di aver sbagliato, hanno promesso che non lo rifaranno più. Qualcuno ha dichiarato di aver agito «per noia», qualcun altro «per gioco».