A Reggio l’emergenza “abbuffate alcoliche” tra gli adolescenti
Raddoppiati nel 2022 gli under 24 seguiti dal Servizio dipendenze patologiche (SerDP) dell’Ausl di Reggio Emilia
Reggio Emilia A bere alcolici i minorenni cominciano quasi per caso: per noia o tristezza (magari a seguito di una delusione d’amore), per sentirsi uguali agli altri, per sembrare più adulti. Casi isolati? Tutt’altro: a 16-17 anni si parla del 43% dei maschi e del 40% delle femmine (a quell’età c’è quasi una parità di genere nel consumo).
“Binge drinking”
Dal “bicchiere” del sabato sera alle feste, sempre più giovanissimi hanno però cominciato a darsi a vere e proprio “abbuffate alcoliche” (il termine corretto è binge drinking). L’obiettivo? Ubriacarsi, perdere il controllo. «Questo nuovo modo di bere, che avviene fuori pasto e a scopo ludico, è molto pericoloso per la salute e ci preoccupa che sia aumentato tra gli adolescenti – sottolinea Angela Zannini, direttrice del Servizio dipendenze patologiche (SerDP) dell’Ausl di Reggio Emilia – a 16-17 anni i giovani non dovrebbero consumare alcolici perché il loro cervello è in formazione e il consumo potrebbe interferire con lo sviluppo, creando danni irreversibili».
Le conseguenze
Certo non è scontato che queste “abbuffate alcoliche” si trasformino in dipendenze ma il corpo accusa il colpo: si sta male, si vomita. A volte, in casi estremi, subentra il coma etilico. «È il pronto soccorso ad occuparsi degli effetti gravi del binge drinking, che corrisponde al consumo di oltre 5 unità alcoliche di una qualsiasi bevanda alcolica in un periodo ristretto di poche ore», spiega Zannini. Un’unità alcolica, lo ricordiamo, corrisponde a 12 grammi di alcol puro. Quando parliamo di giovani e problemi con l’alcol, rimarchiamo anche che la maggiore età crea uno spartiacque a livello di trattamento: i minorenni fanno riferimento alla neuropsichiatria infantile mentre i maggiorenni al Servizio dipendenze patologiche (SerDP) dell’Ausl reggiana. «Siamo sanitari e a noi arrivano solo le situazioni più gravi», precisa anche la direttrice.
Gli under 24
Nel 2022 la “punta dell’ice-berg” l’hanno rappresentata una cinquantina di ragazzi, soprattutto maschi, d’età compresa fra i 18 e i 24 anni. Gli anni precedenti erano la metà quelli seguiti per questo tipo di dipendenza.
Come spiega la dottoressa, «non c’è un profilo specifico, si va da persone in situazioni di marginalità sociale e persone con un alto livello d’istruzione», proprio come negli adulti.
«Nei ragazzi che trattiamo spesso l’uso dell’alcol è associato a quello di altre sostanze come psicostimolanti o tranquillanti – riporta Zannini – alla base, inoltre, c’è un aspetto psicopatologico grave che si è esacerbato durante il lockdown. Voglio ricordare che l’alcol è stata la droga d’abuso più frequente nei periodi in cui siamo stati costretti tra le mura domestiche a causa dell’emergenza sanitaria e questo perché era quella che più facilmente si poteva trovare nelle case».
E gli adulti?
Aprile è il mese della prevenzione alcologica dunque è utile fare il punto anche sul totale delle persone con dipendenza da alcol prese in carico dall’Ausl di Reggio Emilia nel 2022. Lo scorso anno sono state 972, un numero leggermente superiore a quello del 2021 (911) e del 2020 (897): quest’ultimo dato deve tuttavia tenere conto della situazione particolare dovuta al Covid-19. Le persone seguite nel 2022 sono state di più anche dell’anno di riferimento pre-Covid – il 2019 – dal momento che erano state 909.
Il 70% è maschio
La dipendenza da alcol resta un problema prettamente maschile dato che la proporzione è di 70 a 30. La direttrice del SerDP riporta infatti che «il rischio è più spiccato per l’uomo in tutte le fasce d’età tranne che nell’adolescenza». Come già detto, infatti, a 16-17 anni – da questo punto di vista – il maschio è equiparato alla femmina. Le differenze di genere crescono all’aumentare dell’età tanto che, appunto, in età adulta 7 dipendenti da alcol su 10 sono uomini.