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L’intervista

«Un errore uscire dal Pd, ma starà alla Segretaria farci sentire tutti a casa»

Alice Benatti
«Un errore uscire dal Pd, ma starà alla Segretaria farci sentire tutti a casa»

Il senatore dem Graziano Delrio assicura collaborazione: «Siamo a disposizione. Elly? È una novità importante»

01 marzo 2023
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Reggio Emilia Se lo scorso novembre il reggiano Pierluigi Castagnetti, tra i fondatori del Partito Democratico, si era limitato a profetizzare la sua uscita in caso di svolta a sinistra del suo partito, lunedì, all’indomani della vittoria di Schlein alla segreteria, l’ex ministro dell’istruzione Beppe Fioroni lo ha fatto davvero. «Non è il più partito che ho fondato», ha motivato. Anche la capogruppo Dem alla camera Serracchiani e il sindaco di Bergano Gori sembrano tentennare. Per il senatore dem Graziano Delrio, che ha appoggiato lo sconfitto Bonaccini, le fuoriuscite sono un errore.

Che ne pensa di questi primi smottamenti nel Pd dopo l’elezione di Elly Schlein?

«Intanto mi congratulo con la segretaria per sua vittoria. La prima donna alla guida della segreteria: questa è una novità importante. Sono tra quelli che credevano che Stefano potesse rappresentare la soluzione migliore per il partito ma ora continueremo a lavorare al futuro del Partito Democratico. Sta a lei creare le condizioni affinché ognuno si senta a casa. E noi siamo a disposizione come minoranza: non ci sarà un’opposizione alla segretaria. Riguardo le fuoriuscite, personalmente le ritengo un grave errore dal momento che la segretaria non ha ancora mosso i primi passi».

Se ne aspetta molte?

«No. Penso che molti sappiano che per fare le grandi riforme di cui l’Italia ha bisogno serva un partito grande e forte.

Ha detto che Schlein dovrà essere capace di fare sentire tutti a casa all’interno del partito. Com’è questa nuova “casa”?

«Penso che l’intuizione che ha dato origine al Pd sia ancora valida e giusta e che all’interno del partito ci sia spazio per diverse sensibilità. Il Paese ha bisogno di uguaglianza, di più giustizia sociale, di fare più comunità. Schlein ha vinto con la stessa maggioranza che fece vincere Zingaretti. Non mi sono sentito a disagio quando guidava lui e non lo sono nemmeno ora. Il Pd ora ha il compito di dialogare con i suoi “azionisti”, che sono gli elettori primari, i corpi sociali, l’associazionismo, il mondo imprenditoriale e sindacale. Deve essere largo per accogliere il popolo più che i dirigenti».

Renzi ha detto che il Pd è ormai «di sinistra-sinistra». Le defezioni che sono iniziate significano che è troppo di sinistra anche per parte dello stesso partito?

«La piattaforma di cambiamento su cui Elly Schlein ha vinto il congresso è certamente radicata più a sinistra. L’importante è che questo spostamento verso sinistra sia verso il popolo e non verso categorie del Novecento».

Cosa intende?

«La storia della sinistra movimentista o comunista è una dottrina politica sconfitta dalla storia. Insomma quella della lotta di classe oggi sarebbe una posizione poco moderna. Certo la segretaria non ha mai fatto questi riferimenti: era per dire che la parola sinistra può significare molte cose».

Per lei cosa significa?

«Per me è uguaglianza, è lotta per i diritti dei più deboli».

Gli iscritti avevano scelto Bonaccini. C’è qualche ripensamento oggi sull’apertura a tutti delle primarie? E qual è l’umore di chi la tessera e si è visto scavalcato?

«Il meccanismo che ha portato così tante persone a votare domenica prevedeva dei rischi. La dirigenza lo sapeva e ora guarda avanti. E credo che anche gli iscritti siano tranquilli e sereni».