Il dibattito

«Reggiana al nuovo Mirabello? Un progetto che si può fare»

Evaristo Sparvieri
«Reggiana al nuovo Mirabello? Un progetto che si può fare»

Lo studio sul tavolo del Comune ai tempi di Compagni e Medici

01 aprile 2023
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Reggio Emilia «Secondo me quel progetto è ancora fattibile. Se la Reggiana vuole, siamo a disposizione». C’è un progetto chiuso in un cassetto, che circa otto anni fa è transitato anche dalle parti del Comune di Reggio, prima di finire lentamente su un binario morto. È il progetto che la Reggiana targata Stefano Compagni e Gianfranco Medici chiese di realizzare allo studio dell’architetto Claudio Pedroni, con l’obiettivo di riportare i granata al mitico stadio Mirabello, mettendo l’impianto sportivo al centro di una riqualificazione che avrebbe riguardato l’intero quartiere.

Un tema tornato sotto i riflettori dopo le parole dell’attuale presidente granata, Carmelo Salerno, che intervenendo sul discusso restyling del Mapei Stadium-Città del Tricolore ha manifestato pubblicamente l’intenzione di dotare la Reggiana di un suo impianto, magari proprio un nuovo Mirabello, definito «un sogno» ma non «un’utopia».

Un’idea che per ora sembra non aver fatto del tutto breccia dalle parti dell’amministrazione, dal momento che l’assessore allo Sport, Raffaella Curioni, ha espresso perplessità sui «limiti strutturali e logistici del Mirabello», pur mostrando apertura verso l’attuale proprietà granata «per continuare questa virtuosa e importante collaborazione tra l’istituzione che rappresentiamo e lo sport professionistico della città».

Nelle intenzioni di Salerno, alla Reggiana servirebbe un impianto da 12-15mila spettatori, un numero leggermente superiore a quello previsto nel progetto di circa otto anni fa, che invece si fermava a una capienza di novemila tifosi.

«Avevamo fatto uno studio per tutta l’area, che coinvolgeva anche gli spazi antistanti il Mirabello, valorizzando ad esempio viale Matteotti e l’ex Polveriera – spiega l’architetto Pedroni, che negli anni Novanta ha fatto parte anche della squadra che realizzò l’allora Giglio-Città del Tricolore –. Non era quindi soltanto un progetto dello stadio Mirabello. Abbiamo accettato questo compito dalla Reggiana, insieme ad altri due colleghi tifosi granata, per la passione che abbiamo per la squadra e per la città. Per quanto riguardava lo stadio, l’ipotesi era fare una struttura capace di ospitare una maggiore capienza di quella attuale, che conta 4.800 posti, arrivando fino a circa 9mila posti: si era ad esempio ipotizzata e reimpostata una zona tribuna, con una ventina di gradini, che vuol dire mettere insieme ulteriori 2.500 posti, cercando inoltre di recuperare i distinti con strutture pubbliche e di aggregazione. C’era un’area pensata per quello che nel rugby viene definito “terzo tempo”. C’era un percorso per modificare la viabilità e pedonalizzarla a ridosso delle tribune, c’erano spazi per le associazioni sportive. Poi lo studio arrivava fino all’ex Polveriera, con percorsi fino a via Melato, in modo da mettere lo stadio in relazione con tutta quell’area sportiva dei campi d’atletica e del Mirabello. E c’era una parte di valorizzazione commerciale. Era un progetto di cucitura urbana».

Per l’architetto Pedroni, «quel progetto è ancora fattibile», anche se non «venne mai ufficialmente depositato. Come mai? Andò avanti l’ipotesi rugby, di utilizzo del Mirabello non più solo per il calcio, ma per altri sport. E si poneva quindi il problema del terreno di gioco, diverso da calcio e rugby. Noi abbiamo fatto un progetto, ma le valutazioni spettavano al Comune. Le proposte che vengono fatte di concerto con la pubblica amministrazione possono essere di solito integrate e modificate con nuovi contributi. Noi avevamo presentato un punto di partenza per collegare la zona al centro. Se la Reggiana vuole, noi siamo qua».

Della fattibilità del progetto è convinto anche Gianfranco Medici, ex socio granata dell’allora presidente Compagni: «Era un progetto bellissimo e c’erano anche sponsor importanti, ma poi non venne realizzato. L’area commerciale alla Polveriera prevedeva un supermercato Sigma, ad esempio, che così avrebbe pagato le opere di urbanizzazione. Siamo andati tre o quattro volte in Comune, ma mancava sempre una persona per andare avanti, tutte le volte ne mancava uno. Abbiamo capito che era inutile tornarci. Forse non interessava e devo dire che mi è dispiaciuto non farlo. Però è ancora fattibile. Tutto è sempre fattibile e dipende sempre dalla disponibilità del Comune. Era un progetto davvero bello». l