La parità di genere indispensabile per configurare nuovi mondi
Le iniziative messe in campo da Unindustria
Negli ultimi anni l’industria italiana – e quella reggiana in particolare – ha fatto progressi significativi nella promozione dell’uguaglianza di genere.
Il numero di donne impiegate nel settore industriale – che nel Reggiano tocca i vertici nazionali – è in costante aumento.
Tuttavia, nonostante gli sforzi e nonostante gli anni trascorsi dal lontano1946, anno in cui fu istituita in Italia la Festa della Donna, il lavoro industriale in sé continua a essere culturalmente considerato come un ambito principalmente maschile, dove le donne sono ancora oggetto di stereotipi e pregiudizi.
Ciò premesso, è importante evidenziare che se da una parte si tratta di un dato positivo, dall’altra si deve rilevare che nell’intero paese solo il 7,2% delle donne in età lavorativa possiede una formazione coerente con le esigenze dell’industria e con lo sviluppo della tecnologia.
Dati che spiegano, senza giustificarla, la netta sottorappresentanza femminile a livello dirigenziale e decisionale. Secondo i dati Istat pre Covid-19 solo il 22,9% delle imprese italiane risultano gestite da donne, il che significa che il loro contributo all’economia nazionale era e rimane tuttora contenuto.
Nella consapevolezza di ciò Unindustria Reggio Emilia è impegnata nello sviluppo di una strategia di lungo periodo volta a contrastare la disparità di genere ben sapendo che una questione così complessa va ben al di fuori dei cancelli aziendali.
Sono diversi, infatti, gli elementi da considerare. Il primo è costituito da radicati pregiudizi culturali che permeano l’intera società.
Il secondo è rappresentato dalla cosiddetta questione salariale che fa dell’Italia il paese con le retribuzioni più basse rispetto ai principali partner europei anche e soprattutto a causa del cosiddetto “cuneo fiscale”.
Il terzo elemento è dato dalle esternalità che offrono pochi e insufficienti servizi in favore delle giovani madri e dei giovani padri che lavorano.
Il quarto, infine, è costituito da inadeguate politiche a favore e a sostegno della famiglia e della maternità, una situazione che concorre a determinare il gravissimo deficit di natalità che ci colloca ai vertici mondiali.
A fronte di tutto ciò gli industriali reggiani hanno deciso di impegnarsi non solo con l’istituzione di una delega alla “Parità di Genere”, attribuita nell’autunno scorso alla collega Giorgia Iasoni, ma anche predisponendo una serie di iniziative che prenderanno l’avvio nel corso del 2023.
Tra queste voglio ricordarne tre.
La prima è un’attività prevalentemente culturale, ovvero di informazione e sensibilizzazione rivolta agli imprenditori.
La seconda è costituita da alcuni programmi di formazione, per l’inserimento operativo in azienda, rivolti esclusivamente alle donne.
La terza, infine, è la promozione presso le imprese associate della prassi UNI/PdR 125:2022 che definisce le linee guida per la gestione e la misurazione della parità di genere nelle aziende.
Iniziative che nascono da una precisa consapevolezza: la grande sfida che la comunità, le imprese e i sindacati reggiani hanno di fronte in questi anni non è l’emergenza o il produrre di più, ma riuscire a sviluppare “idee motrici” condivise capaci di configurare “nuovi mondi” in cui vivere e lavorare.
Oggi sono due le grandi “idee motrici”: la prima è la sostenibilità, la seconda è la parità di genere e la cultura dell’inclusività che l’accompagna.
Entrambe, intrecciandosi tra loro, rappresentano la maggior trasformazione sociale, culturale ed economica del prossimo quarto di secolo, esattamente come la rivoluzione digitale negli ultimi due decenni. Dobbiamo essere pronti.
Buon 8 marzo a tutte le donne.
*Presidente Unindustria
Reggio Emilia