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La mozione

La consulta per la legalità non basta: «A Reggio Emilia serve un osservatorio»

Martina Riccò
La consulta per la legalità non basta: «A Reggio Emilia serve un osservatorio»

La proposta di Alleanza Civica, Coalizione Civica e Movimento 5 Stelle prevede la costituzione di un organo snello per raccogliere dati e realizzare analisi sul radicamento mafioso nel territorio

14 aprile 2023
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Reggio Emilia Non vogliono smantellare la “Consulta permanente per la legalità”, ma renderla operativa con la costituzione di un Osservatorio. La proposta – che nei prossimi mesi verrà sottoposta al voto in consiglio comunale – arriva da Alleanza Civica, Coalizione Civica e Movimento 5 Stelle, «preoccupati per la latente inattività di un organo, quello della consulta, che dal 2018 si è riunito solo otto volte».

Una mozione che segue un iter del tutto irrituale e che arriva ai cittadini ancora prima di arrivare agli altri consiglieri comunali. A presentarla sono Fabrizio Aguzzoli e Dario De Lucia, consiglieri di Coalizione Civica, l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Sabrina Pignedoli e il sindaco di Castelnovo Monti Enrico Bini, uscito dalla Consulta per la legalità al pari di “Agende Rosse” e Stefania Pellegrini, professore associato di sociologia del diritto all’università di Bologna, «perché così com’è non serve a nulla».

«Reggio Emilia – afferma senza giri di parole Aguzzoli, primo firmatario della mozione – è una città di mafia. Dobbiamo dircelo, dobbiamo pensarlo. Il maxi processo Aemilia, generando anche altre importanti inchieste e altri processi, ha fatto luce su una situazione che non può essere ignorata. E non bastano le parole, non basta dirsi contro la mafia: dobbiamo trasformare le parole in fatti».

Come è presto detto. Guardando alle esperienze maturate in altre quattro città della regione (precisamente a Bologna, Rimini, Forlì e Parma), i consiglieri Fabrizio Aguzzoli e Dario De Lucia di Coalizione Civica, Filippo Ferrarini di Alleanza Civica, Paola Soragni e Gianni Bertucci del Movimento 5 Stelle propongono di costituire un Osservatorio della legalità – previsto tra l’altro dalla legge regionale 18 del 2016 e dunque finanziabile con fondi regionali – che realizzi analisi sul radicamento mafioso nel territorio, compia uno studio sui beni confiscati (elaborando anche proposte per il loro possibile riutilizzo), raccolga pareri e osservazioni di esperti di criminalità organizzata, e infine – ma non per importanza – organizzi iniziative pubbliche e nelle scuole in modo da diffondere i dati raccolti e il materiale sempre aggiornato. L’Osservatorio della legalità deve essere un organismo snello, composto da due-tre persone specializzate e scelte tramite bando pubblico, che possa «servire da benzina alla pachidermica macchina della Consulta». Essendo previsto dalla legge regionale, potrà essere finanziato con fondi della Regione, che ogni anno destina fino a un milione e cinquecentomila euro per progetti contro la mafia.

Per i promotori dell’Osservatorio è giunto il momento di intercettare parte di quei fondi («A Reggio nel 2022 sono arrivati solo 61mila euro contro le centinaia di migliaia di euro arrivate a Modena e Parma, ad esempio») e agire. Concretamente.

«Il Comune – attacca Sabrina Pignedoli – organizza corsi di formazione per il personale, firma protocolli antimafia... ma non basta. Quanti dipendenti, dopo aver partecipato ai corsi, hanno segnalato qualche illegalità? Ci sono stati esposti? Sono stati presi provvedimenti? E dopo aver siglato i protocolli, ci sono state segnalazioni? In caso di mancato rispetto del protocollo cosa accade? Sono previste sanzioni? Come vengono fatti rispettare gli accordi?», chiede a mo’ di esempio. E aggiunge: «La polizia locale ha una enorme potenzialità inespressa. Potrebbe ad esempio essere impiegata nei controlli di cantiere, a sorpresa però...». Il punto, sostengono i promotori della mozione, «è che l’Osservatorio per la legalità potrebbe aiutare la Consulta, e di conseguenza le amministrazioni comunali e i diversi enti coinvolti, ad avere più consapevolezza. L’Osservatorio deve essere interpretato come strumento al servizio della comunità». Lo evidenzia Enrico Bini: «Noi sindaci siamo in difficoltà, non abbiamo strumenti per conoscere i soggetti che partecipano agli appalti, abbiamo bisogno di più informazioni. Sulla carta siamo tutti contro le mafie, ma solo progetti come l’Osservatorio per la legalità possono fare la differenza. La legalità si fa tutti i giorni con azioni concrete, non solo a parole».

Proprio ieri la mozione è stata depositata in Comune e sarà inviata a tutti i consiglieri. Prima che venga discussa in consiglio comunale, i promotori chiederanno che sia costituita una commissione ad hoc in modo che alla proposta lavorino tutti i gruppi politici insieme: «Da lì a due mesi ci sarà il voto in aula, e speriamo fortemente che la proposta venga approvata». C’è però un rischio: se il Comune non dovesse condividere l’importanza dell’Osservatorio della legalità ci si potrebbe ritrovare con uno strumento, sì, approvato ma incapace di incidere. «In questi mesi – ricordano i consiglieri De Lucia e Aguzzoli – abbiamo tentato di intavolare un discorso con l’assessore alla legalità Nicola Tria per cercare insieme soluzioni alle criticità che impediscono alla Consulta di funzionare, ma non abbiamo ottenuto risposta. Speriamo che questo non sia di cattivo auspicio...». l

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