Gazzetta di Reggio

Reggio

Saman Abbas uccisa perché voleva solo essere libera

Elisa Carretti, Alis Mezini e Divina Panchalingam
Saman Abbas uccisa perché voleva solo essere libera

Aveva un fidanzato e si opponeva alle nozze combinate con un cugino in Pakistan

01 marzo 2023
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Saman Abbas era nata il 18 dicembre 2002 a Lahore, in Pakistan, trasferendosi poi con i genitori e il fratello minore nel 2016 in italia, precisamente a Novellara in provincia di Reggio Emilia.

Il padre lavorava come bracciante in un’azienda agricola e la famiglia risiedeva in una cascina di campagna.

Saman si integrò bene nella società, imparando l’italiano e prendendo la licenza di terza media, ma nonostante il suo desiderio di proseguire gli studi la famiglia glielo proibì malgrado le mancassero ancora due anni di scuola dell’obbligo.

Nel 2020, Saman conobbe il suo ragazzo, Saqib Ayub, su Tik Tok ma poco dopo, venne a sapere che la famiglia aveva organizzato un matrimonio forzato con un cugino residente in Pakistan.

Saman veniva spesso rinchiusa in casa con solo un’ora di telefono al giorno ed era costretta a subire gli sfogi di rabbia del padre.

A causa di questa situazione, nel marzo del 2020, tentò il suicidio ingerendo dei farmaci che la portarono al ricovero. A giugno dello stesso anno, tentò di fuggire in Belgio ma fu trovata e riportata a casa.

Disperata, fece un ultimo tentativo e si rivolse ai servizi sociali per fermare le nozze in Pakistan.

Riuscì comunque a denunciare i genitori e venne trasferita in una comunità minorile, dove venne ospitata con segretezza.

Restò lì per 5 mesi e l’11 aprile 2021 tornò a casa per prendere i suoi documenti e andarsene ma la famiglia si rifiutò e l’ultima volta che Saman fu vista viva pubblicamente fu il 22 aprile 2022.

Il 30 aprile 2021 alle 23.30, Saman scrisse un messaggio al fidanzato, il cui contenuto era raccapricciante.

La ragazza, infatti, racconta di aver sentito la famiglia che discuteva del fatto che volessero ucciderla.

A quel punto, avvisò il fidanzato chiedendogli di presentare una denuncia nel caso in cui lei non si fosse fatta sentire nei successivi due giorni.

Saman, quella sera stessa, litigò pesantemente con i genitori e cercò di fuggire, ma il padre chiamò lo zio Danish e gli disse di cercarla e di riportarla a casa a qualunque costo.

Il primo maggio Nazia e Shabbar, i genitori di Saman, rientrarono in Pakistan e dalle telecamere di sorveglianza si notò che nel momento in cui si abbassarono le mascherine per i controlli, sorridevano come se non fosse successo nulla.

Il 5 maggio la polizia si recò a casa di Saman, ma non trovò né lei né i genitori, trovò soltanto lo zio e il fratello minore che dopo essere entrato in una comunità protetta, confessò che Saman era morta per mano dello zio Danish.

Il 25 maggio iniziarono le ricerche nei pressi dell’azienda agricola dove lavorava tutta la famiglia, venne ritrovato un video, del 29 aprile, in cui le telecamere di sicurezza avevano ripreso lo zio e i cugini di Saman uscire da un magazzino con in mano dei badili, un secchio, un sacchetto di plastica e un piede di porco, dirigendosi nei campi.

La polizia cercò senza sosta il corpo di Saman, senza risultati, ma il 22 settembre lo zio Danish fu arrestato con l'accusa di aver ucciso la giovane e di averne seppellito il corpo con l’aiuto dei genitori e dei cugini, e a tradirlo furono proprio il suo neo che ha sulla fronte e le impronte digitali.

Il corpo fu ritrovato il 18 novembre 2022 e ora si sta tenendo il processo contro lo zio, i due cugini e i genitori. Il padre è in carcere in Pakistan, della mamma non si sa nulla.