Gazzetta di Reggio

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Il caso di via Farini

La cagnolina sottratta al clochard dopo le vaccinazioni sarà data in adozione

Chiara Cabassa
La cagnolina sottratta al clochard dopo le vaccinazioni sarà data in adozione

La responsabile del canile nega corsie preferenziali per il senza tetto. «Se non è un cittadino italiano, come mi è sembrato di capire, non potrà neppure chiedere di adottarlo».

13 marzo 2023
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Reggio Emilia Il clochard ha per il momento abbandonato la sua postazione in via Farini di fronte alla biblioteca Panizzi. Quanto alla cagnolina che la polizia locale nei giorni scorsi aveva “messo in sicurezza” allontanandola dal senzatetto ora si trova al canile comunale di Cella. Una volta microchippata e sottoposta alla necessaria profilassi sanitaria, sarà data in adozione. Senza nessun canale preferenziale, nel caso remoto che al canile arrivi la richiesta del clochard.

«La cucciola sta bene – conferma Isabella Bertoldi, responsabile del canile – e non ha particolari problemi sanitari. Ma è molto piccola, non ha più di due mesi. Dopo essere stata microchippata dovrà fare le diverse vaccinazioni previste. Superata questa fase diventerà adottabile e si aprirà la classica procedura».

E se il clochard con il quale ha probabilmente passato i suoi primi mesi di vita si facesse vivo? «Dubito che venga a reclamarlo – prosegue la responsabile del canile –. Nel caso, dovrà fare anche lui una richiesta secondo le regole in vigore. E se non è un cittadino italiano, come mi è sembrato di capire, non potrà neppure chiedere di adottarlo».

Per un portone che si chiude a doppia mandata, c’è però una porticina che si apre. «Ovviamente – spiega il dottor Giorgio Micagni, direttore del servizio Veterinario dell’Ausl di Reggio Emilia – ora il cane è stato affidato al canile comunale per effettuare la necessaria profilassi sanitaria. Poi, se il senzatetto a cui è stato sottratto il cane, dimostrerà che è in grado di gestire l’animale e darà delle garanzie in questo senso, potrebbe anche vederselo restituire. Perché no?».

Nella consapevolezza che, al di là del “ricongiungimento” di cagnolina e clochard, l’obiettivo da cui non si può prescindere è dare un futuro a chi è costretto a vivere in strada. Che merita di più che un giaciglio in via Farini. Perché se è vero che per qualcuno vivere “ai margini” è una scelta, non bisogna dimenticare che per scegliere servono strumenti. Che qualcuno ti deve dare. Se la fortuna non ti ha sorriso. Ma anche se sei caduto e non sei riuscito a rialzarti.

Da queste premesse partono anche le considerazioni di Dario De Lucia: «Auspico – afferma il consigliere comunale di Coalizione Civica – che i servizi sociali di Reggio si mettano in contatto con il clochard per trovargli innanzitutto una sistemazione e, allo stesso tempo, dargli le indicazioni per cercare di tornare in possesso del cane. Anche perché il regolamento del Comune, articolo 18, prevede il divieto di accattonaggio con cuccioli o animali non in buono stato di salute o maltrattati... ma non è il caso di cui ci stiamo occupando. Innanzitutto il clochard non faceva accattonaggio e la cagnolina, a dirlo è stata la stessa responsabile del canile, è in ottima salute senza il minimo segnale che faccia pensare a maltrattamenti».

A intervenire sul caso è anche Cosimo Pederzoli, di Sinistra Italiana, che lancia una freccia a favore del clochard: «Dopo il passaggio, necessario, della profilassi sanitaria, si potrebbe valutare se restituire il cane alla persona a cui è stata tolta. Dal momento che nei canili, per gli affidamenti, vengono organizzati giustamente dei colloqui, si tratta di vedere se questa persona, pur non avendo una casa, è in grado di avere cura dell’animale. Perché – continua Pederzoli – ci sono senzatetto che rinunciano al cibo per sfamare la propria bestiola e che spesso rifiutano il dormitorio proprio perché i cani non sono ammessi». Ci sarebbe anche una soluzione riconosciuta da una normativa regionale che prevede, per contrastare randagismo e abbandono di animali, di istituire “il cane di quartiere”. «Se i residenti di un quartiere conoscono un senzatetto che gravita nella zona, e ha un cane con sé, possono prendersi la responsabilità di assicurare sempre cibo, acqua e riparo (magari nelle sere più fredde). Fermo restando che tutte le spese sono a carico del Servizio sanitario».

Per poi tornare al punto di partenza: «Naturalmente – conclude Pederzoli – non dobbiamo focalizzarci a senso unico sul cane ma dovremmo ricalibrare il problema sociale dei senzatetto che a Reggio non mancano. E da qui partire. Sottolineando, casomai, che a volte un cane è l’unico affetto rimasto a queste persone. E il compito di una comunità è anche quello di dare loro una nuova prospettiva di vita».