Gazzetta di Reggio

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L’aereo disperso ritrovato

«Non avevamo mai smesso di cercare il nostro amico, rimarrà nel nostro cuore»

Serena Arbizzi
«Non avevamo mai smesso di cercare il nostro amico, rimarrà nel nostro cuore»

Soliani, Top Gun: «Di solito rimaneva tra Reggio e Albinea»

06 marzo 2023
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Reggio Emilia «La parola “fine” è associata inevitabilmente a sentimenti di tristezza, come nel caso del nostro caro amico Ivano».

Sono profondamente commossi gli amici di Ivano Montanari che condividevano con lui la passione per il volo. Sergio Soliani, socio della scuola Top Gun, cui apparteneva anche Montanari, e pilota con 52 anni di esperienza, ha vissuto settimane di angoscia in attesa di notizie.

«Purtroppo eravamo tristemente rassegnati, ma questo non allevia il dolore per il dover dire addio al nostro Ivano – aggiunge Sergio –. Ora emerge anche tutta la tensione accumulata durante queste settimane e, si mette al tempo stesso, la parola fine. Avremo un posto, qui vicino, dove posare un fiore e fare una preghiera in onore del nostro caro amico, con il quale condividevamo la fortissima passione per il volo».

«Nel caso di Ivano si era verificato quello che in gergo tecnico viene definito un disorientamento spaziale – aggiunge Soliani –. In quel momento aveva avuto una serie di sfortune, una dietro l’altra. Lui non si era mai allontanato dal suo giro classico, che comprendeva Albinea, Casalgrande e Canossa. Era precisissimo. Poi, a causa del disorientamento spaziale si è confuso. Significa che invece che dalla parte giusta, era andato verso le montagne, per cause che saranno tutte da chiarire. Può aver contribuito un vento incredibile con conseguenti condizioni di scarsa visibilità. Si perdono addirittura i fungaioli da quelle parti, nelle stesse condizioni...».

L’ultimo contatto

«Ivano aveva comunicato via radio che stava rientrando dalle colline modenesi, poi si sono persi i contatti ed è successo l’irreparabile», rimarca Soliani.

«A lui il volo un po’ più sofisticato non interessava – ricorda l’amico –. Ivano amava il volo a vista, che ci consente di mantenere il contatto visivo del suolo».

Il giorno prima della scomparsa di Montanari, venerdì 27 gennaio, Soliani aveva parlato con l’amico: «Anche lui era venuto all’hangar, quel giorno. Gli ho detto: “Fai un giro stasera”. Il suo giro tipico, come detto, era tra Reggio Emilia e Albinea. Volava sempre con lo stesso modello di ultraleggero, ma aveva voluto partire il giorno successivo. Tra l’altro, quand’era decollato non c’erano condizioni meteo pessime. C’era solo una leggera foschia, ma si potevano vedere le colline di Montecavolo. L’aereo era in condizioni perfette».

«La traccia si è interrotta»

«L’indagine in corso da parte dell’Enac (Ente Nazionale Aviazione Civile, ndr), si sta occupando delle analisi predisposte quando viene lanciato l’allarme – spiega il socio della scuola di volo –. Fino a quando non verrà fatta ulteriore chiarezza, si potrebbe ipotizzare anche un malore. La traccia radar noi l’abbiamo seguita finché si è interrotta a circa mille metri sopra Pievepelago. Il contatto può essere svanito o perché si sono rotti gli strumenti, oppure perché il segnale si è interrotto. L’aereo che stava pilotando pesa 500».

«Noi siamo profondamente dispiaciuti, siamo vicini alla moglie Barbara e questa perdita ci rattrista molto – conclude Sergio Soliani –. Al tempo stesso, diciamo anche di non avere paura di volare. Abbiamo tantissimi allievi che si allenano per questo tipo di volo sportivo».