Stipendi migliori e meno precarietà per oltre 9mila metalmeccanici
Sono 43 le aziende in cui la Fiom Cgil di Reggio Emilia ha rinnovato i contratti solo negli ultimi mesi. Il segretario Vecchi: «Nessuno scambio sulla condizione dei lavoratori»
Reggio Emilia Solo negli ultimi mesi sono 43 le aziende in cui la Fiom Cgil di Reggio Emilia ha rinnovato contratti aziendali, migliorando così le condizioni di lavoro ad oltre novemila addetti metalmeccanici della nostra provincia. «In queste aziende la Fiom ha più di un iscritto su due tra gli operai – dichiarano le tute blu della Cgil reggiana – e dove c’è più rappresentanza si riescono a rinnovare gli accordi aziendali e firmarne di nuovi». «Gli accordi hanno regole uguali per tutti: uomini e donne, lavoratori a tempo indeterminato e precari, senza le discriminazioni e i favoritismi prodotti sistematicamente dalla “meritocrazia di impresa” e dalla contrattazione individuale – sintetizza la Fiom in una nota –. Gli aumenti di salario fisso e il contrasto alla precarietà sono stati il cuore di quasi tutte le trattative».
Nei 43 accordi firmati sono stati contrattati aumenti fissi dai 40 euro ai 120 euro lordi mensili, premi di risultato che variano dai 1.000 ai 2.900 euro con anticipi dal 40% al 70%, indennità orarie ultrattive fino a 800 euro annuali, premi fissi annuali che spaziano dai 400 ai 1240 euro. «Gli elementi retributivi cambiano da azienda ad azienda a seconda della storia contrattuale, delle dimensioni, dell’andamento aziendale – prosegue la Fiom – ma in ogni accordo da noi firmato c’è sempre un aumento di salario strutturale, perché è con questi soldi che i lavoratori fanno la spesa, non con premi variabili legati ai risultati di impresa».
La produttività del lavoro aumenta grazie alle tecnologie, a nuove forme di organizzazione del lavoro, a prodotti con maggior valore aggiunto, tutti elementi che necessitano dell’intelligenza e dell’impegno dei lavoratori, a cui vengono pertanto redistribuiti con la contrattazione di secondo livello una parte degli incrementi strutturali del valore aggiunto.
In un Paese in cui la precarietà è la forma normale di ingresso nelle imprese, non poteva mancare questo capitolo nei contratti firmati dalla Fiom, che in molti casi prevedono la riduzione dei limiti temporali all’utilizzo del lavoro in somministrazione rispetto a quanto previsto dalla legge, restrizioni all’uso dello staff leasing, riduzione delle percentuali di utilizzo dei contratti a termine e interinale, e anche pacchetti di assunzioni che, sommando tra i diversi contratti, negli ultimi mesi hanno permesso circa 150 stabilizzazioni di giovani operai. «Lo staff leasing è la forma peggiore di precarietà perché mantiene nell’incertezza i giovani lavoratori per un tempo indefinito e deresponsabilizza l’azienda utilizzatrice che si può liberare degli indesiderati in qualsiasi momento, per questo stiamo condividendo con le imprese una sua drastica limitazione, anche se dovrebbe essere modificata la legge», precisa la Fiom.
Alcune trattative sono state più lunghe e complesse di altre, come ad esempio nelle tre grandi aziende Nexion, Comer Industries e Dana Motion System Italia in cui le controparti al sindacato avevano inizialmente richiesto, in cambio del rinnovo del contratto aziendale, peggiori condizioni sugli orari di lavoro degli operai. «In questi accordi è stata fatta una scelta politica insieme agli operai: nessuno scambio sulla loro condizione. Sono aziende che vanno bene, per poter firmare i rinnovi contrattuali non c’è motivo di pretendere il comando su turni obbligatori di sabato mattina o pomeriggio, momenti nei quali i lavoratori dovrebbero passare il proprio tempo con le famiglie e gli affetti», dice il segretario provinciale della Fiom di Reggio Emilia, Simone Vecchi.
«Questi accordi aumentano i costi delle imprese, ma non sono regalati da nessuno – conclude il comunicato della Fiom – senza i delegati e i sindacalisti della Fiom non sarebbero stati firmati, e quindi soprattutto a loro che i lavoratori devono dire grazie».
Alla Comer Industries, una lunga trattativa condivisa con la Fiom Cgil di Mantova e la Uilm di Reggio Emilia ha visto per la prima volta nella storia aziendale inserire nella contrattazione un automatismo che garantirà il turn-over dei tempi indeterminati nei reparti produttivi, un limite temporale alla somministrazione, 700 euro di aumento fisso annuale e soprattutto il vincolo dell’accordo preventivo con le Rsu per l’utilizzo dell’istituto della “flessibilità”. In diverse azienda la Fiom sta condividendo con le controparti, o sta chiedendo, uno sforzo per ridurre le discriminazioni di genere, anche con il coinvolgimento della consigliera di Parità provinciale. Ogni contratto aziendale solitamente ha la sua storia e le sue peculiarità che dipendono dalle problematiche specifiche dei lavoratori di ogni singola impresa, ma alcuni temi tornano frequentemente: il miglioramento delle condizioni della mensa, l’inserimento di buoni pasto dove non è presente il diritto alla mensa, investimenti sulla prevenzione e la sicurezza sul lavoro, la condivisione dei piani formativi, lo smart working, la flessibilità in ingresso e in uscita per gli impiegati (e in alcuni casi anche per gli operai), migliori condizioni sugli orari di lavoro con riduzioni a parità di salario in caso di turnistiche, il riconoscimento dei primi tre giorni di malattia pagati sempre al 100%.