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Odiatori in giacca e cravatta, la volgarità delle classi dirigenti

Michele Gambino
Odiatori in giacca e cravatta, la volgarità delle classi dirigenti

02 marzo 2023
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Reggio Emilia. Ma che fine ha fatto la Commissione straordinaria contro l’odio fortemente voluta dalla senatrice a vita Liliana Segre? Costituita in Senato nel 2019, aveva il compito di contrastare i fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza. Allora qualcuno si stupì del voto contrario di 95 senatori del Centro destra. 

Chi mai poteva opporsi ad una Commissione d’indagine sull’odio presieduta dalla figura più nobile del nostro Parlamento? Loro, è la risposta: il vasto esercito degli odiatori in giacca e cravatta (o tailleur di Armani) e ruolo istituzionale che hanno preso il posto dei bifolchi dei film di Sergio Corbucci e surclassano in volgarità e cinismo i personaggi di Checco Zalone. L’elenco è lungo e impressionante, come se gli argini delle buone maniere si fossero ormai rotti. Il sismografo della volgarità oscilla impazzito come durante il terremoto in Turchia. La Commissione contro l’odio, quando verrà ricostituita, avrà molto lavoro da fare.

Ecco solo qualche esempio recentemente partorito: Il sindaco di Grosseto Antonfrancesco Vivarelli Colonna, nome e cognome che evocano quarti di nobiltà e qualità del pensiero non all’altezza, pubblica su Instagram e Facebook un collage con la foto della neo segretaria Pd accanto a quattro cavalli con i denti in vista. In sottofondo il nitrito dei suddetti. Subito dopo la bravata il sindaco si è rimangiato tutto, proprio come il Pierino di Alvaro Vitali colto sul fatto dalla maestra: “Non era mia intenzione offendere nessuno”, ha spiegato senza spiegare.

Va detto che sui rappresentanti della destra Elly Schlein ha l’effetto - e questa forse è una buona notizia – del drappo rosso per il toro: Chiara Bonomi, assessore alla sicurezza urbana del comune di Abbiategrasso, e Nella Corrado, consigliere comunale ad Arluno (Mi), pensano d’insultarla chiamandola “ebrea ashkenazita”. Più sfumato il senatore Pillon (quello della guerra santa a Peppa Pig): la segretaria del Pd è una “rampolla radical chic” intenzionata a distruggere i valori della tradizione cattolica. Dietro questa referenziata avanguardia c’è il popolo di destra. Qualcuno è convinto che gli ebrei dopo duemila anni si stiano vendicando per essere stati cacciati da Israele. Altri sono disposti, dopo l’elezione della Schlein, a comprendere le ragioni di Hitler.

A Lajatico un esponente di Forza Nuova vuole che il sindaco si dimetta perché il paese “non ha bisogno di omosessuali”, ma il tema d’attualità per gli odiatori da tastiera è la tragedia di Cutro. Qui svetta per impareggiabile cinismo Vittorio Feltri, giornalista e consigliere della Regione Lombardia. “Agli extracomunitari ricordo un vecchio detto italiano: partire è un po’ morire. State a casa vostra”, scrive in un Tweet dando voce alla pancia del popolo di destra. È lo stesso ragionamento esposto da altri rappresentanti delle istituzioni: se i bambini muoiono in mare la colpa è dei genitori che li mettono sui barconi, ha spiegato il ministro dell’Interno Piantedosi. Come un Valditara di complemento (ricordate, l’avvertimento alla preside di Verona?) il ministro ha pure minacciato di conseguenze legali un medico e soccorritore, reo di aver detto in tv che la tragedia si poteva evitare. La sinistra non attacchi il ministro ma se la prenda con i migranti, ribadisce al Tg2 il deputato Manlio Messina di Fratelli D’Italia. E qui non sono brutali le parole, ma il pensiero che le sostiene.

C’è stato un tempo, nell’Italia postfascista, in cui chiunque rivestisse una carica pubblica si sentiva obbligato al rispetto delle forme e delle convenienze. Le élite dovevano essere migliori del popolo, o almeno sembrare tali, e si trattenevano dall’esibire in pubblico ragionamenti da bar sport. Poi qualcosa è cambiato. La destra al governo dà la stura ad una certa dose di risentimento a lungo covato. Il cosiddetto populismo fa sì che il Potere si compiaccia di parlare “come il popolo”. Il risultato è che l’Italia somiglia sempre più al Far West, dove tutto è consentito e trionfa il banditismo diffuso.

Mi offende la volgarità delle masse, diceva cinquant’anni fa Ennio Flaiano. Beato lui che si è perso quella delle classi dirigen