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Silk-Faw chiese 38 milioni del Pnrr, la Finanza sequestra atti a Invitalia

Ambra Prati
Silk-Faw chiese 38 milioni del Pnrr, la Finanza sequestra atti a Invitalia

Le Fiamme Gialle di Reggio hanno acquisito la pratica nella capitale

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Reggio Emilia «Pronti a collaborare con la Guardia di Finanza». Così Invitalia (l’agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, di proprietà del Ministero dell’Economia) si esprime sulla visita del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Reggio Emilia, calata la scorsa settimana a Roma per sequestrare la domanda presentata dal ramo italiano di Silk-Faw. Sotto la lente delle Fiamme Gialle è finita la pratica con la quale Silk-Faw Sports Car Company Srl aveva inoltrato la richiesta per 38 milioni di euro di fondi del Pnrr, a fronte di 380 milioni di investimenti.

L’inchiesta dei militari, coordinati dal pm Piera Giannusa della procura di Reggio, è tuttora in corso e il fascicolo è ancora contro ignoti, in attesa di decifrare l’organigramma societario che porta fino alle Cayman. Tuttavia l’ultimo capitolo del feuilleton Silk-Faw pare avere un’ipotesi di reato: tentata truffa aggravata ai danni dello Stato, al quale si potrebbe aggiungere il riciclaggio.

È lo sviluppo investigativo su quello che non solo appare come il più grande bluff finanziario della storia reggiana – il mega stabilimento di supercar elettriche e ibride rimasto sulla carta che gli americani di Silk (leggi il magnate Jonathan Crane) e i cinesi di Faw avrebbero dovuto far sorgere a Gavassa –, ma anche il primo caso, sempreché la svolta sia confermata, del primo clamoroso tentativo illecito di appropriarsi dei fondi del Pnrr; il Piano nazionale di ripresa e resilienza per sollevare l’economia post Covid che, con il suo fiume di denaro, scatena parecchi appetiti.

Ben 38 milioni di euro. La posta sul piatto del Pnrr fa sembrare bruscolini i 4,5 milioni che la regione Emilia-Romagna ha stoppato e revocato due giorni fa, con la conseguenza che i 79mila metri quadrati di Gavassa aggiunti dal Comune di Reggio ai 280mila già destinati all’urbanizzazione torneranno agricoli.

Occorre precisare che la domanda a Invitalia, ente di diritto pubblico con il compito di dare impulso alla crescita, è stata presentata dal ramo italiano di Silk-Faw nell’aprile 2022: quasi un anno fa, quando le nubi nere sul piano erano già conclamate. Se ne potrebbe dedurre che il tesoretto del Pnrr non era la strategia “originaria”, bensì un tentativo di salvare il salvabile a progetto compromesso: anche su questo occorrerà fare chiarezza. Di certo l’acquisizione dei poco voluminosi atti, da parte dei finanzieri del Pef, accende i fari dell’istruttoria sui fondi pubblici nazionali: questa la pista principale dell’inchiesta partita dall’esposto del parlamentare reggiano di Fratelli d’Italia Gianluca Vinci.

«L’operazione Silk-Faw non mi ha mai convinto e ho ritenuto necessario presentare l’esposto in Procura – afferma ora Vinci – Ritengo che il Comune abbia una responsabilità: cambiando la destinazione d’uso di un’area così ampia ha dato credibilità a un’operazione che altrimenti, a mio avviso, non ne avrebbe avuta. È giusto che indaghi la Procura e scopra se si è trattato di una semplice operazione industriale finita male o di una truffa e cosa ci sia dietro».

La notizia del sequestro ha dato la stura alla polemica politica: numerose le interpellanze e le interrogazioni presentate in Regione, mentre a Reggio il consigliere Claudio Bassi (FdI) si chiede «se sarà realizzato il casello dell’A1 Reggio Emilia Est».