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«Tante ore di lavoro e paghe basse». Scoppia la protesta dei vigilantes

Nicolò Valli
«Tante ore di lavoro e paghe basse». Scoppia la protesta dei vigilantes

Il contratto nazionale è fermo al 2015: «Chiediamo condizioni dignitose»

17 marzo 2023
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Reggio Emilia «Il contratto nazionale per i lavoratori della vigilanza è fermo dal 2015. Sono passati otto anni e non si riesce ancora a trovare un accordo. I nostri lavoratori sono costretti a percepire delle rese da fame a fronte di una quantità di lavoro davvero elevata».

È il grido d’allarme che arriva dalla sede della Cigl reggiana, dove nella giornata di ieri i rappresentanti di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil hanno esternato le problematiche di una categoria, quella delle guardie giurate e degli operatori della vigilanza, che vive da tempo in una situazione di forte precarietà.

«La situazione che stiamo affrontando è inaccettabile – dichiarano i sindacati –. Abbiamo inviato le lettere alle società che gestiscono gli appalti per l’esercizio di pubblica vigilanza con l’obiettivo di trovare una soluzione. Il lavoro aumenta sempre più ma i fondi sono pochi; le guardie sono così costrette a svolgere turni da oltre dieci ore al giorno, con uno stipendio lordo che si aggira tra i 1.300 e i 1.500 euro. Per raggiungere cifre più dignitose si è quasi obbligati a fare diverse ore di straordinario ma oltre a essere una vera e propria speculazione, va considerato che l’attenzione e la concentrazione calano sensibilmente. Sono principi in contrasto con l’articolo 36 della Costituzione, che chiarisce che il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla qualità e quantità di quello che svolge».

Il rischio, neanche a dirlo, è di un vero e proprio esodo da questo mestiere: «A Reggio ci sono un migliaio di guardie giurate – dicono – ma da inizio 2023 circa 50 persone hanno già rinunciato all’incarico. Speriamo che Legacoop e Confindustria con cui parliamo ci possano dare una mano».

Ad aprile dovrebbero arrivare risposte da questo punto di vista, ma in tutta Italia ci si sta muovendo in maniera decisa. Lo sciopero, in ogni caso, non è una possibilità: «Si andrebbe infatti a impoverire maggiormente famiglie che già non godono di un’ottima situazione economica», chiudono i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil. l