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Infermieri, lavoro “snobbato”. Calati gli iscritti all’università

Alice Benatti
Infermieri, lavoro “snobbato”. Calati gli iscritti all’università

All’Unimore sono una decina gli studenti in meno rispetto ai posti offerti Il tasso del 100% di occupabilità post laurea non basta a “sedurre” i ragazzi

16 marzo 2023
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Reggio Emilia Mentre guardano a un mondo del lavoro sempre più precario e all’inflazione che “erode” gli stipendi dei loro genitori, non basta nemmeno la promessa che, con la laurea in “tasca”, troveranno subito un lavoro a convincere i ragazzi della Generazione Z a intraprendere i percorsi universitari più “sicuri” per il loro futuro. Non abbastanza di loro, almeno, come dimostra il numero di iscritti ai due corsi di laurea in scienze infermieristiche dell’Università di Modena e Reggio Emilia, che è ormai inferiore ai posti disponibili. Nella Città del Tricolore, nell’anno scolastico in corso, ne sono stati coperti soltanto 150 dei 160 offerti mentre a Modena è andata un po’ meglio: su 170 ne ha persi due, che però sarebbero quelli riservati agli studenti extracomunitari, andati però deserti. Il “posto fisso” è assicurato da entrambi i corsi di laurea triennale (il tasso di occupazione è del 100% con il 10% che prosegue gli studi e tutti gli altri che trovano lavoro a un anno dalla laurea) eppure non sembra bastare. Se i turni notturni e festivi e gli stipendi bassi potevano essere più o meno presenti nell’immaginario dei diplomati interessati alla professione, per molti la grande fatica affiorata durante l’emergenza sanitaria può essere stata invece un elemento di novità. «Il Covid ha fatto emergere fotografie di infermieri sfiniti negli ospedali e questo non ha aiutato a trasmettere ai giovani la percezione che sia un lavoro per tutti» analizza il professor Stefano Luminari, presidente del corso di laurea in Infermieristica di Reggio Emilia e medico. «L’università ricopre una posizione importante perché si colloca tra gli studenti che escono dalle superiori e il mondo del lavoro, che però ha perso attrattività ai loro occhi». Eppure la pressione che arriva da quella parte è fortissima: basti pensare che, durante la pandemia, rispondendo all’appello della Regione Emilia-Romagna per far fronte alle emergenze del sistema sanitario regionale, Unimore ha anticipato le sedute di laurea in infermieristica nelle sedi di Modena e di Reggio Emilia. Certo il fenomeno del calo degli iscritti preoccupa ma Luminari assicura il grande sforzo dell’ateneo finalizzato ad attirare più studenti verso questo percorso di studi.

Come spiega, «promuoviamo attività di orientamento online e in presenza e abbiamo istituito tavoli di lavoro impegnati ad affinare al meglio questi incontri con i ragazzi». «Il nostro compito – chiarisce – è quello di formare professionisti all’altezza dei compiti che saranno chiamati a svolgere una volta che entreranno in servizio. Con loro lavoriamo molto anche sulle skills traversali, legate alla sfera della relazione con il paziente e i famigliari. Inoltre siamo impegnati sull’internalizzazione, offrendo agli studenti la possibilità di svolgere periodi di formazione all’estero nell’ambito dei programmi Erasmus».

Se da una parte il numero di iscritti ai due corsi di laurea breve in infermieristica è in leggera flessione, è in aumento quello registrato dalla magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche che ha sede a Modena: 40 iscritti contro i 30 dell’anno precedente. Una crescita che testimonia la volontà degli infermieri a essere più specializzati, anche nella speranza di condizioni di lavoro migliori. «Il mondo infermieristico è vasto e il compito di noi formatori è quello di dare a ciascuno studente gli spunti necessari a fargli trovare il suo posto. Una volta dentro – conclude – le professionalità offerte sono tantissime».