Si introduce in casa e picchia l’ex per farle ritirare la causa legale
Il 50enne è alla sbarra per lesioni, violazione di domicilio e tentata estorsione
Reggio Emilia «Dillo, dillo alla Marta!». Il riferimento è a Marta Rovacchi, l’avvocata esperta in diritto di famiglia e dei minori che all’epoca tutelava l’ex nella causa per il mantenimento della figlia. Per queste parole, pronunciate un giorno in cui si è introdotto nella casa in città della donna di 56 anni picchiandola con lo scopo di farla desistere dalle vie legali, un uomo di 50 anni è finito alla sbarra per i reati di tentata estorsione aggravata (dal travisamento), violazione di domicilio aggravata (dalla violenza alla persona) e lesioni personali aggravate (per aver commesso il fatto su persona legata da una relazione affettiva cessata).
Il contesto è quello di una relazione sentimentale interrotta per volere di lei e non accettata da lui. Dopo la convivenza finita male, la madre ha iniziata una battaglia legale per veder riconosciuto il mantenimento della figlia minore, non versato dal padre. Senonché quest’ultimo, il 22 novembre 2020, ha messo in atto un’azione intimidatoria: quel giorno il 50enne «si introduceva nell’abitazione dell’ex contro la volontà della stessa» e quando la donna è rincasata «la aggrediva colpendola con diversi pugni alla testa, bloccandola di peso sul pavimento, ponendo un ginocchio sulla schiena e profferendo la frase: “Alla Marta (riferendosi all’avvocato di lei, ndr) martedì manda una mail dove dici tutto ok! E me la mandi per conoscenza, se non lo fai torno!». La donna è finita al pronto soccorso con ematomi guaribili in dieci giorni. L’intento dichiarato dell’uomo era, come recita il capo d’imputazione, «costringere l’ex convivente more uxorio a rinunciare all’azione legale intrapresa nei suoi confronti per il recupero del credito dalla stessa vantato di 8mila euro a titolo di assegno di mantenimento»; l’ex avrebbe dovuto fingere con il suo avvocato di aver trovato un accordo, «evento non verificatosi in quanto la parte offesa proseguiva nell’azione legale». Da qui la denuncia sporta dalla madre e l’avvio del procedimento penale, sebbene per la tentata estorsione l’aggravante «dell’aver agito con il volto coperto da uno scaldacollo» sia caduta in fase di udienza preliminare.
Occorre sottolineare che la 56enne, tutelata dall’avvocato Alessandro Magnani, all’inizio si è costituita parte civile; in seguito, dopo aver ottenuto un risarcimento, la donna ha revocato la costituzione di parte civile e rimesso la querela. Tuttavia il processo penale, che la vede parte offesa, è proseguito d’ufficio.
Nei giorni scorsi, davanti al collegio giudicante presieduto da Cristina Beretti (a latere Giovanni Ghini e Silvia Semprini), ha deposto proprio la 56enne, insieme a un vicino di casa e ad altri testimoni citati dal pm Piera Giannusa. La parte offesa ha sostanzialmente confermato le accuse: ha ripercorso l’accaduto e ha spiegato la paura per la propria incolumità provata il giorno dell’aggressione.
Da parte sua il 50enne, difeso dall’avvocato Matteo Iotti, nega con forze gli addebiti e con l’offerta risarcitoria ha dimostrato di aver fatto fronte al suo dovere nei confronti della bambina. l