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Il caso di via Farini

«Gli hanno preso il cane, spero non vogliano internare anche il clochard»

Alice Benatti
«Gli hanno preso il cane, spero non vogliano internare anche il clochard»

Reggio Emilia: un reggiano scrive alla Gazzetta per difendere il mendicante al quale la polizia locale ha sequestrato il cagnolino. «Quell’uomo è convinto che dopo averlo vaccinato e microchippato gli verrà restituito, mi auguro che possa essere davvero così»

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Reggio Emilia «Speriamo che nessuno voglia internare anche lui». È la frase amara con cui si conclude la lettera (pubblicata a fianco), scritta da un reggiano, Gianni Marconi, intervenuto sul caso del 40enne senza fissa dimora che venerdì mattina in centro storico ha dovuto consegnare il cucciolo che teneva con sé alla polizia municipale perché risultato sprovvisto di microchip e vaccinazioni. A farlo rabbrividire è il fatto che, di fronte «all’enorme riflessione che pone la presenza del clochard nella grassa via Farini», si noti il cagnolino e non l’uomo che staziona in quella strada su un giaciglio ormai da mesi. Un uomo che racconta di aver conosciuto personalmente, proprio grazie al suo animaletto. «Un giorno, passando per quella strada, li ho visti giocare – racconta – lui sembrava un bambino: era semidisteso e si faceva importunare, lasciandosi mordicchiare la faccia dal cucciolo. Allora mi sono sentito di avvicinarmi per dirgli qualcosa. Quel cane ha creato un momento di socializzazione fra noi; due persone che, diversamente, non si sarebbero mai parlate». Marconi riporta anche che, a lui, il clochard ha raccontato «che gli agenti glielo hanno preso per fare alcune cose tra cui il chip ma che glielo avrebbero riportato».

Nella nota comunale inviata alla stampa si legge che «la persona che aveva con sé il cucciolo non è stata in grado di mostrare alcun documento e, messa di fronte alle diverse violazioni al regolamento comunale, ha consegnato la bestiolina alla pattuglia». Per il Comune, inoltre, l’uomo «avrebbe invece ben chiaro che l’animale è in canile».

E la restituzione del cucciolo all’uomo senza fissa dimora, una volta ottemperato agli obblighi di legge in materia di microchip e di vaccinazioni, non sarebbe contemplata. «Sarà affidato alle cure del canile per effettuare la necessaria profilassi sanitaria e per trovare un futuro migliore» aveva informato già venerdì, infatti, l’amministrazione. Dal canto suo, il comandante della polizia locale Stefano Poma, contattato per un commento sulla vicenda, ha scelto di non rilasciare dichiarazioni.

Per il cittadino che ha preso a cuore questa storia, quel cane è sembrato tutt’altro che maltrattato. «Di certo non era alla catena e tirato fuori ogni volta che si avvicinava qualcuno per impietosirlo». E, come scrive nella lettera, «è sotto gli occhi di tutti che queste persone, escluse o autoescluse dal mondo, hanno un rapporto affettivo speciale con i loro cani e che di quanto rimediano per vivere c’è sempre una parte riservata alla loro sussistenza».

A spingere gli agenti a controllare l’animale sono state le segnalazioni da parte di cittadini che hanno espresso preoccupazione per lo stato di salute della bestiola. «È fatto assoluto divieto di utilizzare animali con cuccioli lattanti o da svezzare, animali non in buono stato di salute o costretti in evidenti condizioni di maltrattamento, per la pratica dell’accattonaggio» recita l’articolo 18 del regolamento comunale per la tutela e il benessere degli animali vigente a Reggio.

Marconi ammette sì di avere fatto l’elemosina («quel cagnolino mi ha fatto spendere almeno tre euro fra tutte le volte che ho interloquito con il clochard») ma che la questua «è sempre volontaria».

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