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Il progetto

Dinazzano: cinque ettari di bosco per ridurre l’impatto dello scalo

Adriano Arati
Dinazzano: cinque ettari di bosco per ridurre l’impatto dello scalo

La società che gestisce il polo ferroviario di Casalgrande lo circonderà di verde. La cooperativa Onyvà rinaturalizzerà spazi incolti per mitigare le emissioni

19 aprile 2023
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Casalgrande Cinquantacinquemila metri quadrati di verde per mitigare l’impatto dell’inquinamento in uno dei principali snodi merci ferroviari regionali, quello di Dinazzano di Casalgrande.

Li ha voluti creare la Dinazzano Po, società che si occupa di servizi di manovra e trasporto di prodotti e gestisce direttamente due scali reggiani, quello di Dinazzano e quello di San Giacomo di Guastalla.

Nelle scorse settimane sono già stati piantati centinaia di arbusti di 54 specie diverse e ieri mattina il progetto è stato presentato ufficialmente dal presidente della Dinazzano Po Gino Maioli assieme agli amministratori pubblici.

Il percorso prevede una prima piantumazione, già completata, con un investimento di circa 150mila euro, e una seconda di uguale entità.

Il progetto ambientale, pensato per ridurre l’impatto ambientale dei trasporti su rotaia e per valorizzare una zona segnata da tanti percorsi ciclopedonali, nasce da uno studio commissionato al dipartimento di Scienze e Metodi dell’Ingegneria dell’università di Modena e Reggio. Il curatore della ricerca, il docente Luca Montorsi, ha illustrato i dettagli dello studio, che ha permesso di definire quali siano le principali fonti energetiche di Dinazzano e di ragionare su quali siano le strade per ridurre le emissioni. Qualsiasi scelta non sarà mai a “costo zero”, perché qualsiasi fonte energetica produce emissioni, sebbene con gradazioni differenti.

Per questo la scelta della società di affidare alla cooperativa sociale Onyvà l’intervento di piantumazione e rimboschimento delle aree circostanti, sino a coprire 55mila metri quadrati di superfici verdi. «Partendo da questo studio abbiamo voluto portare avanti una serie di azioni volte a migliorare le performance ambientali dell’impresa, ponendo un’attenzione particolare al territorio e agli impatti determinati dallo scalo. Questa è un’occasione per condividere con le istituzioni locali e regionali e gli operatori del settore le iniziative di sostenibilità avviate, che costituiscono solo un primo passo verso la transizione ecologica dell’impresa», ha precisato Maioli. Gli agronomi di Onyvà hanno programmato una serie di operazioni che prevedono l’utilizzo di 54 specie arboree differenti, scelte per le loro caratteristiche di assorbimento e per il loro adattamento all’ambiente, così da arrivare nel tempo a creare diversi boschi in grado di produrre ossigeno con coprire buona parte delle emissioni dello scalo. Onyvà ha diviso i 55mila metri quadrati all’interno dello snodo e nelle vicinanze, nella campagna casalgrandese. Sono divisi fra 1.550 metri di fasce di mitigazione con cui “mascherare” lo scalo dalla strada pedemontana e dalla vicina pista ciclopedonale, 25mila aree di rinaturalizzazione di spazi incolti e 30mila metri di superfici per nuovi rimboscamenti. l