Gazzetta di Reggio

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La storia della 52enne reggiana Marika Fantuzzi

Di madre in figlia: «Una famiglia tutta al femminile? È la mia normalità»

Alice Benatti
Di madre in figlia: «Una famiglia tutta al femminile? È la mia normalità»

«Sentiamo forte il valore dell’indipendenza»

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Reggio Emilia Un otto marzo lungo una vita. La famiglia della 52enne reggiana Marika Fantuzzi è un vero e proprio trionfo del femminile: certo i loro cognomi sono diversi (e tengono traccia della componente maschile), ma questo albero genealogico vede le donne protagoniste assolute.

La storia

«La mia bisnonna Afra, che in realtà si chiamava Amelia, ebbe mia nonna Mirella quando aveva soltanto 16 anni» racconta Marika. «A sua volta, lei ha partorito due femmine: mia mamma Claudia e mia zia Patrizia. Mia nonna, rimasta vedova giovanissima, a soli 27 anni, si è ritrovata con due figlie da crescere da sola: lavorava il doppio e doppie erano le sue responsabilità. Fortunatamente il lavoro non le è mai mancato. Per tanti anni è stata la bidella della scuola media Galileo Galilei (tutti la conoscevano e io ero “la nipote della bidella”, per intenderci) poi, essendo sempre stata una grande cuoca, ha lavorato nella mensa alle Reggiane. È una grande donna, in aprile compirà 90 anni». Dopo Afra e Mirella, Marika arriva alla terza generazione. «Mia zia Patrizia ha avuto due figlie femmine, Barbara e Silvia, mentre io sono figlia unica. Io e la mamma abbiamo diciassette anni di differenza: oggi ha 70 anni e l’ho resa nonna già a 36, quando è nata mia figlia Eleonora. Poi, quattordici anni dopo, è arrivata la mia secondogenita Beatrice. Da due anni anche io sono nonna: Eleonora ha avuto Sebastiano, il mio nipotino: l’unico uomo della mia vita, a cui dedico tantissimo tempo nonostante la stanchezza». La 52enne, da poco più di un anno titolare di “Caffè dolce sosta” al civico 3/d di via Tolstoj a Canali, assicura che per lei «è la normalità essere fra donne». Oltre al piccolo Sebastiano, che spezza una tradizione nella discendenza, in questa famiglia trova spazio anche il papà di Marika: Fulgenzio, di 73 anni. «I miei genitori sono stati sempre pronti a sorreggermi: alla persona che sono oggi attribuisco la parola “determinazione”».

Un bar per quattro

“Dietro ogni grande donna c’è un’ottima tazza di caffè”. Questa la scritta che accompagna la pagina Facebook del bar Dolce Sosta, nella nuova zona residenziale della frazione, rilevato da Marika Fantuzzi all’inizio del 2022. «Lo gestisco insieme a mia mamma e il fine settimana mi danno una mano le mie figlie: una lavora il sabato e l’altra la domenica. La piccola ci aiuta perché le piace ma sta studiando e spero prenda una strada diversa». Dopo la separazione dal marito avvenuta sei anni fa, la 52enne ha deciso di realizzare il sogno che aveva nel cassetto da una vita: mettersi in proprio e gestire un bar tutto suo, dopo tanti anni da dipendente e l’ultimo lavoro da barista perso durante la pandemia, a marzo 2020. «Ho cominciato a lavorare nei bar a 16 anni – racconta – anche mia mamma era nel settore da tanti anni così, l’anno scorso, è venuto naturale cercare in lei la mia alleata». E con le figlie Eleonora e Beatrice Sirica, rispettivamente di 34 e 18 anni, oggi tre generazioni portano avanti questa tavola fredda che lavora molto con colazioni e aperitivi (questi ultimi, nella stagione estive, ospitati nel dehor). «Da poco io e mia figlia minore ci siamo trasferite in un appartamento sopra il bar: mi è sempre piaciuta l’idea della casa-bottega».

L’indipendenza

«Il valore dell’indipendenza nella mia famiglia lo sentiamo molte forte e io mi sono impegnata a trasmetterlo alle mie figlie. Di fronte alle difficoltà, ho insegnato loro a rialzarsi sempre da sole ma so che questo insegnamento nasce con la mia bisnonna: da lei arriva quella che considero una importante eredità». Indipendenza economica? Sì, ma non solo: «Indipendenza nel riuscire a fare tutto con le proprie forze» chiarisce. Lei stessa, con le sue scelte quotidiane, cerca di incarnare costantemente questo modello per loro. «A casa faccio – o, almeno, ci provo – tutto da sola, anche lavoretti manuali come piantare chiodi o sistemare cose rotte».

Resilienza e nostalgia

«Dopo la separazione ho capito che la donna in sé è davvero forte. Ho fatto cambiamenti che mai avrei potuto immaginare: con un uomo a fianco non sarebbe stato possibile». Una grande nostalgia, però, la assale «pensando a quei momenti a casa della nonna tra zabaione, cappelletti e giochi da tavolo», «a quelle scorpacciate» che le faranno restare sempre nel cuore «un vero senso di famiglia». l