«I pilomat del centro sono sempre tutti giù»
Prima le polemiche legate alle installazioni, ora la domanda «Perché li abbiamo messi se poi non li facciamo funzionare?»
Reggio Emilia I pilomat ai reggiani non sono mai andati giù... nemmeno ora che “giù” ci sono quasi sempre.
Dopo la fredda accoglienza – per non parlare di avversione – riservata da commercianti e residenti del centro storico a questi dissuasori, installati per la prima volta ormai una quindicina di anni fa, l’ostilità non si è mai placata. Oggi, anzi, si manifesta con una nuova e canzonatoria intensità: «Dopo tutto quello che abbiamo speso per installarli, sono sempre spenti? Allora che senso ha avuto metterli?».
Attualmente i dissuasori oleodinamici a scomparsa, ovvero i pilomat, delimitano l’area pedonale integrata del centro storico. Compaiono (o meglio: scompaiano) ad esempio in via Farini e piazza Prampolini, ma anche in piazza Fontanesi e via Campo Marzio; e poi in piazza San Prospero (dove sono in corso i lavori di riqualificazione); piazza Martiri del 7 Luglio e piazza Vittoria; via Emilia San Pietro, piazza Del Monte, via Emilia Santo Stefano.
La loro esistenza è confermata dall’impianto semaforico che accompagna ogni dissuasore (e che dovrebbe mettere al corrente i passanti della possibilità che la colonnina si alzi), ma – stando alle segnalazioni – è ormai raro vederli in azione.
Una “vasca” in via Emilia il sabato mattina conferma che, dalla mente dei reggiani, i pilomat sono praticamente spariti. La primavera nell’aria porta tutti a sfoggiare vestiti leggeri e leggeri sorrisi. Ci si ferma a chiacchierare, ci si saluta sbracciandosi da un lato all’altro della strada, si fa un complimento a un cane, una carezza a un bambino sul passeggino, mentre i suoi occhietti vispi si nascondono già dietro a lenti scure per sfuggire ai raggi del sole.
A piedi o in bicicletta, con animali a guinzaglio o carrozzine da spingere, non c’è persona che non attraversi il varco presidiato dal dormiente dissuasore, pestandolo anche con disinvoltura. D’altra parte, in via Emilia, i pilomat sono tutti abbassati. Così come all’imbocco di via Farini, via Guidelli e via Sessi, ma anche in piazza Prampolini, piazza San Prospero e piazza Fontanesi.
Strenuamente sollevati, invece, quelli di via Guido da Castello. «E così le persone continuano a farsi male», attacca Roberta Casoli, titolare della nota boutique “Personal Shopper” che si trova proprio nella via.
«Ho chiamato almeno una decina di volte l’ambulanza – racconta, indicando il dissuasore che si trova proprio davanti alla vetrina del suo negozio – e ci sono tantissime cause aperte. Una persona si è ferita al volto, un’altra si è infilata il manubrio nelle costole. Le persone, soprattutto gli anziani, non si accorgono del pilomat che si sta alzando e così si mettono in pericolo. Sono vere e proprie barriere architettoniche. Non solo. Dal momento che la cartellonistica che indica la presenza del dissuasore mobile è visibile solo nel senso di marcia, tutti quelli che vengono dalla direzione contraria sono esposti agli infortuni. E pensare che a Reggio, la città delle biciclette, i ciclisti vanno tutti contromano...».
Nonostante i pilomat siano stati installati da tempo, Casoli continua la sua battaglia (dando voce ai tanti che la pensano come lei): «Le telecamere a zona sono molto più sicure, e noi questo lo abbiamo detto dall’inizio. Poi questi dissuasori sono anche anti-ecologici: visto che il telecomando che serve per farli abbassare costa, non tutti i residenti ce l’hanno e molti usano una App, che però spesso non funziona. Morale? Si formano lunghe code di auto con motore rigorosamente acceso, e tutto lo smog lo respiriamo noi».
Che siano “su” o “giù”, insomma, i pilomat continuano a fare discutere. “Certi amori fanno giri immensi e poi ritornano”, canta Venditti. Ma forse lo stesso vale anche nelle relazioni in cui di amore proprio non c’è traccia. l
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