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Dai video trap fino alle rapine, arrestato il terrore degli studenti

Dai video trap fino alle rapine, arrestato il terrore degli studenti

Souraibou Sylla, pregiudicato di 27 anni, è accusato di otto colpi in quattro mesi, al trapper sono contestate sei rapine, un furto e una tentata estorsione aggravate

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Reggio Emilia Rapinava gli studenti scegliendo i suoi bersagli con cura: ragazzi di 14, 15 o 16 anni, rigorosamente soli, al mattino presto mentre si recavano a scuola o la sera tardi, quand’erano isolati e indifesi. Li avvicinava e, forte della sua fama di trapper appartenente alla gang giovanile Casa Base, si faceva consegnare soldi e cellulari con fare spavaldo: «Sono Essecaporeal, o mi dai i soldi o ti spoglio», «Dammi il cellulare, sai che succede se non lo fai». Ci teneva a sottolineare il “nome d’arte”, Essecaporeal o Sako, sicuro che sarebbe bastato quello – associato a diversi videoclip di musica trap, girati in bianco e nero tra pistole, coltelli e scritte sui muri nelle zone malfamate di Reggio – per intimidire e spaventare; tuttavia per essere convincente non disdegnava di ricorrere a un pugno in faccia, a immobilizzare il malcapitato di turno e a costringerlo a seguirlo in una zona appartata. Grazie a una pletora di denunce, testimonianze, riconoscimenti – fotografici e sui profili Instagram e TikTok – oltre che dai filmati delle telecamere, la Squadra Mobile della polizia di Stato ha arrestato il terrore degli studenti. Souraibou Sylla, 27 anni, residente a Boretto ma di fatto senza fissa dimora, era ricercato da venerdì scorso (tant’è che era già stata dichiarata la latitanza), ma è stato catturato martedì vicino alla stazione di Carpi.

Le accuse

Il 27enne è accusato di otto delitti in quattro mesi, dall’ottobre scorso a gennaio: sei rapine, un furto e una tentata estorsione, tutti aggravati (due le aggravanti, quella dell’aver approfittato della minorata difesa e quella dell’aver commesso il fatto in danno di un minore).

Il terrore

In effetti tutti i ragazzini finiti nelle sue grinfie sapevano chi era Essecaporeal. Le prime due rapine, il 13 novembre 2022, hanno preso di mira un 17enne. Quest’ultimo verso mezzanotte si è trovato al parco Diamante (quartiere Orologio) con alcuni amici, quando ha visto arrivare in bici un uomo, «noto perché aggredisce i ragazzini e sa farsi chiamare Essecapo o Sako». Il ciclista impaurisce il gruppo di ragazzini che, spaventati, si disperdono e si allontanano. Mezz’ora dopo il 17enne, rimasto solo, si imbatte di nuovo nel malintenzionato, che lo colpisce con un pugno alla nuca, facendolo cadere per terra e strappandogli il cellulare dalla mano. In precedenza in quel parco, il 14 ottobre, il 17enne era stato avvicinato dallo stesso aggressore, che minacciandolo si era fatto consegnare 10 euro. Il 17 novembre c’è un furto aggravato: il malvivente chiede a un 17enne di prestargli il telefonino per fare una telefonata, fuggendo via con il maltolto.

L’escalation

In gennaio l’escalation: quattro colpi in un mese. Il 17 gennaio, Essecapo rapina un cellulare a un 15enne. Il 21 gennaio, un 16enne che sta andando a scuola, viene abbordato in piazza Giovanni Paolo II da uno sconosciuto che sotto minaccia si fa consegnare un Samsung 8. «Non l’ho mai visto prima – dirà poi il 16enne – Ma si è presentato come Essecapo, un tipo noto e pericoloso perché rapina i ragazzini». Lo stesso giorno, ma la sera alle 20, lo stesso 16enne è all’autostazione Zucchi con due amici quando si avvicina il malvivente con il cappuccio della felpa calato sul viso: gli amici scappano, il 16enne resta solo, l’aggressore gli mette il braccio intorno al collo («stai tranquillo, andiamo a fare una passeggiata») e lo porta al parco del Popolo, facendo «strani discorsi su un tumore» e sul fatto che «non me ne frega niente della polizia». Lo studente ha paura. E quando lo supplica di lasciarlo andare a casa e tira fuori il cellulare per verificare l’orario, l’altro glielo strappa dalle mani. È a questo punto che scatta la tentata estorsione: il 27enne dice al ragazzino che gli restituirà il cellulare in cambio di «qualcosa».

«Non ho denaro», risponde il malcapitato, che si offre di consegnare jeans e borsello in cambio del telefonino; ma il malvivente si allontana. Il 16enne racconta l’accaduto al padre che, per riottenere il cellulare, telefona al rapinatore concordando un incontro; ma il malvivente dà buca e non si presenta, forse fiutando la trappola.

Il 24 gennaio alle 21.30 un 16enne sta camminando in via Emilia Santo Stefano quando il 27enne Sylla, «conosciuto di vista», gli chiede il telefonino in prestito; il ragazzino risponde di non averlo, ma il 27enne inizia a frugare nelle tasche della giacca e dei pantaloni. Trovato il cellulare, Sylla trascina il ragazzo «su una panchina dove c’era una ragazza con i capelli rossi»: appena il minorenne prova a chiedere la restituzione, l’aggressore si alza di scatto, gli dà una spinta, lo afferra per il polso e lo obbliga a sedersi di nuovo. Dopo alcuni minuti il malvivente se ne va su una bici, insieme alla ragazza. Il ragazzo rintraccia il padre e insieme, in auto, si mettono alla ricerca del rapinatore in bici, che viene fermato dal genitore inferocito. E qui accade l’imprevedibile: davanti al padre il malvivente dice di aver lasciato il cellulare a casa in carica e, promettendo di andare a recuperarlo, lascia il passaporto per poi sparire. Due giorni dopo, il 24 gennaio alle 7.30, un 15enne si trova in va Makallè in attesa di entrare in classe quando, vicino al “Ti amo caffè”, il rapinatore con il cappuccio calato sul volto saluta il gruppo di ragazzi che spariscono immediatamente, prende per un braccio l’unico rimasto, lo trascina nel parcheggio, gli chiede del denaro («o mi dai i soldi o ti spoglio») e, ottenuti 50 euro, si allontana tranquillo verso il sottopasso di via Pansa.

L’appello

«Supponiamo che possa esserci del sommerso, che altri minori non abbiano denunciato magari per timore – è stato l’appello del dirigente della Squadra Mobile Guglielmo Battisti – Invitiamo chiunque abbia subìto fatti simili, anche solo tentati, a rivolgersi a noi con fiducia. Il coraggioso è chi ha la forza di denunciare». l