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Pagliani insorge contro Vecchi «È fermo all’Unione Sovietica»

Serena Arbizzi
Pagliani insorge contro Vecchi  «È fermo all’Unione Sovietica»

L’ex consigliere tuona contro il sindaco dopo l’attacco all’Ordine degli avvocati Bernini: «Arroganza stalinista, il primo cittadino non ha la delega giudiziaria»

09 aprile 2023
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Reggio Emilia «La posizione del sindaco Luca Vecchi è ferma ai tempi dell’Unione Sovietica».

Non usa giri di parole l’avvocato Giuseppe Pagliani, dopo il siluro del primo cittadino Luca Vecchi sull’Ordine degli avvocati che con una presa di posizione pubblica, nei giorni scorsi, ha chiesto che «le rivelazioni fatte dal dottor Roberto Pennisi non restino lettera morta».

Il primo cittadino ha definito dichiarazioni anche “un po’ inquietanti” quelle dell’Ordine, ha indicato come l’intervento degli avvocati crei «una cultura del sospetto che viene gettata addosso a un intero apparato inquirente e giudicante della magistratura» e parlato di un ingresso «a gamba tesa in una discussione politica».

Pagliani, assolto nell’ambito del processo Aemilia e risarcito per “ingiusta detenzione”, non le manda a dire al sindaco Vecchi.

«Il richiamo dell’Ordine degli avvocati è di un equilibrio esemplare e ha l’obiettivo di far sì che non ci siano ombre in una vicenda della massima serietà e importanza – afferma l’ex consigliere forzista –. Si parla di uno dei magistrati più qualificati le cui parole non si possono mettere in discussione. Il sindaco stesso avrebbe dovuto invitare in prima persona a fare chiarezza sui contorni di una vicenda così inquietante. Non so perché si sia scagliato contro l’Ordine: forse perché è un miracolato dal processo Aemilia? Un sindaco non dovrebbe mai anteporre i propri timori personali alla ricerca di verità e trasparenza, mentre, in questo caso, ha definito spiazzanti le parole dell’Ordine. Qui di spiazzante c’è solo il suo intervento, perché il sindaco non dovrebbe avere timore di indagini anche a sinistra. Anzi, è un’anomalia che non si sia indagato anche lì...».

«Non si tratta di una questione politica – aggiunge Pagliani –. Sono fuori da questo settore da tanto tempo. Sono un cittadino innocente, accusato ingiustamente, coinvolto e poi assolto dopo un’indagine indebitamente aperta contro di me. Un’indagine che avrebbe potuto rovinarmi la vita. Da ex amministratore vorrei che chi governa la città si aprisse alla richiesta di verità perché le ombre vengano chiarite. Mentre il sindaco, con la finta attribuzione di un ruolo politico agli avvocati, tenta di buttarla in caciara. Non bisogna, tuttavia, invocare la magistratura e credervi soltanto quando fa comodo. Serve che sia fatta luce su tutte le parti politiche. Quello che dice Vecchi è offensivo verso Pennisi e l’Ordine degli avvocati che hanno espresso un documento votato all’unanimità».

Anche il politico forzista parmigiano e scrittore Giovanni Paolo Bernini interviene contro il sindaco Vecchi. Bernini era stato coinvolto in Aemilia ed è stato prosciolto in via definitiva. «Ancora una volta il sindaco Vecchi con arroganza tipica stalinista si assume un ruolo non consono di un amministratore locale, ma piuttosto di dittatore fuori dal tempo. Non mi risulta che il sindaco abbia la “delega” giudiziaria che gli consenta di stabilire chi può o chi non può mettere in discussione l’inchiesta Aemilia. È noto, invece, che egli sia stato un grande fan di Marco Mescolini, ex procuratore capo di Reggio Emilia, ormai allontanato dal Csm sine die dall’intera Regione proprio per collusione con il Pd. Il suo conflitto di interessi è evidentissimo e fra pochi giorni quando la relazione Pennisi sarà disponibile, se ne farà una ragione».

Vecchi, continua Bernini «se ne faccia una ragione: non son più i libri né gli esponenti brutti e cattivi del Centrodestra a mettere in discussione quell’inchiesta, ma è il magistrato Roberto Pennisi della direzione nazionale antimafia, che nella storia repubblicana ha alle spalle il maggior numero di ergastoli a mafiosi in Italia. Consiglio il silenzio e la prudenza al sindaco Vecchi, prima della relazione che cambierà la storia giudiziaria e politica in Emilia Romagna».

Su quello che ormai è diventato un caso, interviene anche l’Unione Giuristi Cattolici Italiani di Reggio Emilia. «In adempimento del proprio ruolo di garanti della giustizia, gli avvocati reggiani hanno espresso la richiesta che, se davvero le indagini che hanno portato alla celebrazione di processi non sono state completamente adempiute esse vengano completate – scrive l’avvocato Federica Davoli, presidente dell’Unione reggiana –. Difendere i diritti di tutti è un dovere che grava sull’avvocatura. È quindi un obbligo non solo deontologico, ma costituzionale chiedere che il principio di uguaglianza sia applicato in maniera uniforme nello svolgimento delle indagini nei confronti di ogni persona si ritenga sia coinvolta in situazioni potenzialmente delittuose, quindi lesive dei diritti di qualcuno».

«A questa non solo giusta, ma doverosa richiesta, il sindaco Luca Vecchi ha reagito portando in modo ingiustificato la discussione sul piano politico, che non era coinvolto dalla dichiarazione del presidente dell’Ordine degli avvocati, Enrico Della Capanna – aggiunge Davoli –. Non si capisce la reazione del primo cittadino, che avrebbe dovuto sostenere la posizione degli avvocati reggiani: l’interesse a un rigoroso e corretto svolgimento della funzione giudiziaria è una delle prime preoccupazioni di chiunque svolga una funzione pubblica. Parrebbe superfluo, ma è comunque utile ricordare che tutte le funzioni (come quella degli avvocati) e cariche pubbliche (come quella del sindaco) sono svolte nell’interesse di tutta la collettività».

L’avvocato Erica Romani, segretaria provinciale di Italexit, si aspettava «un’immediata presa di posizione di chi rappresenta la città, del tipo: “Le parole di Pennisi sono gravissime, l’amministrazione comunale è a disposizione della magistratura in qualsiasi momento per far luce definitiva su una vicenda che ha segnato il territorio”. Invece no. Zitto zitto il sindaco Luca Vecchi interviene sulla vicenda un mese dopo, interpretando i titoli di articoli di giornale su un comunicato pacato e condivisibile dell’Ordine degli avvocati della sua città definendone l'intervento “inquietante”».l