Gazzetta di Reggio

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L’intervista al politologo

«Schlein? Potrebbe rivelarsi come la nuova Veltroni»

Roberto Fontanili
«Schlein? Potrebbe rivelarsi come la nuova Veltroni»

Panarari: «Alle primarie il rischio truppe cammellate»

01 marzo 2023
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Reggio Emilia «Elly Schlein potrebbe rivelarsi una nuova Veltroni, ovvero l’espressione di una linea maggioritaria di sinistra che riesce a tenere insieme le due parti senza penalizzare troppo e umiliare l’area riformista. Da questo dipende il futuro del Partito democratico che potrebbe diventare una cosa rosso-gialla».

Il politologo Massimiliano Panarari, professore di Sociologia della Comunicazione all’Università Mercatorum di Roma, ha analizzato l’esito delle primarie del Pd e presume, alla luce della vittoria di Elly Schlein, che «il partito democratico possa diventare una cosa rosso-gialla che rimetta in discussione l’idea originaria riformista per diventare più movimentista e radicale».

Professore che impressione ha ricavato dalle primarie?

«Quella di una partecipazione in ritirata, ma più alta del previsto e che ha portato ad un risultato diverso da quello dei circoli Pd».

Che ha dato un risultato opposto...

«Questo ci dice che le primarie meritano una seria riflessione. All’inizio sono state pensate per allargare la platea, ampliare la fidelizzazione e misurare la figura del leader nel campo largo del centrosinistra. Questo meccanismo porta ad aprirsi a persone che legittimamente si esprimono e cercano di condizionarne il destino. Ma possono anche entrare le “truppe cammellate” e cioè gruppi di interesse esterni che possono poi determinare due risultati diversi. Questo è anche il risultato del fatto che queste primarie arrivano dopo una sconfitta, un disorientamento generale e una sorta di resilienza del gruppo dirigente a un congresso rapido. Chi vota ha sempre ragione e si è registrata la prevalenza di un voto di opinione in un contesto di radicalizzazione, per cui ha votato anche chi chiedeva uno spostamento a sinistra più radicale del Pd».

Quindi un esterno ha più peso di un iscritto?

«Si tratta di un sistema che ha un senso quando si deve individuare il candidato presidente del Consiglio, ma se si tratta di scegliere il segretario il ragionamento cambia».

C’è stata nel voto una spaccatura geografica e generazionale?

«Sono emerse fratture e visioni differenti tra pezzi di Paese e tra i territori che costituiscono il bacino storico del Pd e le grandi città, con la specificità del Sud dove i grandi elettori hanno appoggiato Bonaccini e c’è stata una frattura generazionale. Ma non da oggi. È una caratteristica strutturale della storia: i giovani sono più radicali».

Il fatto che il presidente del Consiglio sia donna ha inciso?

«In parte. Credo che una parte abbia pensato di investire su Schlein in una logica di competizione tra le due, mentre per un certo elettorato Schlein ha incarnato l’idea di rinnovamento e di cambiamento, che è tutto da dimostrare, visto l’appoggio che ha avuto da capi partito strutturati».

Al netto dell’affluenza, il Pd ha vinto o perso queste primarie?

«Con la nuova segreteria, presumo, che il Pd sarà un cantiere che lo porti a diventare una cosa “rosso-gialla”, diversa dal progetto originario di partito che è stato penalizzato nelle ultime elezioni. Quel progetto era incarnato con maggior coerenza da Stefano Bonaccini che ha vinto tra gli iscritti, mentre l’elettorato esterno ha chiesto un modello diverso. Il nodo politico è come Schlein porterà avanti la sua segreteria, poiché la minoranza è quasi la metà del partito. Il nodo della convivenza e la possibilità di conflitti aprono nuove questioni».

Pensa possibile una scissione dell’area cattolica e ex Margherita?

«Non al momento. Molto dipenderà da come Schlein interpreterà la sua segreteria. Potrebbe rivelarsi una nuova Veltroni nel senso della politica del “ma, anche”. Cioè all’insegna di una linea maggioritaria di sinistra che riesca a tenere insieme le parti senza penalizzare troppo o umiliare l’area riformista. Da questo dipende il futuro del Pd. Schlein oggi ha bisogno di legittimazione interna avendo perso tra gli iscritti e deve puntare ad un allargamento della base tra coloro che sono andati a votare alle primarie. Da lì si misurerà se questo nuovo progetto sarà o meno più attrattivo».