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Carburante a prezzi stracciati, smascherata truffa da 90 milioni

Serena Arbizzi
Carburante a prezzi stracciati, smascherata truffa da 90 milioni

Sequestrati denaro e immobili per 149 milioni e 17 distributori in otto province. A Reggio Emilia la Finanza entra in azione a Montecchio, Brescello e Poviglio

23 marzo 2023
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Reggio Emilia Proponevano prezzi del carburante più convenienti rispetto ai concorrenti sul mercato. Era possibile tramite una complessa frode che ha coinvolto più Paesi e ha portato a un’evasione dell’Iva per oltre 90 milioni sui prezzi di benzina e gasolio che poi erano rivenduti.

Si tratta di una frode carosello, ossia il meccanismo con cui si aggirano le norme in materia fiscale attraverso ripetute operazioni fittizie tra più società.

La Guardia di Finanza di Parma ha riannodato i fili del meccanismo e ha smascherato la truffa: l’operazione ha dato vita a un decreto di sequestro preventivo emesso dal giudice delle indagini preliminari del tribunale di Parma, su richiesta della Procura europea verso due società attive nel commercio di carburanti e di sette persone tra cui tre promotori di un’associazione a delinquere che aveva come scopo la frode fiscale per l’acquisto di quantitativi ingenti di benzina e gasolio. Di pari passo con il decreto è stato disposto anche il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni mobili, immobili e denaro fino a raggiungere 149 milioni e 188.000 euro. Sequestrate anche 17 pompe bianche, ovvero i distributori senza l’insegna delle case petrolifere a Reggio Emilia (in particolare a Montecchio, Poviglio e Brescello), a Modena (a Medolla), a Ferrara, Piacenza, Brescia, Lodi e Verona.

Con l’intricato quanto ben oliato ingranaggio di società inesistenti, un'azienda di Parma, la Boschi Petroli, comprava benzina e gasolio da raffinerie di Slovenia e Croazia ed evadeva l'Iva. In seguito vendeva il carburante sul mercato a un prezzo molto più concorrenziale rispetto al normale. Si è calcolato, infatti, che in pochi anni è stato possibile un raddoppio del giro d’affari.

Le indagini sono partite dalle analisi dei prezzi di mercato quantomeno anomali praticati dall’impresa di Parma e notati dalle Fiamme Gialle. Secondo le ricostruzioni alla base del meccanismo c’erano tre soggetti: uno operava da Dubai, uno da Miami e il terzo da Napoli.

I prodotti provenienti dalle raffinerie in Slovenia e Croazia sono stati ceduti in modo fittizio prima a imprese del Regno Unito e della Romania, poi a società cartiere italiane, gestite dai componenti dell’associazione a delinquere, per essere poi ceduti all’impresa di Parma, ovvero il reale destinatario.

Le imprese cartiere

Entrando nel dettaglio, sono state individuate 31 imprese cartiere fornitrici accomunate da alcune caratteristiche: non erano in regole con le dichiarazioni sulle imposte dirette e dell’Iva; erano prive dei depositi per lo stoccaggio dei prodotti petroliferi, di personale dipendente e di automezzi idonei al trasporto di carburante; risultavano rappresentate in sede legale da pregiudicati o nulla tenenti e, particolare degno di nota, registravano aumenti di fatturato esponenziali o comunque sproporzionati rispetto all’operatività ordinaria.

Le indagini

L’attività investigativa è stata suddivisa in più passaggi. Nel giugno 2019 era avvenuta una perquisizione alla sede principale dell’impresa di Parma, durante la quale i finanzieri avevano sequestrato 1 milione e 500.000 euro in contanti. La detenzione di questa somma, secondo quanto risulta dal decreto del gip, non è giustificata dalla normale attività dell’azienda, ma sarebbe stata restituita dai fornitori delle fatture per operazioni inesistenti.

Ieri sono state sottoposte a sequestro: il deposito commerciale di Parma con capacità di stoccaggio carburanti per mille metri cubi; i 17 distributori dell’impresa parmigiana e più immobili che fanno capo agli indagati, in provincia di Parma, Roma, Potenza e Matera, oltre a disponibilità finanziarie e quote di società.