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Codice Rosso, 200 casi di violenza a Reggio Emilia ma il 30% non è arrivato in tribunale

Alice Benatti
Codice Rosso, 200 casi di violenza a Reggio Emilia ma il 30% non è arrivato in tribunale

Nel 2022 emessi 59 ammonimenti dal questore, di cui 20 per stalking. Caruocciolo, divisione anticrimine della polizia: «Pochissime le recidive»

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Reggio Emilia Un 8 marzo che quasi si confonde con il 25 novembre per la scelta della polizia di Stato, unitamente al Cipm (il centro territoriale attivo nel recupero degli uomini maltrattanti) e alla Casa delle Donne, di allestire in piazza Prampolini un gazebo nel segno della prevenzione e del contrasto della violenza di genere. La Giornata Internazionale della Donna è stata l’occasione per un’opera di sensibilizzare su sessismo e diseguaglianze. E soprattutto sulla cultura della sopraffazione, fisica o psicologica che sia, dell’imposizione e dell’abuso. Il procuratore della Repubblica di Reggio Emilia Gaetano Paci ha sottolineato che «i numeri relativi alle indagini sulle violenza di genere sono particolarmente alti sul territorio perché elevata è la conflittualità che vede le donne vittime di condotte violente da parte di mariti, compagni o di terzi».

Cinque sono i magistrati (da poco il numero è stato potenziato) che nella procura reggiana si dedicano esclusivamente a questo tipo di fenomeno. Soltanto nel 2022 il dipartimento ha incamerato oltre 200 fascicoli per Codice Rosso, ma il 30% non è arrivato a giudizio. «Non tutti approdano in tribunale e le ragioni sono varie: possono riguardare la mancanza degli elementi di prova adeguati come all’atteggiamento delle vittime, che purtroppo a volte ritrattano o comunque ridimensionano la vicenda, oppure ancora perché si rivelano denunciano strumentali», spiega Paci, che lamenta nuovamente la carenza di organico (mancano sia magistrati che amministrativi). Sul fronte della prevenzione, gli ammonimenti del questore di Reggio Giuseppe Ferrari sembrano funzionare. Stiamo parlando della “via” amministrativa – prevista dal legislatore in materia di stalking, violenza domestica e cyberbullismo – che vale come una sorta di “cartellino giallo”. Su 59 ammoniti (39 per violenza domestica e 20 per stalking) lo scorso anno, soltanto un paio sono stati recidivi, come informa la dirigente della divisione anticrimine della questura Marinella Caruocciolo. «A volte questo richiamo funge da “schiaffo in faccia” per queste persone, che si rendono conto della grave condotta di cui si sono resi responsabili».

La dirigente della polizia di Stato ricorda che, per far scattare questo strumento, non è necessaria la denuncia della vittima ma che può essere fatto d’ufficio dal questore sulla base delle segnalazioni pervenute. «Stiamo dando moltissima attenzione al profilo dell’offender (in questo caso l’autore del reato di violenza di genere, ndr), tanto è vero che con i centri che offrono supporto psicologico non mettiamo in contatto solo le vittime ma anche gli uomini violenti, che spesso ci chiedono per primi di partecipare agli incontri che promuoviamo anche all’interno della questura» riporta Caruocciolo. Il questore Ferrari, presente ieri mattina insieme al personale della questura e al sindaco Vecchi, sottolinea che seppure l’ammonimento sia utile, sul fronte della prevenzione, per arginare il fenomeno della violenza maschile contro le donne, non è sufficiente.

«L’ammonimento non basta, quello che è importante è anche espletare un’attività di repressione: necessaria di fronte a donne che ci chiedono aiuto e hanno bisogno di un intervento tempestivo sia attraverso l’autorità giudiziaria sia mediante l’attuazione di misure di messa in sicurezza realizzate in collaborazione con le associazioni di volontariato». Si ricorda che, in accordo con la riforma del Codice Rosso, che ha ampliato le tutele nei confronti delle vittime di questi reati, nei casi di violenza domestica e di genere (in cui rientrano i maltrattamenti famigliari e lo stalking) esiste una corsia preferenziale che accelera le azioni della polizia giudiziaria e del pubblico ministero. La notizia di reato viene subito trasmessa (anche oralmente) al Pm che, salvo esigenze di tutela di minori o di riservatezza delle indagini, entro tre giorni ascolta la persona offesa o chi ha sporto denuncia. In caso di emergenza il numero da chiamare è il 112 mentre il 1522 è il numero della rete nazionale antiviolenza. l