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Allarme sicurezza in zona stazione, tolti anche i cestini per le pile usate: “Addetto punto da una siringa”

Serena Arbizzi
Allarme sicurezza in zona stazione, tolti anche i cestini per le pile usate: “Addetto punto da una siringa”

Ora è il ferramenta Davoli a gestire il punto di raccolta per i clienti

20 aprile 2023
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Reggio Emilia Il contenitore per le pile è stato tolto: all’interno erano state trovate delle siringhe e, come raccontano i commercianti, un addetto alla raccolta di rifiuti si è punto. Così, un esercente raccoglie le pile usate per il quartiere.

Il ferramenta Stefano Davoli di via Eritrea 8 è il punto di riferimento al quale i cittadini si rivolgono per consegnare le pile utilizzate. «Il contenitore è sempre stato qui fuori, vicino alla pianta – commenta Davoli –. Ci siamo rivolti più volte al numero verde per implorare che venissero a svuotarlo. Eravamo arrivati a incerottarlo noi perché era rotto. Un giorno, dopo l’ennesima segnalazione, lo hanno svuotato. Sono passati due giorni e lo hanno portato via perché hanno trovato all’interno delle siringhe. Da quel momento, circa un mese fa, non lo hanno più rimesso. Un addetto si sarebbe punto con una siringa mentre effettuava le operazioni di svuotamento. Anzi, hanno portato via anche il basamento di cemento. Iren mi ha consegnato il bussolotto e ora le pile esauste vengono raccolte qui, nel mio negozio. E dire che non credo che la situazione sia migliore per quanto riguarda gli altri contenitori. La situazione nel quartiere è profondamente cambiata negli anni: di reggiani, come attività presenti in questa via, siamo rimasti io e l’elettrauto».

A dover sopportare le conseguenze negative del degrado nella zona della stazione sono anche gli esercenti dei market etnici.

«Ci troviamo le bande davanti al nostro negozio, sopratutto durante i fine settimana, quando le persone arrivano qui in massa per comprare la droga a ogni ora del giorno – riferisce un commerciante che preferisce rimanere anonimo per paura di ritorsioni –. Vediamo gli spacciatori arrivare: si mettono a sedere davanti al nostro negozio. Fanno quello che vogliono quando vogliono. Spesso entrano in più persone, con la scusa di comprare una bottiglia d’acqua, e poi, invece, si scambiano la droga. Per mandare avanti la mia attività, sono obbligato a non reagire quando entrano e quando vedo qualcosa di storto: altrimenti, non si sa come potrebbero reagire. In molti casi si sono verificati episodi di violenza ai danni degli esercenti che hanno pagato le conseguenze di questioni in cui non c’entravano nulla. Eppure se la prendono con noi. A causa delle risse tra le bande di spacciatori ho dovuto sostituire due vetrate del negozio e svendere di migliaia di euro un furgone danneggiato».

La piazza dello spaccio in zona stazione non conosce limiti: qui arriva più di una sostanza stupefacente e, anche per questo, è molto frequentata. «Qui vediamo circolare cocaina, marijuana, eroina , crac... – aggiunge il commerciante –. Ho pensato di trasferirmi, ma perderei il mio mercato. Molti dei miei clienti sono senza macchina e vengono qui addirittura da Piacenza e da Castelfranco, nel Modenese. Arrivano in treno: questa, quindi, dal punto di vista dei trasporti, rappresenta una zona strategica».

Anche i tassisti sottolineano che, nonostante i controlli delle forze dell’ordine siano massicci, servano misure repressive forti che vengano fatte rispettare.

«Si mette una pezza alla situazione, ma non è detto che sia risolta – spiega il tassista Stefano Montecchi –. Serve maggiore severità contro chi commette reati».  l

S.A.

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