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«I pilomat del centro sono sempre tutti giù»

Martina Riccò
«I pilomat del centro sono sempre tutti giù»

Prima le polemiche legate alle installazioni, ora la domanda  «Perché li abbiamo messi se poi non li facciamo funzionare?»

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Reggio Emilia I pilomat ai reggiani non sono mai andati giù... nemmeno ora che “giù” ci sono quasi sempre.

Dopo la fredda accoglienza – per non parlare di avversione – riservata da commercianti e residenti del centro storico a questi dissuasori, installati per la prima volta ormai una quindicina di anni fa, l’ostilità non si è mai placata. Oggi, anzi, si manifesta con una nuova e canzonatoria intensità: «Dopo tutto quello che abbiamo speso per installarli, sono sempre spenti? Allora che senso ha avuto metterli?».

Attualmente i dissuasori oleodinamici a scomparsa, ovvero i pilomat, delimitano l’area pedonale integrata del centro storico. Compaiono (o meglio: scompaiano) ad esempio in via Farini e piazza Prampolini, ma anche in piazza Fontanesi e via Campo Marzio; e poi in piazza San Prospero (dove sono in corso i lavori di riqualificazione); piazza Martiri del 7 Luglio e piazza Vittoria; via Emilia San Pietro, piazza Del Monte, via Emilia Santo Stefano.

La loro esistenza è confermata dall’impianto semaforico che accompagna ogni dissuasore (e che dovrebbe mettere al corrente i passanti della possibilità che la colonnina si alzi), ma – stando alle segnalazioni – è ormai raro vederli in azione.

Una “vasca” in via Emilia il sabato mattina conferma che, dalla mente dei reggiani, i pilomat sono praticamente spariti. La primavera nell’aria porta tutti a sfoggiare vestiti leggeri e leggeri sorrisi. Ci si ferma a chiacchierare, ci si saluta sbracciandosi da un lato all’altro della strada, si fa un complimento a un cane, una carezza a un bambino sul passeggino, mentre i suoi occhietti vispi si nascondono già dietro a lenti scure per sfuggire ai raggi del sole.

A piedi o in bicicletta, con animali a guinzaglio o carrozzine da spingere, non c’è persona che non attraversi il varco presidiato dal dormiente dissuasore, pestandolo anche con disinvoltura. D’altra parte, in via Emilia, i pilomat sono tutti abbassati. Così come all’imbocco di via Farini, via Guidelli e via Sessi, ma anche in piazza Prampolini, piazza San Prospero e piazza Fontanesi.

Strenuamente sollevati, invece, quelli di via Guido da Castello. «E così le persone continuano a farsi male», attacca Roberta Casoli, titolare della nota boutique “Personal Shopper” che si trova proprio nella via.

«Ho chiamato almeno una decina di volte l’ambulanza – racconta, indicando il dissuasore che si trova proprio davanti alla vetrina del suo negozio – e ci sono tantissime cause aperte. Una persona si è ferita al volto, un’altra si è infilata il manubrio nelle costole. Le persone, soprattutto gli anziani, non si accorgono del pilomat che si sta alzando e così si mettono in pericolo. Sono vere e proprie barriere architettoniche. Non solo. Dal momento che la cartellonistica che indica la presenza del dissuasore mobile è visibile solo nel senso di marcia, tutti quelli che vengono dalla direzione contraria sono esposti agli infortuni. E pensare che a Reggio, la città delle biciclette, i ciclisti vanno tutti contromano...».

Nonostante i pilomat siano stati installati da tempo, Casoli continua la sua battaglia (dando voce ai tanti che la pensano come lei): «Le telecamere a zona sono molto più sicure, e noi questo lo abbiamo detto dall’inizio. Poi questi dissuasori sono anche anti-ecologici: visto che il telecomando che serve per farli abbassare costa, non tutti i residenti ce l’hanno e molti usano una App, che però spesso non funziona. Morale? Si formano lunghe code di auto con motore rigorosamente acceso, e tutto lo smog lo respiriamo noi».

Che siano “su” o “giù”, insomma, i pilomat continuano a fare discutere. “Certi amori fanno giri immensi e poi ritornano”, canta Venditti. Ma forse lo stesso vale anche nelle relazioni in cui di amore proprio non c’è traccia. l

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