Via dai campi sportivi l’ex allenatore pedofilo
Scarcerato, ha già espiato la sua pena ma è interdetto dai luoghi con minori
Reggio Emilia «Radiazione» per l’ex coach, condannato in via definitiva per violenza sessuale su minori. La parola è comparsa in una comunicazione via mail inviata dal Coni di Reggio Emilia a tutte le federazioni sportive, per informarle che il reggiano, ex allenatore di basket e poi arbitro al centro di uno dei più clamorosi casi di pedofilia della città – che oggi ha 53 anni e ha scontato per intero il conto con la giustizia – è interdetto in perpetuo da qualsiasi luogo frequentato da minori: gli sono proibiti a vita incarichi in enti, società sportive, impianti, oratori, scuole o campi estivi.
La vicenda era emersa dall’intuito di una madre che, accortasi del disagio del figlio che all’improvviso rifiutava gli allenamenti di basket, aveva ricevuto le confidenze del 15enne, che aveva riferito tre episodi relativi ad atti sessuali avvenuti in quattro mesi (tra novembre 2014 e febbraio 2015) nel solaio-ufficio della casa del coach, dove il ragazzo si recava a fare i compiti. La madre aveva sporto denuncia e si era avviata l’indagine. Il 19 novembre 2016 era arrivata la sentenza di primo grado: una condanna a 4 anni e 8 mesi, a fronte di una richiesta del pm Maria Rita Pantani di 5 anni e 6 mesi. Sentenza confermata in toto in Appello il 10 luglio 2018 e infine dalla Cassazione il 12 settembre 2019. Occorre precisare che l’ex coach, tra il tempo passato ai domiciliari e lo sconto previsto ogni tre mesi, ha terminato di scontare la condanna, è stato scarcerato e ora è a tutti gli effetti un uomo libero.
«Il mio assistito ha pagato tutto quello che doveva pagare – ha sottolineato il suo avvocato Erica Romani –. Dopo quella dolorosa vicenda non ha più allenato, ha fatto l’arbitro in qualche partita per adulti». Il punto è che, tra le pene accessorie della sentenza di primo grado divenuta definitiva, è stato comminato l’articolo 609 nonies del Codice penale: «Interdetto in perpetuo da qualsiasi ufficio attinente la tutela, da qualunque incarico nelle scuole nonché da ogni servizio, istituzione o struttura pubblica o privata frequentata da minori».
Un’interdizione perpetua che non si estingue, a differenza della pena.
Perché arriva ora questa decisione del Coni? Per effetto della Cassazione: il 15 marzo 2023 l’Ufficio esecuzioni della Procura di Reggio Emilia ha comunicato al Coni, «con urgenza, per quanto di vostra competenza», di avvisare dell’interdizione perpetua le federazioni. L’atto è stato trasmesso al Coni Emilia-Romagna e al Coni di Reggio Emilia, così come alla Fip (federazione italiana pallacanestro) regionale e provinciale, con tanto di nome e cognome dell’interessato. «È nostro compito avvisare le federazioni, che a loro volta avviseranno le società sportive – spiega Ivano Prandi, delegato provinciale del Coni –. È un provvedimento a tutela dei minori, che mostra l’attenzione della procura». Sia chiaro: nulla vieta all’ex coach di arbitrare una partita tra adulti. «Le società devono sapere – spiegano dal Coni – che se nello stesso campo giocano adulti e minori il 53enne non ci può stare».