Reggio Emilia

I magistrati all’Ordine degli avvocati: «Aemilia, indagini fatte seriamente»

I magistrati all’Ordine degli avvocati: «Aemilia, indagini fatte seriamente»

L’Anm replica dopo il comunicato sulle dichiarazioni dell’ex pm Pennisi

15 aprile 2023
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Reggio Emilia La sezione regionale dell’Associazione Nazionale Magistrati - Giunta esecutiva sezionale dell’Emilia Romagna - unanimemente, intende esprimere con orgoglio il profondo ringraziamento a tutti i magistrati del distretto (e a quelli che del distretto sono stati parte) che, «come accertato da numerose indagini e sentenze passate in giudicato, hanno contribuito a disvelare il “cancro mafioso”, talmente infiltrato nel territorio emiliano da interessare istituzioni, imprenditoria locale e non e professionisti».

I magistrati rispondono all’Ordine degli avvocati reggiano che, nelle scorse settimane, aveva auspicato «che le rivelazioni del dottor Pennisi non restino lettera morta e che inducano a fare chiarezza affinché ogni dubbio possa essere opportunamente fugato». Facendo un passo indietro, l’ex magistrato Roberto Pennisi ha espresso durissime critiche al modo in cui sono state condotte le indagini di Aemilia. L’ex pm ha parlato di «indagini volutamente omesse sui rapporti tra la politica locale ed esponenti della criminalità organizzata radicata nel reggiano».

«Le indagini – commenta la Giunta Esecutiva regionale – condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Bologna, fra tutte Aemilia, Grimilde e Perseverance, hanno consentito per prime di accertare l’autonoma presenza della ‘ndrangheta nel tessuto economico e sociale non solo emiliano-romagnolo, ma in tutto il Nord Italia. Al contempo, la Giunta esprime rammarico istituzionale verso chi, nonostante sia stato parte del processo e del processo ha potuto studiare gli atti e contribuire direttamente alla formazione del compendio probatorio, avalla accuse - incomprensibilmente reiterate negli ultimi giorni da un ex magistrato non più in servizio-, che non risultano essere mai state formulate nelle opportune sedi investigative e processuali». E ancora: «Ci si riferisce, infatti, alla presa di posizione proveniente da un ente pubblico istituzionale - quale l’Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia- con cui si sostengono nei fatti le accuse - del tutto scollegate dalle emergenze probatorie del processo Aemilia - di una volontaria omissione di approfondimento investigativo dei rapporti fra la politica locale ed esponenti della criminalità organizzata, radicata nel territorio reggiano, mosse ai magistrati inquirenti – continuano i magistrati –. Tale presa di posizione evita di confrontarsi con gli accertamenti dibattimentali che sono stati svolti e che hanno indotto il Tribunale, all’esito dei processi, a trasmettere varie posizioni soggettive agli uffici di Procura per approfondire alcune condotte ipotizzate come penalmente rilevanti, ma mai quelle ipotizzate nel comunicato stampa del citato Ordine».

Si tratta, quelle poste a base del comunicato dell’Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia, «di accuse che risuonano come mere illazioni e rischiano di delegittimare un lavoro di enorme portata, condotto con serietà, professionalità, abnegazione e sacrificio personale. Si colgono in questo preoccupanti assonanze con quanto successo in passato in altre realtà che ci ha insegnato come l’affermazione del fenomeno mafioso passi anche dai tentativi di delegittimazione di chi ha svolto e svolge il proprio servizio con dedizione, costanza e doveroso approfondimento di fatti idonei ad integrare indizi di reato.

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