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Sempre più famiglie povere. Caritas: «Non chiamateli fannulloni»

Alice Benatti
Sempre più famiglie povere. Caritas: «Non chiamateli fannulloni»

Il report 2021-2022 della Caritas di Reggio e Guastalla fotografa la povertà in provincia. Tra i bisogni individuati il primo è la casa poi vengono il lavoro e gli aiuti

27 aprile 2023
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Reggio Emilia “Nessuno si salva da solo”. Cita Papa Francesco il direttore della Caritas di Reggio e Guastalla, Andrea Gollini. Una frase “bussola” per il suo organismo pastorale che è diventata anche il titolo dell’ultimo report (2021-2022) sulla povertà nella nostra provincia curato dall’Osservatorio povertà della diocesi. «Spesso i poveri sono etichettati come fannulloni e parassiti» è stata la sottolineatura. «Invece la povertà non è una colpa e le persone devono essere accompagnate fuori da questa condizione». Un accompagnamento che, per la Caritas reggiana, fra il 2021 e il 2022 si è tradotto in aumento del 46,3% delle persone incontrate, passando da 1247 a 1826 famiglie accompagnate. Nel 2022 poco più della metà di queste (53,5%) era già nota al Centro di ascolto diocesano: dato che racconta quanto le persone cadute in povertà fatichino ad uscirne. Il restante 46,5% ha bussato alle porte della Caritas per la prima volta. In sintesi: la povertà delle famiglia continua ad aumentare, nuove vi ci scivolano e quelle che già vi sono faticano ad uscirne nonostante il sostegno.

Mai solo una causa

Quasi mai dietro la povertà si nasconde una sola causa: problemi economici, occupazionali, abitativi e di salute (dalle disabilità alle dipendenze) viaggiano insieme, si intersecano. Il report evidenzia che è aumentata la multiproblematicità, passando da tre bisogni a persona rilevati nel 2020 a oltre quattro nel 2022. I centri di ascolto della Caritas diocesana hanno poi rilevato un cambiamento importante rispetto al passato: tra i bisogni rilevati al primo posto non si trova più il tema del lavoro (ora al secondo posto) ma della povertà abitativa.

Emergenza casa

La mancanza della casa, gli sfratti, la fatica a mantenere un’abitazione a causa degli affitti elevati e di tutte le spese necessarie sono al primo posto fra i bisogni espressi dalla persone in condizione di povertà accompagnate dalla Caritas. Al secondo posto, come già detto, c’è il lavoro e al terzo (anche questa variabile perde una posizione) troviamo le necessità di tipo materiale ed economico.

Povero è...maschio

Considerando il genere delle persone incontrate nei due anni considerati, Caritas parla di una tendenza che definisce di “maschilizzazione della grave emarginazione». Le donne in condizione di povertà che chiedono aiuto alla Caritas sono sempre meno rispetto agli uomini. «Se nel 2021 avevamo attribuito il calo delle donne ancora alla ridotta mobilità (soprattutto internazionale) dovuta agli strascichi della pandemia, vedere come il dato si confermi ulteriormente in calo anche nel 2022 ci interroga sul fenomeno» evidenzia Gollini.

Donne povere più fragili

Nel 2021 erano state 203 quelle incontrate, nel 2022 “solo” 161. Lo scorso anno le tre nazionalità più rappresentate sono state la Nigeria, l’Ucraina e l’Italia mentre la fascia d’età più rappresentata (26,71%) è stata quella 25-34 quindi donne giovani. Segue quelle tra i 55 e i 64 anni (21,12%). «Si può quindi ipotizzare che si rivolgono alla Caritas donne straniere che si occupano di fare le assistenti familiari nei periodi di primo arrivo o di stacco fra un incarico e l’altro così come donne di origine africana con complessi percorsi migratori alle spalle in cui si sommano ai problemi economici e documentali anche la violenza e lo sfruttamento». Va anche sottolineato che le donne in stato di povertà presentano fragilità maggiori dovute sia a un incarico famigliare più complessi sia agli atteggiamenti discriminatori di cui sono vittime sul luogo di lavoro.

Più giovani poveri

Se guardiamo all’età delle persone in condizione di povertà, nel 2022 sono aumentati soprattutto gli under 34.

A Reggio Emilia poco più del 20% delle persone in grave marginalità sono giovani. Da notare come siano in leggero aumento anche le classi più anziane (sopra ai 74 anni).