Gazzetta di Reggio

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Il ritorno in B

Amadei: «Tutti più tranquilli se la Regia restasse in famiglia»

Massimo Sesena
Amadei: «Tutti più tranquilli se la Regia restasse in famiglia»

La presenza del figlio a Olbia non è passata inosservata e i tifosi sognano. «Ma Alfredo adesso sta pensando al Lentigione. E poi è molto diverso da me...»

16 aprile 2023
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«Fammi le domande giuste, ché sono un po’ impegnato, sto accompagnando a casa un mio coetaneo che mi ha fatto compagnia, oggi». Romano Amadei, il giorno dopo la conquista della B con la sua Reggiana, lascia intendere di aver passato una buona notte. Lo si capisce perché arriva all’appuntamento con il cronista con la lucidità che non gli è mai mancata e che nella fattispecie gli serve per schivare le trappole che peraltro nessuno ha disseminato. Sabato sera si è goduto la partita con gli amici dello chalet, il suo buen retiro davanti al laghetto artificiale a pochi passi dall’Immergas. Sabato, alla comitiva si sono poi aggiunti l’amico don Evandro Gherardi e il vice presidente granata Giuseppe Fico.

Presidente si è preso una bella rivincita rispetto allo scorso anno...

«Lo scorso anno è andata come è andata, avevo detto che non avrei voluto più fare i playoff perché non sai mai come vanno a finire. E l’anno scorso abbiamo imparato, a nostre spese, che in serie C ci sono venti squadre e devi mettertene dietro 19, perché 18 può non bastare».

Stavolta è andato tutto per il verso giusto....

«Sì, stavolta il vento era dalla nostra parte. L’Entella ha persino sbagliato un rigore».

Ma anche ieri, per un attimo ce la siamo vista brutta. Quand’è stato, invece che ha pensato che stavolta ce l’avremmo fatta?

«Sicuramente dopo la vittoria a Cesena ho pensato che eravamo molto vicini. Poi invece...».

Si è dato una spiegazione di come abbiamo fatto a perdere per strada tanto vantaggio?

«No, non lo so. Se penso al rigore sbagliato da Montalto, o a quello di Rosafio... Il calcio è strano...».

Talmente strano che l’allenatore che ha appena vinto il campionato, anziché gioire, sbotta..

Amadei fa una pausa, quasi a cercare le parole giuste. Poi spiega come la pensa: «Il nostro allenatore – è l’analisi del patron – è fatto a modo suo. Come ognuno di noi, del resto. Ma lui in modo particolare. Dubito che possa dire di non aver avuto in questi mesi la fiducia della società. Le critiche? Fanno parte del gioco. Taci e vai per la tua strada».

Invero, c’è stato un momento in questa stagione in cui è parso incrinarsi il rapporto con la società. Ricorda?

«Forse quando chiedeva che gli comprassimo un giocatore? Sì, ma poi ha capito che aveva tutto ciò che gli serviva e ha dimostrato il suo valore».

Ora c’è da guardare avanti. I tifosi lo stanno già facendo, e sabato quando hanno visto suo figlio in campo a festeggiare con i granata ad Olbia hanno cominciato a fantasticare...

«Lo so cosa pensano i tifosi a Reggio. Che se il calcio restasse in mano alla famiglia Amadei saremmo tutti più tranquilli. Di sicuro, io non sono scappato prima e non scappo adesso. Se qualcuno può fare meglio ben venga. Eppoi Alfredo oggi ha altri pensieri: il Lentigione che non va bene come vorrebbe».

Eppoi, se vi conosciamo appena un po’ è molto diverso da lei...

«Ah sì, quello è sicuro. Vedremo...».

Chiudiamo con un pensiero ancora alla squadra. Se dovesse indicare un giocatore simbolo di questa promozione chi indicherebbe?

«Tutte le volte che mi chiami ti dico che non faccio valutazioni tecniche. E non lo farò nemmeno stavolta. Ma se devo dire un nome, dico Libutti».

Questo sì che si chiama sorprendere. E per quali motivi ha scelto Libutti?

«Perché per giudicare un giocatore io guardo sempre prima il comportamento. E Libutti mi ha colpito per la professionalità, per il fatto che ha accettato la panchina e quando è stato il suo momento si è fatto trovare pronto. Con una squadra di persone così nessun traguardo è impossibile».