Un altro alloro per Valentina Rodini
La campionessa olimpica di canottaggio a Tokyo si è laureata ieri in viale Allegri. «Ci è voluta disciplina, lo sport insegna che un obiettivo va raggiunto senza scuse»
Reggio Emilia Valentina Rodini, campionessa olimpica dal 29 luglio del 2021, quando a Tokyo ha conquistato (insieme a Federica Cesarini) il primo oro italiano del canottaggio al femminile, ieri mattina si è laureata a Reggio Emilia. Emozionata ma sicura di sé, l’azzurra si è presentata nella sede di viale Allegri – accompagnata dalla famiglia – per discutere la tesi conclusiva del corso di laurea magistrale in Management e comunicazione d’impresa di Unimore. Classe 1995 e originaria di Cremona (anche se si allena a Sabaudia, in provincia di Latina), dopo la triennale in Marketing e Organizzazione di Impresa ha infatti proseguito il suo percorso di studi all’interno del programma “Unimore Sport Excellence”: il percorso che l’ateneo ha creato insieme al Coni per conciliare lo studio con l’attività sportiva agonistica. Con il voto di 106/110 la campionessa del canottaggio è stata proclamata dottoressa magistrale, aggiungendo un nuovo straordinario alloro (questa volta indossato sulla testa e non raffigurato su una medaglia esibita orgogliosamente al collo) all’elenco dei suoi successi. Ecco cosa ci detto prima di incontrare la commissione.
Intanto complimenti per questa nuova “medaglia” raggiunta...
«La preferita di mio padre – credo – che è stato il primo a pormi questo obiettivo. Io all’inizio lo vedevo molto difficile soprattutto perché ero concentrata in altri ambiti. La verità è che senza lo stimolo che mi ha posto non sarei mai stata così soddisfatta di me stessa come lo sono ora.
Allenamenti, studio. Come è riuscita a fare tutto?
«Grazie a tanta disciplina. Lo sport insegna che se vuoi raggiungere un obiettivo ti devi impegnare al massimo per raggiungerlo, senza scuse. Questo vale anche per lo studio: il tempo era poco ma sufficiente, le energie erano poche ma sufficienti».
Il suo percorso si è intrecciato al programma Unimore Sport Excellence, come lo valuta?
«È un ottimo programma per tutti gli sportivi che si vogliono approcciare al mondo dello studio. Io, ad esempio, essendo a Sabaudia per gli allenamenti della Nazionale, non avrei potuto partecipare alle lezioni né tantomeno alle sessioni d’esame. Facendo parte di Unimore Sport Excellence, i professori mi venivano incontro dedicandomi appelli straordinari per aiutarmi a proseguire in questo percorso. Senza la loro disponibilità, nonostante avessero moltissimi altri studenti, io probabilmente non sarei qui oggi».
Di cosa parla la sua tesi?
«Della mentalità sportiva e del metodo formativo aziendale. Quello che io mi sono domandata è: se la mentalità sportiva aiuta gli atleti a raggiungere performance importanti come medaglie olimpiche perché non cercare di implementarla in azienda? E cosa, l’azienda, può “rubare” ai metodi di allenamento sportivi? Quindi la mia è stata un’indagine di paragone fra gli allenamenti sportivi e la formazione aziendale e su cosa può coniugarli».
Il suo obiettivo è quindi portare la mentalità vincente degli sportivi nel mondo dell’impresa?
«Un passo ancora più pratico, in realtà: portare i metodi di allenamento nel mondo aziendale. Perché se in un campo funzionano, forse potrebbero funzionare anche in un altro».
Per un’atleta del suo calibro cosa significa avere questa laurea “in tasca”? Qual è il suo sogno ora?
«La laurea per me è un eccellente piano B. Lo sport ci insegna che bisogna sempre averne uno – di non rimanere mai senza – quindi è qualcosa che io posso giocarmi, un’abilità che avrò in tasca, un mondo che si potrà aprire quando deciderò di smettere di fare l’atleta».
Da qui ai prossimi anni dove si vede?
«Tutto dipende da settembre quando avremo i mondiali di qualifica, che stabiliranno il proseguo dei prossimi anni. Per fortuna, ho tutte le carte in regola per affrontare quello che più mi appassiona e credo che questa sia un’ottima opportunità».