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Maxi stabilimento a Gavassa

Silk-Faw, attesi a Reggio i cinesi: «Ex dipendenti ancora da pagare»

Ambra Prati
Silk-Faw, attesi a Reggio i cinesi: «Ex dipendenti ancora da pagare»

La società prospetta il salvataggio in extremis. Braccio di ferro sugli arretrati: «A marzo la terza tranche non è stata saldata»

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Reggio Emilia A Reggio arriva una delegazione cinese del governo di Xi Jinping tra dieci giorni. No, arriva ma non si quando. Non si arresta il balletto di dichiarazioni e smentite da parte dei vertici Silk-Faw, la cordata sino-americana che dalla primavera del 2020 sventola il miraggio – rimasto lettera morta – del mega stabilimento a Gavassa per la produzione di hypercar di lusso elettriche e ibride. Di certo c’è questo: «Il pagamento degli stipendi arretrati a quattro ex dipendenti, che dovevano essere versati in dieci tranche, si sono fermati alla terza. Domani deciderò se presentare istanza di fallimento», tuona l’avvocato Pasqualino Miraglia. L’ultimo segnale di vita di Silk-Faw è un articolo, comparso sul dorso “Imprese & Territori” de Il Sole-24 Ore, nel quale Giovanni Lamorte – ad di Silk Sports Car Company, il ramo italiano della società – prende tempo e rassicura. Secondo la società tra una decina di giorni dovrebbe calare «una delegazione cinese del governo che controlla Faw, il più antico e grande gruppo automobilistico». Una sorta di cavalleria per il salvataggio del piano. Interpellato dalla Gazzetta, Lamorte tuttavia frena: «Dovrebbe arrivare la delegazione cinese, ma non tra dieci giorni: è impossibile, mancano i visti». E dopo l’ennesima dichiarazione d’intenti («siamo speranzosi che il progetto possa ridecollare»), alla domanda se contano più i cinesi o gli americani (il deus ex machina è il finanziere Usa Jonathan Krane) l’ad replica: «Gli americani. I cinesi seguono sempre a ruota».

A infittire il quadro si inserisce l’avvocato Pasqualino Miraglia di Modena, a nome dei cinque ex dipendenti – per lo più ingegneri altamente qualificati che dovevano sviluppare la tecnologia, della trentina di dipendenti dichiarati sono rimasti per la maggior parte amministrativi – che alla fine dell’anno scorso sono passati alle vie legali per ottenere gli stipendi arretrati. «Il primo dipendente, poiché il suo decreto ingiuntivo è stato emesso per primo, è stato interamente saldato: da inizio gennaio al 9 febbraio Silk-Faw ha eseguito bonifici settimanali di cifre anche importanti, 5-6mila euro per volta – spiega Miraglia – Per gli altri quattro è stato raggiunto un accordo di rateizzazione che prevede dieci bonifici da febbraio a giugno. Le prime due tranche sono state rispettate: la terza, scaduta il 6 marzo scorso, no». Proprio ieri il legale ha sollecitato gli avvocati milanesi della società, con l’aut aut «o versate oppure ho la delega per depositare l’istanza di fallimento». Ma il gioco delle parti nel braccio di ferro legale finora non ha sortito effetto. «È nell’interesse dei miei assistiti che Silk-Faw continui a esistere. Ma gli ex dipendenti non si fidano più: basta prese in giro», conclude Miraglia.

Nel frattempo prosegue l’indagine della Guardia di Finanza di Reggio Emilia, delegata dalla procura di fare luce nel buio fitto della finanza internazionale con tappa a Reggio. l