«Abbiamo messo in fuga l’autore delle svastiche»
Faccia a faccia dei ragazzi di Lab Aq16 con l’imbrattatore: «Recuperata la sua pistola, l’abbiamo gettata nel Crostolo»
Reggio Emilia «Ci siamo trovati faccia a faccia con l’imbrattatore: lo abbiamo sorpreso, lui si è girato e ha estratto la pistola dalla cintola. Gli è scivolata, l’abbiamo raccolta da terra per poi gettarla nel Crostolo, dov’è stata recuperata».
È stata una notte scandita da lunghi attimi di paura quella vissuta da alcuni ragazzi del centro sociale Lab Aq 16, in via Cecati. I giovani si erano recati lì, poche settimane fa, per cancellare le scritte e i simboli antifascisti e nazisti che, in modo seriale, sono comparsi sui muri degli edifici del quartiere di via Cecati. Alle 5.30, due ragazzi sorprendono il vandalo mentre imbratta i muri del supermercato. «Un ragazzo e una ragazza di Lab Aq16 lo hanno affrontato verbalmente, sorprendendolo mentre era intento a vandalizzare i muri – racconta Francesco Paone, del centro sociale, durante l’evento “Primavera antifascista”, al parco di via Cecati –. Quella persona era incappucciata, quando si è girato ha estratto la pistola dalla cintura e, per la concitazione del momento, gli è caduta a terra. I ragazzi l’hanno recuperata e lanciata nel Crostolo».
Gli attivisti del laboratorio Aq16 hanno poi avvisato il legale di fiducia, Vainer Burani, e la polizia, che ha recuperato nel Crostolo la pistola, una Beretta con due caricatori e diversi colpi.
I dettagli di quanto raccontato dai ragazzi si incastrano con quelli di un altro episodio emerso nelle scorse settimane. Una guardia giurata di 25 anni aveva chiamato il 113 per denunciare che, mentre tornava a casa dopo il turno, proprio alle 5.30, sarebbe stato aggredito da cinque uomini e una donna che lo avrebbero preso a pugni per poi sottrargli il borsone contenente la divisa, la pistola d’ordinanza, il cinturone e una trentina di proiettili. L’episodio raccontato dalla guardia si sarebbe verificato proprio dietro al supermercato oggetto di imbrattamenti. Il ferito aveva infatti dichiarato di trovarsi via Bianchi, vicino a via Cecati, ed era stato soccorso sul posto e accompagnato al Santa Maria Nuova, dov’era stato medicato e dimesso con qualche giorno di prognosi.
L’indagine della Digos è scattata sia per il vandalo, accusato di imbrattamenti, sia per due dei ragazzi che hanno raccontato di avere preso l’arma per legittima difesa.
«La scelta di rivolgersi all’avvocato – spiega il legale Vainer Burani – è stata fatta dai ragazzi per spiegare che non avevano intenzione di rubare quella pistola, ma l’hanno tolta a quella persona per evitare che sparasse. I ragazzi, poi, hanno fatto ritrovare l’arma, spiegando dove l’avevano lanciata».
«Con la festa di primavera diciamo basta all’epopea di provocazioni e scritte nazifasciste in città e in particolare in questo quartiere – aggiunge Francesco Paone mentre i ragazzi creano un murale al posto delle scritte –. Questa persona agiva armata, nella più totale impunità: non è da sottovalutare. Sarà anche un lupo solitario, ma cos’avrebbe potuto succedere se avesse usato la pistola? Ci sono esempi di lupi solitari che non hanno esitato a sparare». l