Reggio Emilia

Condannato nel processo Aemilia, resta in carcere 4 mesi e mezzo più del dovuto

Ambra Prati
Condannato nel processo Aemilia, resta in carcere 4 mesi e mezzo più del dovuto

E’ successo all’imprenditore reggiano Omar Costi, che ora è un uomo libero: «Potrei chiedere risarcimento ma non voglio più mettere piede in tribunale. Voglio solo una vita tranquilla»

18 aprile 2023
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Reggio Emilia «Il bello è che lo hanno perfino scritto sul foglio che ordinava l’immediata scarcerazione: “Il condannato ha espiato un periodo di pena in eccesso pari a 4 mesi e 15 giorni”. Ma no, non ho intenzione di intentare una causa per ingiusta detenzione: sarebbe una perdita di tempo. Sono passato sotto un camion, voglio solo tornare a una vita tranquilla».

Parola di Omar Costi, 48 anni, l’imprenditore reggiano condannato a 8 anni e 9 mesi nel maxi processo Aemilia, contro la ’ndrangheta nostrana. Dopo aver trascorso sette anni (tra carcere e domiciliari) per quella condanna, Costi è ora pienamente libero. Ed è tornato al suo lavoro di magazziniere in un’azienda locale.

Anche fisicamente Costi appare rinato, rispetto all’imputato appesantito e provato che non mancava mai un’udienza in tribunale.

Quando scattò l’operazione Aemilia, nel gennaio 2015, Costi è stato uno dei pochi imprenditori reggiani a finire dietro le sbarre per una vicenda di estorsione e usura, essendosi rivolto alla consorteria cutrese per un recupero crediti.

Dopo qualche mese gli sono stati concessi i domiciliari, dove ha espiato gran parte della pena. Quando la condanna a 9 anni e 8 mesi per estorsione (assolto invece dall’altro reato, quello di usura) è diventata definitiva, Costi è tornato in carcere, prima a Reggio e poi a Teramo.

Poiché per ogni anno di detenzione il detenuto ha diritto a uno sconto per buona condotta, secondo i calcoli dei suoi avvocati Vincenzo Belli e Chiara Carletti il 48enne avrebbe dovuto uscire nel settembre dell’anno scorso.

«Ma l’istanza presentata all’epoca al magistrato di sorveglianza di Reggio Emilia non ha mai avuto una risposta», chiariscono i legali.

Nel frattempo era in corso il processo Grimilde a carico dei Grande Aracri di Brescello, dove Costi era imputato (insieme al 70enne Luigi Cagossi) per il medesimo episodio di usura con l’aggravante del metodo mafioso ai danni di una coppia: il pm della Dda Beatrice Ronchi aveva chiesto per entrambi una condanna a nove anni, invece a dicembre è arrivata l’assoluzione con formula piena. I legali di Costi hanno subito reiterato l’istanza al tribunale di sorveglianza di Pescara, che stavolta ha accolto la richiesta scarcerandolo a metà febbraio. Ora Costi è pienamente libero: anche se rimane imputato per il reato di fatture false nel processo Octopus (sul quale pende la prescrizione), il reggiano ha pagato il suo conto con la giustizia. Anzi, teoricamente potrebbe rivendicare un risarcimento per quei 4 mesi e mezzo di mancato beneficio. L’interessato, però, afferma di non averne nessuna intenzione. «Dopo quello che ho passato, l’ultima cosa che voglio è tornare in tribunale». l