Gazzetta di Reggio

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Romano Manzotti, segretario Fimp «Parola chiave: collaborazione»

«La pediatria del futuro nelle case delle comunità»

Martina Riccò
«La pediatria del futuro nelle case delle comunità»

07 marzo 2023
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Reggio Emilia «Sarà difficile che in ogni comune, specie se piccolo, si possa continuare ad avere il pediatra “sotto casa”. Ne perderebbe la qualità delle prestazioni e delle possibilità diagnostiche immediate». A parlare del futuro della pediatria è Romano Manzotti, che oltre a essere pediatra di famiglia a Scandiano è anche segretario provinciale Fimp (Federazione italiana medici pediatri).

Con la sanità pubblica provata da carenza di personale e mancanza di fondi, non si può pensare che la pediatria sia un’isola felice. E infatti anche i pediatri, sia ospedalieri che di famiglia, sono sempre meno, con difficoltà a coprire i posti carenti, o anche assenze per malattia, ferie, aggiornamenti, gravidanze, e questo nonostante il notevole calo delle nascite. Diventa dunque necessario riorganizzarsi. «Secondo noi – afferma il dottor Manzotti – la riorganizzazione delle cure primarie, con la nascita delle “Case della comunità” dove i cittadini potranno rivolgersi per qualsiasi necessità socio-sanitaria, dovrà coinvolgere anche il pediatra di famiglia».

Non si tratta di un’operazione semplice, tuttavia, anche considerato che i pediatri di libera scelta sono molti meno rispetto ai medici di medicina generale. «Per favorire una buona assistenza pediatrica – suggerisce il segretario della Fimp – saranno necessarie alcune scelte ben precise. Intanto si dovrà favorire sempre più l’integrazione dei pediatri del territorio nelle case della comunità, dove possibile, o anche in altre strutture adeguate. Sarà necessaria una collaborazione della pediatria di comunità con i centri di vaccinazione e i “Centri aiuto alle Famiglie”, e una coordinazione con ostetriche e centri allattamento al seno come il “Latte e coccole”. Sarà inoltre necessario che quanti si occupano dei bambini (quindi neuropsichiatri infantili, psicologi, fisiatri e fisioterapisti, ortottisti, logopedisti, specialisti ambulatoriali dove presenti, servizi sociali) lavorino a stretto contatto. Infine è fondamentale aumentare i nuclei di pediatri che lavorano in gruppo».

Nessun pediatra lavora più soltanto con fonendoscopio, ricettario e computer, e i genitori che “frequentano” gli ambulatori pediatrici possono confermarlo: tanti pediatri usano già i tamponi faringei, eseguono esame rapido urine, proteina C reattiva, glicemia capillare, ossimetria, esami della vista, podoscopie e scoliometrie, otoscopie, alcuni anche ecografie di primo livello, oltre a usare otomicroscopio elettronico, strumenti per asportazione tappi di cerume, audiometria e impedenzometria, strumentazione sterile per medicazioni o piccola chirurgia, dermatoscopio, crioterapia per eliminare le verruche.

«Il valore aggiunto del lavoro in gruppo e a stretto contatto anche con altri professionisti – prosegue il dottor Manzotti – è soprattutto la possibilità di favorire il confronto fra i colleghi e anche, in casi particolari, la visita comune dello stesso bambino. La condivisione degli spazi permette inoltre l’acquisizione e l’utilizzo di strumentazione medica diagnostica ormai imprescindibile nel nostro lavoro, come già avviene in diverse “pediatrie di gruppo”. Si tratta di strumentazione che spesso non è possibile avere negli ambulatori individuali, soprattutto se multipli, e che rende più veloce diagnosi e terapie, evitando di inviare i bambini a visite specialistiche o esami di laboratorio con liste di attesa sempre più lunghe. Il lavoro in gruppo permette anche di usufruire delle diverse sub-specializzazioni dei pediatri presenti, per interesse individuale o per formazione specifica, con conseguente risparmio di ulteriori visite e tempo».

La direzione, per i pediatri, non può che essere questa: «Nell’ambito di ciascun distretto si dovrà favorire sistematicamente coordinazione e collaborazione fra i vari pediatri di famiglia e tra questi e tutti gli attori della area pediatrica, sacrificando parzialmente, se necessario, alcuni ambulatori pediatrici individuali ma mantenendo assolutamente il rapporto fiduciario», conclude Manzotti.