Strage di Bologna, per la Corte è evidente il contributo di Licio Gelli

Strage di Bologna, per la Corte è evidente il contributo di Licio Gelli

«C’è la prova che Paolo Bellini fece parte del commando». A un anno dall’ergastolo comminato in primo grado, sono state rese pubbliche le motivazioni della sentenza di condanna

05 aprile 2023
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Bologna Per la Corte d’Assise di Bologna si può «ritenere fondata l’idea, e la figura di Paolo Bellini ne è al contempo conferma ed elemento costitutivo», che all’attuazione della strage del 2 agosto 1980 alla stazione ferroviaria del capoluogo emiliano «contribuirono in modi non definiti, ma di cui vi è precisa ed eclatante prova nel “documento Bologna”, Licio Gelli e il vertice di una sorta di servizio segreto occulto che vede in Federico Umberto D’Amato la figura di riferimento in ambito atlantico ed europeo».

È quanto si legge in un passaggio delle motivazioni della sentenza con cui, il 6 aprile dell’anno scorso, Paolo Bellini è stato condannato all’ergastolo come esecutore materiale dell’attentato, Piergiorgio Segatel a sei anni per depistaggio e Domenico Catracchia a quattro anni per false informazioni ai pm, e nella quale viene trattato anche il ruolo di quelli che sono ritenuti i mandanti e i finanziatori della strage, a partire proprio dal capo della P2 Gelli. Quest’ultimo, così come D’Amato, Mario Tedeschi e Umberto Ortolani, ritenuti a loro volta mandanti, finanziatori e organizzatori dell’attentato, è deceduto: tuttavia, anche se nessuno di loro ha potuto essere processato, nella sentenza la Corte presieduta dal giudice Francesco Caruso ricostruisce minuziosamente il loro ruolo nella vicenda. Quanto a Bellini, l’ex esponente di Avanguardia nazionale condannato come esecutore della strage, per la Corte «si deve ritenere raggiunta la prova che fece parte del commando che eseguì materialmente la strage del 2 agosto 1980, con mansioni esecutive e di raccordo con gli altri concorrenti».

Tra questi ci sono ovviamente Francesca Mambro, Valerio Fioravanti, Luigi Ciavardini (tutti e tre già condannati in via definitiva) e Gilberto Cavallini (condannato in primo grado e per il quale sta per cominciare il processo d’appello) , ma nelle motivazioni si sottolinea che il capo di imputazione per strage «evidenzia, in ipotesi d’accusa, un notevole ampliamento della platea degli autori del delitto», visto che «a Bellini si contesta di aver concorso con Fioravanti, Mambro, Ciavardini e Cavallini con una assai significativa previsione di chiusura (’e con altre persone da identificare’) che lascia intravedere come il numero delle persone coinvolte nell’organizzazione dell’atto terroristico fosse davvero importante».

Per i giudici bolognesi «si deve necessariamente partire dalla constatazione della prova granitica della presenza di Bellini il 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, poiché egli fu ripreso in alcuni fotogrammi di un filmato amatoriale girato dal turista Harald Polzer, che si riferiscono ad un momento di pochi minuti successivo alla deflagrazione». Per la Corte, questa conclusione è inoltre «autorizzata da un altro elemento, sopravvenuto nel corso dell’istruttoria dibattimentale», vale a dire «il riconoscimento dell’imputato da parte di Maurizia Bonini (ex moglie di Bellini, ndr) all’udienza del 21 luglio 2021”. La deposizione di Bonini, si legge, segna «due profili decisivi» del processo.