I rabbia dei medici di base: «Non abbiamo il tempo per visitare i pazienti»
La Fimmg dichiara lo stato di agitazione: «Siamo soli e trattati da scrivani»
Reggio Emilia Con una focosa lettera di protesta ieri pomeriggio il segretario generale provinciale della Fimmg Reggio Emilia – l’organizzazione sindacale che rappresenta gli interessi dei medici di medicina generale – ha reso nota la decisione del consiglio direttivo di proclamare lo stato di agitazione della categoria.
L’avvertimento è stato messo nero su bianco in un documento firmato proprio da Euro Grassi e inviato a diversi soggetti istituzionali tra cui il prefetto.
Una volta trascorsi i tempi previsti dalla legge per le procedure di conciliazione e in assenza di provvedimenti concreti dell’Ausl di Reggio Emilia volti a risolvere le problematiche denunciate, la Fimmg reggiana «metterà in atto ogni legittima forma di protesta».
Una è la seguente e potrebbe realizzarsi fra una decina di giorni: i medici di base reggiani si rifiuteranno di trascrivere le prescrizioni a loro delegate di cui avrebbero il dovere di occuparsene personalmente e di erogare certificati di cui non sarebbero competenti. Proprio quest’ultimo è uno dei punti caldi ancora una volta messo sul piatto dall’organizzazione sindacale, che evidenzia come «pur essendoci leggi che obbligano gli specialisti ospedalieri e convenzionati a scrivere direttamente i loro accertamenti e a redigere i certificati Inps (di malattia, ndr), gli stessi inviano i cittadini ai curanti, quasi fossero scrivani pubblici». Come sottolinea inoltre il segretario Grassi, «i medici di famiglia sono i soli a non essere collegati al server dei dati clinici delle aziende per cui lavorano, che significa non esserlo con ospedali, pronto soccorso e laboratori, con conseguenti gravi rischi per la popolazione».
Troppi sms e telefonate
L’organizzazione sindacale denuncia che, in provincia di Reggio Emilia, ogni medico di famiglia ha 732 pazienti su 1.500 (quasi 1 su 2) affetti da una a cinque patologie croniche e riceve giornalmente, in media, 120 telefonate, 60 WhatsApp, 30 sms e fax dai cittadini che non ricevono risposte dai servizi dell’Ausl. I carichi di lavoro sarebbero dunque diventati insostenibili per questi professionisti. In più devono lavorare con nemmeno un infermiere a disposizione a testa: il rapporto è di 0,34 infermieri per ciascuno. «I medici di medicina generale si trovano a non avere più il tempo necessario per visitare in studio e seguire i cronici e gli allettati, perciò dicono basta», si legge nella nota firmata da Grassi, che non le manda a dire: «Sembra che la pandemia non abbia insegnato niente ai politici: si continua ad investire in strutture ed in ospedali senza comprendere che è necessario potenziare invece il filtro delle cure primarie territoriali se si vogliono ridurre gli accessi ai pronto soccorso e i ricoveri anche nelle terapie intensive».
Il “demone” burocrazia
La Fimmg di Reggio Emilia ritiene inaccettabile «l’aumento continuo della burocrazia in capo ai medici di medicina generale, divenuta asfissiante per la professione medica, e la non sorveglianza da parte dell’Ausl di Reggio Emilia dell’applicazione delle leggi, oltre al non recepimento delle proposte deburocratizzanti presentate da oltre un anno ed immediatamente applicabili localmente». Tutti questi problemi stanno provocando un’emorragia di medici: «Quelli giovani appena inseriti scappano perché già stanchi di un lavoro diventato in massima parte amministrativo».
Lo stato di agitazione
Il consiglio direttivo provinciale Fimmg Reggio Emilia proclama in modo unanime lo stato di agitazione della categoria «finalizzato allo sblocco delle trattative aziendali, al potenziamento post pandemico del personale infermieristico ed amministrativo aziendale, alla connessione informatica diretta fra medici di famiglia, pronto soccorso per i dati degli assistiti, oltre che al riequilibrio delle risorse a budget fra ospedale e territorio e fra i servizi aziendali territoriali per potenziare concretamente il filtro delle cure territoriali».